Sulla questione dell’orsa JJ4 si sta dibattendo in questi giorni in maniera forse troppo spropositata. Occorre dunque fare chiarezza su quando l’orso può essere effettivamente pericoloso. Ci sono delle regole e delle procedure ben precise.
L’orso bruno non è pericoloso, tranne in rare e particolari condizioni: quando è ferito, quando è una femmina e si trova insieme ai suoi cuccioli, quando viene sorpreso e spaventato – come accaduto al runner ucciso in Trentino – o ancora quando viene disturbato mentre si ciba o è nella tana o quando acquisisce molta confidenza con l’uomo. Proprio quest’ultimo caso merita un’importante menzione: rappresentano un rischio per entrambi i tentativi di avvicinamento dell’uomo all’animale, come capita anche attraverso esche alimentari, allo scopo di osservarlo a distanza ravvicinata, filmarlo o fotografarlo, di creare cioè una sorta di “circo”. Questa pratica è inoltre vietata dalla legge e come tale sempre sanzionabile.
Anche se in alcuni casi questi atteggiamenti sono connotati da buona fede, dall’errata convinzione di aiutare l’animale o dall’idea (sbagliata) che possano migliorare il rapporto tra umani e orso, sono in realtà da evitare sempre, perché tendono a nuocere tanto all’animale quanto all’uomo e alla popolazione circostanze. Con questi comportamenti reiterati infatti l’orso perde il suo innato timore nei confronti dell’uomo, associando una situazione anomala e non più naturale alla possibilità di avvicinarsi agli abitanti per raggiungere fonti di cibo di origine antropica, più facilmente reperibili, sviluppando una sorta di dipendenza che lo porterà sempre più vicino ai nostri insediamenti, innescando poi le dinamiche che conosciamo e che conducono alla decisione di catturare, rinchiudere in cattività o alla fine abbattere l’animale.
A pochi giorni dall’aggressione mortale di JJ4 in Val di Sole stanno emergendo infatti proposte e idee stravaganti. Lascerei l’esame di queste situazioni a sedi più appropriate e supportate da lavori tecnico-scientifici di rilievo, senza che si trovino soluzioni attraverso pronunce di Tar, associazioni animaliste, associazioni venatorie, come spesso accade nei confronti di decisioni che sono state già ripetutamente prese dagli enti ciclicamente coinvolti nella gestione dei plantigradi. Tra queste le ordinanze di sfoltimento, trasferimento o anche abbattimento di orsi potenzialmente problematici, rese poi vane proprio – lo ricordiamo – dalle opposizioni delle realtà citate, con l’appoggio di alcuni ministri dell’Ambiente.
La situazione davanti alla quale ci troviamo oggi richiede una discussione seria con azioni efficaci: un esempio è la caccia di selezione, coordinata e programmata che non può e non deve provocare scandalo, perché diffusa in molti altri Paesi europei.
Avv. Antonio Bana – Presidente Assoarmieri