Riforma fiscale, avv. Giuliani: ecco le varie criticità

È in corso un profondo ripensamento del sistema tributario italiano. Vi sono delle norme tese a migliorare i rapporti fra il fisco e il contribuente e ridurre la conflittualità di questo rapporto, quali per esempio, quelle relative alla modifica dello Statuto dei diritti del contribuente e quelle sulla sospensione estiva e natalizia per gli adempimenti e le comunicazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Possiamo considerare anche le norme sul concordato preventivo – che prevedono che vi sia un accordo preventivo fra contribuenti e fisco per la determinazione delle imposte da pagare negli anni successivi –  e l’allargamento dell’adempimento cooperativo per le grandi imprese ad aziende che hanno fatturati anche inferiori a quelli previsti precedentemente.

Tutte queste norme perseguono gli obiettivi di migliorare il rapporto fra il fisco e i contribuenti e di rendere più efficiente l’attività dell’amministrazione finanziaria.

Le problematiche che restano, però, sono impegnative e vanno risolte nella direzione di un maggior rispetto della Costituzione da parte delle norme tributarie.

Permane, per esempio, la differenza di tassazione fra i lavoratori dipendenti e i professionisti che spesso, a parità di reddito, hanno un carico fiscale differente. Questo accade in particolare con l’applicazione dei vari regimi forfettari che premiano gli autonomi e penalizzano i dipendenti.

Altre criticità riguardano la riforma del giudizio tributario, che pure ha cominciato a dipanarsi, nel tentativo di semplificarlo e renderlo più rapido, con la progressiva professionalizzazione dei giudici tributari.

Permane tuttavia un difetto di fondo, nella struttura del processo e nel suo rapporto con la Costituzione, ovvero che il giudice tributario dipenda dal Ministero dell’economia e delle finanze, che è anche una delle parti in causa del giudizio.

È chiaro che questo vìola in maniera evidente il principio del giusto processo  previsto dall’articolo 111 della Costituzione e non consente la cosiddetta “parità delle armi” in causa.

È altrettanto chiaro, quindi, che questo meccanismo deve a assolutamente essere modificato in modo da realizzare una riforma vera costituzionalmente orientata del processo tributario.

Qualunque riforma delle norme tributarie deve comunque avere come presupposto e come conseguenza il cambiamento dei parametri culturali e cioè un vero ripensamento del rapporto tra fisco e contribuente.

Oggi il fisco, con una estrema semplificazione, è visto come un nemico e il contribuente evasore è visto quasi con simpatia perché fa bene a evadere, perché “le tasse sono troppo alte”.

In realtà l’evasore sottrae risorse a chi invece paga le tasse e il cambiamento di parametro consiste nel trasformare il rapporto tra fisco e contribuente, così che il fisco diventi partner del professionista e dell’imprenditore nella loro crescita economica, perseguendo poi con serietà gli evasori, attraverso l’utilizzo degli strumenti ben affilati che la tecnologia oggi consente.

In questo modo, la politica fiscale diventerebbe uno strumento, una leva di sviluppo e non una causa di compressione e penalizzazione dell’economia.

Oggi il sistema italiano è complicatissimo, non è appetibile, i diritti dei contribuenti non sono opportunamente “giustiziabili”, perché non c’è un giudice percepito come affidabile a decidere, malgrado la professionalizzazione in corso, che richiederà anni.

Gli investitori stranieri, per esempio sono fortemente scoraggiati a venire a cercare opportunità in Italia e quelli che hanno investito spesso lasciano il Paese proprio a causa di questo sistema così complicato e poco incentivante.

Quindi, avanti con la riforma, ma occorrerà avere la massima cura nell’inquadrare qualunque modifica nell’ambito dei principi costituzionali e di Diritto dell’Unione Europea.

 

Francesco Giuliani – Avvocato tributarista

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