La Galleria di Eufemi, Alfio Bassotti: ho avuto 25 processi

È stato uomo di punta della Dc marchigiana e delle sue vicende giudiziarie dice: Sono secondo a Berlusconi ma io non sono il Cavaliere. Il programma di Forlani del 1992 era sull'Europa Era la rinascita di Alcide De Gasperi che aveva visto giusto. Nelle Marche non sono riusciti a fare l’accordo con Amazon che avrebbe portato migliaia di posti di lavoro. L’occasione perduta del collegamento Ancona-Rotterdam

Oggi  parliamo con un esponente politico espressione del territorio delle Marche, un personaggio che ha percorso la strada della politica  salendo dal gradino più basso, quello di segretario di sezione, poi comunale, provinciale poi regionale. Una vita nella Regione vent’anni, per quattro volte consigliere regionale, di cui dieci anni come assessore ai lavori  pubblici e alla edilizia.

Una lunga esperienza di amministratore all’aeroporto e all’interporto dorico. Una carriera politica che lo ha portato fino alla direzione nazionale dc interrotta nel suo punto più alto da vicende giudiziarie. Oggi quelle vicende possono essere lette e interpretate in modo diverso dal momento del furore giustizialista che imperversava ad inizio anni novanta. Eppure troviamo un uomo ormai ottantaduenne, sereno, senza rancori.

Poi queste vicende,  un “dopo” alla guida per quasi dieci anni della Fondazione della Cassa di risparmio di Jesi.

Sto ricostruendo un po’ di cose. Mi interessava approfondire, ricostruire alcune vicende di storie Dc  anche a livello regionale in questo caso le Marche. Da dove partiamo Alfio?

Ho cominciato nella Democrazia Cristiana, nel ‘60, nel Movimento giovanile  quando c’era Luciano Benadusi.  Sono stato delegato provinciale giovanile nel 1963.

Dei marchigiani in quel periodo chi c’era?

C’era il povero Giampaoli che era delegato regionale.

Una carriera che parte dal basso, dalla sezione?

Ero delegato di zona dello iesino che poi ho lasciato,  poi i gip (gruppi impegno politico)  di Ancona che ho lasciato a Ippoliti.

È dall’Enel che nasce il movimento dei quadri con Corrado Rossitto? 

Sì, ma sono stato eletto in Regione nel 1975 a 35 anni.

Come era la Regione?

C’era stata solo la prima consiliatura con Serrini prima, quindi Dino Tiberi di Pesaro. Poi nel 1975 è diventato presidente Ciaffi con l’appoggio esterno dei comunisti. A metà legislatura tra il ‘75 e l’ ‘80 è diventato presidente il buon Emidio Massi, che poi è rimasto per due legislature.

La esperienza  della solidarietà nazionale è durata poco. Poi negli anni ottanta come è andata la regione?

Nel 1980 recuperiamo  qualcosa,  ma non molto,  ma c’era stato un calo elettorale; nel 1975 avevamo perduto 2-3 consiglieri. Entro in Giunta nell’80; mi danno le deleghe ai lavori pubblici, ai trasporti ed alla edilizia residenziale. Faccio la legge per il pronto intervento e la legge per le calamità naturali. Quindi poi  la delega alla protezione civile. È stata la prima regione, le Marche, a fare la legge regionale. Abbiamo fatto cose incredibili in Regione in quegli anni.

Abbiamo  speso tutti soldi del terremoto, perché  fino agli anni ottanta non venivano spesi. C’era una normativa che era una legge intelligente, fatta da Trifogli (sindaco di Ancona ndr) che prevedeva una specie di adunanza di tutti soggetti interessati, quindi ogni progetto veniva esaminato da una commissione di 12 persone, ma bastava che uno eccepisse e tutto si bloccava. Non avevano speso una lira.! Avevo capito come funzionava: si doveva spostare il quorum e deliberare a maggioranza anziché  alla unanimità. C’era solo la sopraintendenza che rompeva… in otto mesi abbiamo allocato tutti i finanziamenti. Siamo stati fortunati.

È partito il piano regionale casa;  siamo riusciti a dare i finanziamenti mettendo d’accordo sia imprese che la cooperazione che stavano litigando. Non era il caso di litigare. Qual è il mestiere dell’impresa: costruire! Dissi: l’utenza si mette d’accordo con chi costruisce, quando  avete fatto accordo,  noi finanziamo tutti. Dal 1970  tra case agricole e il piano decennale le case in proprietà nelle Marche si è passati  dal 70 all’85 per cento.

E per quanto riguarda il piano acque? 

