La stanza di carta. La storia di un libraio e di una libreria di Palermo che ricordano “La Storia infinita”

"Non credo che al mondo esista un'altra libreria dentro un campanile".

Se Pietro Onorato fosse “…un ometto grosso e tarchiato e avesse una bella pelata, con sopra le orecchie due cespuglietti di capelli bianchi drizzantisi verso l’alto, un gran naso a patata a reggere gli occhiali cerchiati d’oro e fumasse la pipa, ricurva a un angolo della bocca…”, ebbene potrebbe sembrare che si trattasse di Carlo Corrado Coriandoli, libraio de La storia infinita.

In effetti, al di là della totale differenza fisica tra i due summenzionati personaggi – il primo, Pietro Onorato, reale – il secondo, Carlo Corrado Coriandoli, esistente soltanto nelle pagine di Michael Ende, una cosa è certa: c’è un tratto comune tra i due, non indifferente: sono entrambi librai e, in fondo, le loro librerie si somigliano.

Bastiano Baldassarre Bucci, giovanissimo protagonista del libro di Ende, si rifugia nella bottega di Antiquariato, così recitava l’insegna disegnata sul vetro sovrastante la porta d’ingresso, per sfuggire a un atto di bullismo da parte di alcuni compagni di scuola. E ne rimane affascinato. Ma la storia che voglio raccontare non è quella de La storia infinita bensì quella di Pietro Onorato, titolare di una piccola, anzi piccolissima libreria che si trova a Palermo, vicino piazza Vigliena, i Quattro Canti, che incrocia  la popolare Via Vittorio Emanuele meglio conosciuta come Cassaro e la via Maqueda, sul lato opposto di Piazza Pretoria, di fronte la fontana cosiddetta della Vergogna non solo per la nudità delle statue , ma anche per i costi esorbitanti, quindi vergognosi,  sia per l’acquisto che per tutte le spese accessorie che il Senato palermitano dovette sborsare nel momento in cui, era il XVI secolo, la città era in profonda crisi.

Appena 19 mq è lo spazio occupato da questo tempio della cultura che, però, si sviluppa per un’altezza di sei metri e mezzo e le cui scaffalature originali, almeno per la metà, del 1920 ricoprono quasi tutte le pareti sino al soffitto. Ma non mancano le sorprese, quasi impossibili da trovare senza la guida di Pietro Onorato: una porta, nascosta dagli scaffali, si apre al livello terreno mostrando un piccolissimo vano “di servizio”; poi ci sono due nicchie: una piccola di un metro per due che è chiamata la stanza del piacere per via di libri e riviste erotiche e si trova a un’altezza di circa tre metri; un’altra nicchia,  un metro per due, su un’altra parete ma anch’essa più o meno alla stessa altezza, è nascosta da uno scaffale che si apre verso l’interno dove si trova un piccolo corridoio e una finestrella, la stanza dei misteri, e  su quegli scaffali,  neanche a dirlo, sono collocati i libri gialli.

 

Come nasce l’idea di questa libreria?

Creare una sorta di Wunderkammer, luogo del sogno, dove mettere al centro un certo tipo di libro, non come quello che spesso attualmente viene prodotto con materiali scarsi, non cucito, non redatto o redatto male. Negli ultimi dieci-quindici anni c’è stato un cambiamento, un’evoluzione anche se non è stata necessariamente positiva, per cui molte librerie si sono trasformate in empori. Ci sono comunque, e per fortuna, editori che hanno cura dei libri, per le copertine, per la stampa, per ogni particolare; per fare soltanto tre nomi, Sellerio, Henry Baylei e l’Istituto Poligrafico Europeo. Oggi le librerie si sono trasformate in grandi bookshop e non sono altro che degli ipermercati, quindi vi trovi di tutto. Per fare una battuta mi viene da dire “anche i libri”, ma alla fine! Allora volevo creare questa sorta di luogo del sogno, Wunderkammer, al centro mettere i libri e attorno, al posto dei gadget, le arti.

E il nome La stanza di carta?

La scelta del nome è dovuta al fatto che è costituita da una sola stanza e, per quanto riguarda la carta, perché molti profetizzavano anni fa con la nascita dell’e-book o delle letture on line, un futuro negativo per le pubblicazioni tradizionali, cosa a cui non ho mai creduto. Intanto i testi digitali non sono libri ma appunto dei testi. Per libro dobbiamo intendere solo quello cartaceo che, una volta tenuto in mano, sviluppa tutti i sensi.

In cosa è diversa questa libreria dalle altre?

La sua caratterizzazione è data dal fatto che, oltre quelli commerciali, prevalgono libri di modernariato, ossia stampati 30, 50, 100 anni fa e per la maggior parte, circa il 70%, si tratta di volumi ancora nuovi perché non sono mai stati letti prima, non sono mai stati sfogliati.

In che senso?

Nel senso che un libro stampato, per esempio, nel 1969 e ha quindi 53 anni, è fresco, intonso e lo si vede dalla costa e può sembrare stampato oggi. E non lo trovi in nessun’altra libreria a meno che non sia di modernariato perché non è più in commercio, è fuori catalogo.

