Intelligenza artificiale e Gemello Digitale: vantaggi, potenzialità, rischi. Ne discutono uno scienziato e un antropologo

Nella serata del 14 gennaio presso il Caffè letterario Neritonensis di Nardò si è tenuto un importante seminario su:

Al  seminario del Caffè letterario dopo una breve introduzione di benvenuto del Presidente Salvatore Mea, sono intervenuti:  il Prof. Lucio Tommaso De Paolis [Professore Associato (settore scientifico-disciplinare ING-INF/05 “Sistemi di Elaborazione delle Informazioni”) presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento e il suo interesse di ricerca riguarda lo studio, la progettazione e lo sviluppo di applicazioni di Realtà Estesa (eXtended Reality – XR) in medicina e chirurgia, beni culturali e formazione.

 

 

 

E il professor Il Prof. Eugenio Imbriani [professore associato di Antropologia culturale e Storia delle tradizioni popolari presso l’Università del Salento.

 

 

 

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Il prof. De Paolis nella sua relazione proiettando delle slide si è occupato di illustrare la cosiddetta tassonomia dell’Intelligenza Artificiale, che banalmente viene ricondotta a Chat Gpt che in vero è solo una delle ultime applicazioni e neanche la più performante entrata tra le tendenze del momento anche nei dibattiti social.

De Paolis ricorda che il termine Intelligenza Artificiale è stato coniato da John McCarty all’esito della Conferenza di Dartmouth nel 1956 e che nel 1997 il software IBM Deep Blue vince contro il campione mondiale di scacchi Kasparov, invece per il gioco del Go si è dovuto attendere fino al 2017 per vedere sconfitto l’uomo dal software (AlphaGo, DeepMind).

Altri termini di fondamentale importanza Machine Learning: sistemi che imparano in base a dati strutturati e inseriti dall’uomo e Deep Learning: sistemi che imparano attraverso reti neurali senza istruzioni umane.

Il professore si è soffermato anche sull’applicazione dell’Intelligenza Aumentata, particolarmente emozionanti i video dei bambini ricoverati presso la pediatria dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce, che grazie alle applicazioni dell’intelligenza Aumentata hanno potuto attraversare nel metaverso in una dimensione onirica, che ha contribuito a distrarli dal contesto sanitario e dalla situazione traumatica con importanti e positivi risvolti terapeutici.

La relazione del Prof. De Paolis ha trattato anche il dibattuto caso di cronaca relativo a Emily Pellegrini la top model che è stata generata completamente con l’AI e la sua creatrice ha svelato che personaggi molto famosi contattano la modella-influencer in privato per invitarla ad uscire convinti che sia reale.

Con le sue foto e i suoi video in soli quattro mesi ha raggiunto oltre 130 mila follower ed è stata scelta da diversi prestigiosi brand per fare da testimonial ai propri prodotti.

Dall’Intelligenza aumentata all’Intelligenza simbiotica, la relazione tra macchina e uomo che sembra diventare sempre più stretta sino alla simbiosi rappresenta la sfida raccolta dalla scienza e che ricordando un pensiero del filosofo contemporaneo Vito Mancuso: “L’intelligenza artificiale non mi fa paura, temo piuttosto la stupidità naturale”.

Il Professore De Paolis  ha reso, inoltre, omaggio al suo team di ricercatori e ricercatrici che attraverso la passione e la ricerca ha consentito all’Unisalento di ottenere importanti riconoscimenti internazionali e alla nostra quotidianità di migliorare e modificare l’accesso a servizi sanitari, culturali e a cambiare alcune abitudini a partire dall’uso del nostro smartphone.

Dalla tecnologia all’antropologia, il passaggio di testimone tra i relatori del seminario ha consentito ai partecipanti di guardare alla tematica da una prospettiva diversa.

 

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Il Prof. Imbriani, preliminarmente, ha evidenziato come l’incedere della Intelligenza Artificiale ha letteralmente modificato le nostre abitudini; rsalvo rarissime eccezioni nessuno di noi ricorda a memoria un numero di telefono o un indirizzo sapendo di poter fare affidamento sulla memoria del proprio smartphone.

Per l’antropologo l’IA non è in grado solo di fare lavori ripetitivi e definiti ma è progettata per simulare il pensiero umano: una macchina alimentata con un’intelligenza artificiale, proprio come il cervello umano, crea modelli e categorie per organizzare il mondo circostante e per compiere azioni conosciute, mentre cresce e migliora con l’esperienza. Il suo vulnus è di tipo ontologico: come può il pensiero umano essere riprodotto da una macchina, che dell’uomo?  è un’invenzione? Si tratta di un’illusione, un inganno conoscitivo, per cui ci siamo autoconvinti di essere prevedibili e riproducibili nella nostra esclusività, ci siamo dimenticati che ognuno di noi è “unico e irripetibile”. Di fatto proprio la crescente delega alle macchine delle nostre attività quotidiane ci ha condotto a una progressiva perdita di soggettività. Dopo aver ridotto l’uomo ad appendice delle macchine, oggi si tenta di fagocitarlo e integrarlo con un algoritmo.