Abbiamo fatto il piano degli acquedotti. Le Marche sul piano acquedottistico non sono malmesse. È stato risolto il problema degli acquedotti con il Nera; abbiamo raddoppiato la vallesina, rinforzato gli interventi per Ascoli (la diga di Gerosa e di Rio Canale ndr). Il vero problema sono state le amministrazioni comunali; non hanno voluto capire che quando facevano i piani triennali avrebbero dovuto  mettere il rifacimento delle tubature, evitando la dispersione idrica.

E per quanto la difesa delle coste?

Non c’era più spiaggia.  Abbiamo recuperato  160 chilometri di spiaggia, costruito i porti turistici;   tutti i progetti iniziavano e completavano il ciclo di un settore, poi la nuova rete degli Ospedali, gli invasi come quello di Castreccioni, (costruito da Condotte d’Acque su progetto Italconsult sul fiume Musone nel comune di Cingoli per 42 milioni di mc e 3700 ettari irrigui e impianto idropotabile per 8 comuni ndr), abbiamo messo un potabilizzatore che avevo visto a Parigi sulla Senna per essere tranquillo e quello serve tutta la parte verso Civitanova.

Dunque sulle opere pubbliche sono stati progetti di investimenti  di lungo periodo?

In due anni completavano  le opere. I fondi erano Fio o fondi europei. Bisognava completare le opere in 48 mesi, altrimenti perdevi il finanziamento.

La Dc è stata protagonista di queste politiche di sviluppo?

Alle regionali del 1990,  poi lasciai l’assessorato perché ero diventato segretario regionale del partito, siamo ritornati ad essere il primo partito della Regione, con tre province su quattro e ottanta per cento dei comuni.

Una grande affermazione politica, il modello marchigiano in una economia che si affermava e funzionava?

Poi ci ha pensato la magistratura!

Spiegami che cosa  è successo?

Prima hanno cercato con la storia della sede regionale del partito.  È stato dimostrato che i soldi erano tutte quote pagate volontariamente da industriali  Dc che avevano le quote loro da 25 milioni ciascuni ed erano proprietari. Gli è andata buca. Mi sono assunto tutte le responsabilità. Bastava che dicessi: vedetevela con  il segretario amministrativo perché non sono il legale rappresentante  del partito, ma  sono persona seria e non  ho messo in difficoltà nessuno. Non gli è riuscito il colpo. Poi ne hanno tentato un altro! Ho subito 24 procedimenti penali! Dopo Berlusconi ci sono io, ma Io non sono Berlusconi!

Ti fanno ferito queste vicende giudiziarie?

Sì, sarei disonesto. Però ho tenuto botta tranquillamente. Ho affrontato tutte le cose da solo. Ne ho dovute concordare 4. In quel momento la tesi del patteggiamento non significava che ci fosse una colpa da parte dell’indagato, ma una strada per chiudere ogni discorso.

Per non entrare nel girone infernale della giustizia?

Ne ho chiusi 4 in questo modo. Poi ho affrontato  la vicenda del Cemim (Centro merci intermodale Marche per la costruzione dell’interporto). La questione  più schifosa messa in piedi. Pensa che questo centro intermodale era approvato,  finanziato dalla comunità europea con un rimborso del 60 per cento dalla CEE. Ci mettono dentro in quindici persone per bancarotta fraudolenta.! Sapevano che se “ammazzavano” me che ero il segretario regionale, ammazzavano la Dc per prima! Gli avevo dimostrato tutto, ma siccome era un procedimento lungo. Non volevo morire!

Se serve a confortarti,  anche  io sono stato perseguito come presidente di una associazione ambientalista per un articolo di giornale affisso su una bacheca? Ma dopo quattro udienze sotto la neve al Tribunale di Camerino! Naturalmente assolto! Questo per dire il clima di quegli anni. C’è stato attacco a livello nazionale alla Dc?

Ci fu una cena a Ancona di alcuni personaggi. Chi serviva,  mi ha raccontato tutto. Hanno deciso. Su Bassotti blocchiamo la Dc. Così è stato. Le altre le ho vinte tutte! Sono dovuto andare andato in otto preture. Mi avevano denunciato dappertutto per la pulitura dei fiumi.

La vicenda del Cemim fu il fatto centrale

Era in attivo. C’erano pure le  banche. Le gestioni Raddoppiavano il patrimonio in due, tre anni. È finita che loro volevano continuare. Io ho patteggiato. Uno è rimasto a fare da cavia. Nonostante 5 miliardi per la sola procedura, la progettazione per 7 miliardi che  non hanno messo nell’attivo patrimoniale, malgrado che c’era una legge nazionale per il Cemim con 30 md di finanziamenti. Non hanno calcolato i rientri. Avevano finito già 6 miliardi di lavori e una delibera esecutiva della Regione di 8 miliardi che non ha voluto liquidare. Era in straattivo! Dopo 15 anni dopo avere pagato tutti creditori e con gli aggiornamenti, il Cemim ritornava in bonis. Dal 2009 ha avuto l’ultima perla con la causa che ha perso la Regione! Un attivo enorme incredibile. Non può essere uno sbaglio avere perso il centro intermodale nazionale che avrebbe rilanciato tutta la regione tra est e ovest, tra nord e sud?