Ma allora come fa ad averli?

La risposta sta nell’impegnativo lavoro di ricerca perché è dalle biblioteche di privati che ho preso i volumi e sono come nuovi perché a volte, succede anche a chi è divoratore di libri come me, non è il momento di aprirli. Io sono uno di questi, a casa ho la mia biblioteca privata, la piletta di libri sul mio comodino e alcuni non li ho ancora sfogliati. Almeno una volta l’anno li prendo, leggo la prima pagina e li richiudo dicendo: Ancora non è il momento.

Tra gli oltre quattromila volumi contenuti negli scaffali, quale o quali possono considerarsi delle rarità, delle eccellenze?

Molte prime edizioni, per esempio, stampate magari in una collana che non esiste più o addirittura non c’è più la casa editrice. Questi volumi sono la gioia dei collezionisti. Un volume dei Fioretti di San Francesco pubblicato nei primi decenni del ‘900 di cui sono state stampate poche decine di copie e che contengono illustrazioni di un importante artista del Novecento.

 

 

Nel giro di pochi anni, è stata inaugurata nel 2019, la libreria ha riscosso un grande successo. Qual è il suo segreto?

Un’alchimia, un insieme di cose: la struttura che c’era già cento anni fa, il tipo di libri che vi si trovano, i lavori artistici che vi sono esposti, gli eventi culturali che vi si svolgono. Da tutto ciò, come era mio intento, è venuta fuori un’anima particolare.

Certamente non è un luogo per tutti, anche i turisti che vi entrano, e non sono pochi, già dal primo approccio si rendono conto di trovarsi in un luogo particolare, magico quasi, simile alla bottega  dell’antiquario dove Bastiano Baldassarre Bucci trova rifugio e anche la scritta che si trova all’ingresso, la rende unica: “La Stanza di carta è una piccola e ben ordinata libreria, una stanza (o due) appena, dove puoi trovare ciò che neppure pensavi di cercare”.

Certo, a vederla così, sviluppata in altezza, fa un certo effetto e sembra un luogo misterioso, affascinante…

Non credo che al mondo esista un’altra libreria dentro un campanile. Infatti la Stanza di carta è tra le librerie più piccole al mondo: diciannove metri quadrati ma sviluppata in altezza con una finestra su una parete che dà luce all’ambiente; inoltre, c’è un ballatoio dove ho creato un altro angolo lettura, da cui si gode una prospettiva non indifferente e guardare la libreria dall’alto verso il basso dove domina un tavolo circolare con i libri disposti a raggiera, dà un certo effetto. Un sole che parte dal basso, ci verrebbe da dire. Lungo la parete che regge il ballatoio si snoda una teoria di piccole scale alcune delle quali sembrano non portare da nessuna parte per via della prospettiva, mentre una, lunghissima, mobile che solitamente si colloca a creare un corridoio, quando occorre viene spostata per prendere i libri sugli scaffali più alti, poggiandola a dei corrimano.

Qual è la struttura, la disposizione dei volumi?

È divisa per argomenti e quando per la sua apertura ho collocato tutti i libri negli scaffali, mi sono soffermato a guardare e mi sono detto che avevo fatto un brutto lavoro. Così ho cambiato interi settori e mi sono lasciato ispirare dai colori: era come se avessi dipinto una tela e non ho smesso finché non mi ha dato la luce che volevo. Anche Topolino si trova tra gli scaffali e molto presto una vetrina – ve ne sono tre all’esterno – sarà dedicata ai fumetti”.

Trovarsi dentro un campanile è affascinante, ma quando le campane della chiesa San Giuseppe dei Teatini, di cui è parte la struttura suonano, il fragore dei rintocchi deve essere insopportabile!

Anche se il campanile è tuttora funzionante, non viene adoperato quasi mai; certamente per la festa in onore di Santa Rosalia; ed è bellissimo.

Stando seduti sul divano del salottino creato di fronte al tavolo rotondo,  sembra di trovarsi in mezzo a una scena teatrale o a uno schermo cinematografico, grazie a una cornice che delimita lo spazio e sembra di stare sul proscenio e tu fai parte della scena e questo schermo che si allarga e si innalza, sembra essere senza fine visto da lì. Il campanile, allora, è l’allegoria dell’infinito!

La stanza di carta, un tempo luogo di vendita di libri scolastici e giuridici – la facoltà di giurisprudenza è distante pochissimi metri – col carico dei suoi cento anni di attività, pur con alcuni anni di chiusura, è rinata grazie a Pietro Onorato che ne ha fatto, rilevandola, un polo culturale della città di Palermo. Un Wunderkam appunto, come era nei suoi desideri, ma raccontando La stanza di carta che è una stanza delle meraviglie a chi entra in questo campanile, dove sembra che vi sia solo per caso una libreria e il tempo si sia fermato per rinnovare un sogno, il sogno di un libraio.

 

Teresa di FrescoGiornalista. Già vice presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sicilia

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