Nel momento in cui acconsentiamo a concedere le nostre scelte a un algoritmo, stiamo abdicando all’intelletto in nome di una falsa comodità, che produce alienazione e degrada la nostra consapevolezza. Se lasciamo che decida ogni aspetto della nostra vita, dal cibo che mangiamo ai vestiti che indossiamo, alla musica, ai film, alle serie tv e persino alle amicizie, è chiaro che stiamo perdendo il controllo della nostra capacità decisionale e modificando la nostra stessa essenza.

Entrambi i relatori concordano che l’IA con le sue applicazioni e i suoi molteplici vantaggi ed opportunità apre il fianco a rischi, legati a diritti soggettivi rilevanti quali la privacy, il copyright e a potenziali rischi di condizionamento culturale e nelle scelte di tipo economico e politico, attesa la capacità di influenzare e condizionare le scelte della infosfera. Criticità che possono e dovranno essere affrontate prevalentemente sul piano giuridico internazionale.

Inoltre, come giustamente è stato rilevato anche dalla Senatrice Maria Rosaria Manieri in un intervento di chiusura del Seminario che ha visto anche molti interessanti contributi e domande dal pubblico si pone anche un problema di democraticità di accesso alla rete e alle molteplici applicazioni dell’IA, per evitare che anche nella infosfera possano consumarsi ingiustizie, ineguaglianze e iniquità.

 

 

 

Lucio Tommaso De Paolis

Direttore dell’Augmented and Virtual Reality Laboratory (AVR Lab – avrlab.unisalento.it) presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento, è docente di “Applicazioni di Realtà Virtuale e Aumentata” ed è stato il coordinatore di diversi progetti italiani e internazionali. È l’organizzatore della International Conference on eXtended Reality (XR SALENTO).

É stato Visiting Professor nel 2021 presso la Vytautas Magnus University di Kaunas (Lituania), nel 2020 presso la Riga Technical University (Lettonia), nel 2014 presso la Tallinn University of Technology, nel 2012 presso la Vytautas Magnus University di Kaunas (Lituania) e nel 2011 presso l’Università di Tallinn (Estonia).

È stato Visiting Researcher nel 2022 e nel 2019 presso la Faculty of Computer and Information Science della University of Lubiana (Slovenia), nel 2007 e nel 2010 presso il Centro de Ciencias Aplicadas y Desarrollo Tecnológico (CCADET) dell’Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM) di Città del Messico (Messico) e nel 2007 e 2009 presso il Computer Graphics Laboratory della Sabanci University di Istanbul (Turchia).

Nel 2014 ha fondato la Spin-off dell’Università del Salento AVR Med srl e nel 2020 la Startup Innovativa XRtechnology srl,aziende specializzate nello sviluppo di applicazioni basate sulle tecnologie della Realtà Estesa.

Dal 2015 al 2021 è stato il Vicepresidente del Movimento Italiano di Modellazione e Simulazione (MIMOS) ed è attualmente Vicedirettore del Centro di Ricerca Interdipartimentale in Digital Humanities].

Il Prof. Eugenio Imbriani [professore associato di Antropologia culturale e Storia delle tradizioni popolari presso l’Università del Salento (Lecce) e afferisce al Dipartimento di Scienze umane e sociali. I suoi interessi sono orientati allo studio del folklore, ai temi della cultura popolare, della scrittura e dell’esperienza etnografica, ai rapporti tra memoria e oblio nella produzione dei patrimoni culturali e delle identità locali. Ha prodotto numerose pubblicazioni, monografie, saggi apparsi su riviste, in volumi collettanei, atti di convegni; è direttore della rivista “Palaver”. Ha conseguito l’abilitazione nazionale alla prima fascia della docenza. Tra i suoi lavori più recenti: La strega falsa. Distinzioni e distorsioni in antropologia (2017); A come antropologia (2019, nuova ed. 2023); Poco prima del futuro. La cultura tra ibridi e attese (2021); F come folklore (2022)].

Il seminario si è tenuto il 14 gennaio scorso il Caffè letterario Neritonensis di Nardò.

 

Vincenzo Candido Renna – Giurista                                     

 

 

 

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