Una storia incredibile! Che manca al quadrilatero  delle Marche?

Manca la pedemontana!

Ho visto che con il terremoto dell’ottobre del  2016  del centro italia, con  la chiusura della Valnerina si era bloccato il turismo religioso da Loreto a Cascia.

Un itinerario francescano!

Tu sei stato sempre un sostenitore di Forlani.

Sì.

Come erano i rapporti con la sinistra interna delle Marche?

Ho avuto personalmente rapporti buoni con tutti. Quando sono stato eletto segretario regionale ho fatto tutte le assemblee. Non facevo solo l’ amministratore; dopo le 21 facevi le riunioni e avevi il polso dei problemi. Al congresso avevamo la lista forlaniana, la sinistra di Base, Forze nuove e un’altra. Al congresso ho detto: non avete problemi di rappresentanza; non vi preoccupate che nomino 3 vicesegretari, ma non voglio la lista unitaria. Sono andato al Congresso e sono stato eletto con l’87 per cento.

Volevi la distinzione delle posizioni?

Una maggioranza bulgara.

E poi?

Ho fatto 5 anni di servizi sociali. Il patteggiamento non ti manda in galera, ma ti manda ai servizi sociali, alla Caritas. Non potevo muovermi da Jesi, poi dalla provincia, informando sempre dove andavo, alle dieci dovevo essere a casa. Anche quello ha aiutato a ritrovare il mio ambiente.

La famiglia?

La famiglia ha retto bene. Non ho dovuto mai cambiare marciapiede. La gente salutava tutta. Si fermava addirittura.

Poi hai fatto il presidente della Fondazione  di Jesi?

Mi sono dimesso un anno prima, a 80 anni.

Sono stato relatore della legge sul risparmio conosco bene i problemi delle Fondazioni? E a Jesi?

In Acri quando si mettevano d’accordo Guzzetti, il San Paolo e una parte del Veneto non c’era spazio per nessuno. Quando sono arrivato in Fondazione, c’è stata battaglia perché i conti non andavano bene, c’era la Banca delle Marche che non andava bene. Avevamo più del 90 per cento della nostra liquidità impegnata in azioni nella  della Banca Marche.

Perché non avevano diversificato secondo la legge Ciampi?

Perché gli arrivavano 5 milioni di liquidità ogni anno. Quando arrivo lì, al primo cda del 2013, arriva una lettera al 27 di giugno del dg che dice o voi mi coprite entro l’ultimo giorno 30 milioni di euro per garantire l’8 per mille perché non siamo in grado di coprirlo o altrimenti andiamo in default! La banca europea ci chiede i 4 miliardi che avevamo avuto in prestito. Chiamo tutti. Succede che Pesaro si impegna per 15 milioni, noi dovevamo metterne 5; Macerata 15. Noi deliberiamo, invece Macerata non ha deliberato. Quando c’è stato il patatrac del 2015, c’erano molti altri in quelle condizioni. Ci doveva tirare fuori il Tesoro. Quanti scontri con Padoan!

Adesso come è?

Adesso la situazione è buona. Ha preso tutto il San Paolo. Ha chiuso il discorso.

Riuscite a fare erogazioni? 

La vigilanza ci diceva di fare la fusione oppure chiedete  di essere messi in liquidazione. Dissi: “Non potrà succedere mai. Tutto meno che questo”. Perdiamo 100 milioni di euro di patrimonio. Rimaniamo con 10 milioni corrispondenti al valore degli immobili. Spendevano elevate spese di esercizio e per gli organi. Avevo entrate limitate. Ho abbattuto i costi: ho portato il personale in part  time; ho abbassato gli emolumenti da 500 mila a 74 mila! Ho bloccato completamente le erogazioni liberali. Ho cominciato a guardare bene quei pochi investimenti con i fondi riserva.

In 10 anni ho fatto un aggregato culturale di 4000 metri  quadri; da 350 visitatori, tra 2015  e il 2018,  siamo arrivati 100 mila visitatori in un polo museale e culturale, con ragazzi, stage scolastici. Diamo il servizio gratis.

Il periodo delle grandi erogazioni è finito un po’ per tutti?

Il patrimonio è più che raddoppiato passando da poco più 10 milioni a 23 milioni.

Avete un grande obiettivo?

Per adesso giriamo alla larga. Adesso le entrate sono arrivate a 1 milione.  Possiamo ricominciare a guardare a programmi pluriennali di erogazione liberale. L’ultimo atto è stato fatto con il blocco operatorio dell’ospedale di Jesi. Poi una selezione molto limitata di interventi a favore di Caritas e Croce Rossa, quindi interventi attenti durante la pandemia. Comunque non condividevo la politica dell’Acri e lo dicevo al Presidente. Adesso avevo un ottimo rapporto con Profumo di Torino.

Quanto manca la Dc al Paese?

Era essenziale. L’Italia era come una sedia che poggiava, quella che reggeva tutto il peso era la Dc!

Come la vedi l’economia marchigiana dei distretti industriali, delle specializzazioni produttive, delle pmi, delle multinazionali tascabili, degli operai contadini ?

Non sono riusciti a far l’accordo con Amazon che portava migliaia di dipendenti. Avrebbe portato tutta la logistica dell’Italia centrale al Cemim, in quel territorio centrale e sistematico che incrocia l’autostrada,  la superstrada, l’aeroporto di fianco e il porto verso i Balcani e l’Oriente. Avevamo fatto un accordo tra Cemim e il porto di Rotterdam, il primo porto d’Europa.

Conosco bene l’importanza. Nel 1985 ho curato un libro “flotta e porti in politica per il rilancio del settore”!

Rotterdam aveva già firmato. l’ambasciatore    doveva portarlo al Ministero per essere firmato. ci forniva tre treni settimanali bloccati  tra Rotterdam e il centro intermodale  per le navi che partivano verso Oriente. L’accordo l’hanno fatto adesso il porto di Trieste e Genova, non gratuitamente,  tirando  fuori milioni di euro.

Però Rotterdam ha 70 km di interporto?

Lo so bene ci si sono  stato 20 volte! L’ho girato sulla barca con il direttore del Porto.

Se non fai la gronda a Genova,  con interporto ad Alessandria,  come lo sviluppi il porto di Genova? E la gioventù delle Marche  sempre attiva e dinamica come la vedi?

Come tutte le gioventù del paese. Noi venivano per ottanta per cento dalla cultura contadina. Per salire di grado dovevamo fare sacrifici… superare una forte selezione, terribile. Poi c’era la mentalità della cooperazione in campagna. Facevamo la solidarietà familiare nei momenti topici delle stagioni.

Chi ricordi di più dei politici?

Sia Il vecchio Tambroni che rimane un mito  e sia Aristide Merloni che era innamorato dei giovani, ecco perché si sono mossi, amico fraterno di Enrico Mattei e di Arnaldo Forlani. Il “tambroncino” (Rodolfo, nipote di Tambroni ndr) purtroppo era, soprattutto negli ultimi tempi, condizionato dai problemi di salute.

Le Marche erano tante realtà diverse, ogni provincia era una espressione di territorio con un pluralismo politico, sociale, economico, che arricchiva?

Oggi non c’è più niente. C’è il deserto. Ho fondato una associazione Europa terzo millennio quando ho potuto riprendere le attività. In ogni convegno venivano 500 persone. Erano tutti ex democristiani che si erano divisi. Li incontravo e li vedevo litigare e dicevo: ma siete matti!

Anche le correnti sia Forze  nuove che basisti che forlaniani  erano rappresentanti di fasce sociali  e mondi vitali?

Chi rappresentava la cultura, chi l’artigianato, chi i piccoli imprenditori, chi gli agricoltori,  chi il sindacato. Tutti insieme formavano  veramente un carro armato. Questa realtà si è così sparpagliata che pur avendo vissuto insieme nella Dc nemmeno si parlavano più. Ho creato l’associazione Europa terzo millennio; l’idea di fondo era che tutti, sia che fossero nell’UDC, nei cespugli, nella Margherita, nel Pd tutti  erano iscritti al PPE, una attività di natura politica sul piano culturale in un clima di grande amicizia.

Il programma di Forlani del 1992 era sull’Europa. Adesso i sovranisti ce ne fanno una colpa

Quella era l’unica scelta. Era la rinascita di Alcide De Gasperi che aveva visto giusto. Ora questo passa il convento. Adesso possiamo solo riflettere!

 

Maurizio EufemiSenatore nella XIV e XV legislatura

 

 

Post scriptum su carriere e vite spezzate

Poi la vicenda Cemim si concluderà così: (ANSA) – ANCONA, 18 NOV – A 20 anni di distanza, gli ex vertici del Cemim-Centro merci intermodale Marche per la costruzione dell’interporto, che avevano patteggiato la pena negli anni Novanta, dopo la revoca della sentenza, sono stati assolti dalle Corti d’appello dell’Aquila e di Campobasso dalle accuse di truffa e bancarotta. E la persona che era rimasta nel processo veniva assolta “perché il fatto non sussiste”.

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