Il Rapporto Draghi nell’ottica dell’energia. L’orizzonte è il gap di competitività dell’Unione europea          

Ecco il resoconto della conferenza all'Auditorium GSE: numeri, opportunità, sostenibilità e prospettive globali di una sfida strategica

Mario Draghi

 Quando si dice Mario Draghi la mente fa presto a collocarlo dietro le scrivanie autorevoli di prestigiosi istituti di credito o, piuttosto, in una figura valida per la politica estera. Sicuramente un cavallo di razza dell’aristocrazia finanziaria.

Ma un uomo di cultura e di istituzioni non sarebbe tale se non spaziasse a 360 gradi: infatti Mario Draghi, all’interno del rapporto sul futuro della competitività europea, parla di energia. Lo fa con approccio economico, ma da neofita dell’argomento.

Questo quanto emerso dalla conferenza tenutasi all’auditorium GSE sull’Energia e il Rapporto Draghi.

A fare gli onori di casa il presidente Paolo Arrigoni, che dopo aver accolto la vasta platea con un petit-déjeuner di benvenuto rompe il silenzio in sala definendo l’energia come “un tema strategico”, chiarendo – fin da subito – l’esigenza di renderla accessibile a tutti, ponendo l’accento sulla sostenibilità ambientale e quindi sulla decarbonizzazione.

Arrigoni si sofferma anche sui costi, nettamente superiori a quelli degli altri Paesi (il doppio della Francia e più alto della Germania), facendo notare l’assenza di incentivi in materia (che ha invece introdotto l’America).

Investimenti annuali

Il presidente GSE si ricollega al Rapporto Draghi e approfondisce le ipotesi di investimenti che assommerebbero a 800 miliardi di euro annuali. Il problema è dietro l’angolo: come finanziarli? Abbiamo la capacità di spesa? Forse lo capiremo in seguito…

La parola passa a Matteo di Castelnuovo (Presidente AlEE) che inizia il suo intervento ringraziando Guido Bortoni, vicepresidente AlEE che ha patrocinato l’evento. Castelnuovo ammira, nel lavoro di Draghi, la competenza e lo studio su una materia a lui estranea e fa notare come l’ efficientamento energetico abbia favorito occupazione ed economia.

È il momento di Lucia Visconti Parisio (Professore Ordinario, docente di Economia dell’ambiente e dell’energia e Consigliere di Amministrazione dell’Università di Milano-Bicocca), autorità unanimemente riconosciuta dell’economia energetica italiana.

La professoressa si concentra sull’aspetto tecnico del Rapporto Draghi, sostenendo che una delle ragioni del gap di competitività tra Europa e gli altri Paesi (soprattutto Stati Uniti e Cina) è determinato dai prezzi energetici.

Il dilemma dei prezzi

I prezzi del gas sia retail sia all’ingrosso sono tra tre a cinque volte più alti dei prezzi americani, mentre i prezzi dell’elettricità (soprattutto quelli per i consumatori industriali) sono da due a tre volte più alti di quelli americani e cinesi. Questi livelli sono decisamente cresciuti a seguito della crisi energetica determinata dagli eventi bellici. Accanto a questo gap tra Europa e il resto del mondo c’è un secondo gap che riguarda le differenze nei prezzi tra gli Stati membri europei.

La crisi energetica ha dunque esacerbato questa situazione, sia perché gli Stati membri hanno adottato misure eterogenee per fronteggiare la crisi, sia perché i paesi erano esposti in maniera diversa alle forniture russe.

La Visconti Parisio parla poi dello spread tra il più alto il più basso prezzo energetico, raddoppiato nel 2022 ed e aumentato ancora del 15% nel 2023.

La volatilità dei prezzi energetici scoraggia, quindi, gli investimenti.

I fattori del gap

A spiegarci le ragioni del gap è Marina Barbanti, Dir, gen. UNEM, che dopo essersi concentrata sul Sistema Sipam e sulla necessità del finanziare questo cambiamento con un ritorno dei fondi della spesa pubblica ai vari settori, chiarisce come la causa del gap sia attribuibile a più fattori:

  • Disponibilità di risorse: il GAS
  • Incapacità di fare sistema nonostante EU sia il maggiore importatore di gas e LNG
  • il 2022 ha visto una concorrenza intra-EU che ha fatto lievitare i prezzi
  • Ricorso ai mercati spot anziché ai contratti di lungo periodo

Aggiunge poi che “i prezzi del gas hanno avuto un impatto sui prezzi dell’elettricità in ragione del meccanismo di mercato adottato nell’Unione europea che è basato sul prezzo marginale. Nonostante l’aumento della generazione da rinnovabili e la riduzione della quota del gas dell’electricity mix, che è scesa al 20%, gli impianti a gas determinavano il prezzo il 63% delle ore nel 2022. Per questa via i prezzi dell’elettricità hanno seguito gli aumenti dei prezzi del gas”.

Guardare fuori dall’Europa: Cina e Usa

Marta Bucci (Direttore Generale, Proxigas) apprezza in Draghi il riconoscimento europeo sul piano internazionale e la visione energicocentrica ma sostiene che la sfida sia fuori dell’Europa e riprende le Politiche concorrenziali con Cina e America.

Il rapporto Draghi risponde perciò alla crisi con un approccio diverso e lo si ravvisa nelle sue pagine.

Fabio Bulgarelli (Responsabile Affari Regolatori di Terna) attribuisce invece le ragioni del gap a:

  • Carbon pricing elevato ed incerto
  • Volatilità e scarsa trasparenza dei mercati finanziari per energy products
  • Network e congestioni
  • Permitting
  • Diverse forme di tassazione e sussidi

E con enfasi si concentra sulla ricerca di innovazione e gap che l’Europa soffre rispetto Asia e America.

Manca una neutralità tecnologica, afferma Gerolamo Colarullo (Direttore Generale Utilitalia) che si sofferma sul gap interno dell’elettricità e parla di soluzioni contrattuali di lungo periodo, come indicato dalla riforma del mercato elettrico deliberata lo scorso anno in sede europea. La contrattazione di lungo periodo infatti protegge dalla variabilità dei prezzi e assicura forniture adeguate (Spagna e Germania che hanno seguito questa policy ne hanno tratto beneficio).

Si riallaccia al discorso Edoardo De Luca (dir generale elettricità futura), sostenendo che lo scarso ricorso a contratti di lungo periodo impedisce di godere appieno dei vantaggi delle RES.

Ridurre le dipendenze

Qual è quindi la policy da seguire?

Ce la indicano Fabrizio laccarino, Marco Peruzzi e Claudia Squeglia:

  • Ridurre la dipendenza esterna: la transizione rappresenta una opportunità per l’Ue
  • Stimolare l’innovazione in tecnologie pulite e a basso costo
  • Nuove partnership commerciali affidabili
  • Diminuire la contrattazione spot a favore di contratti di LP
  • Joint procurement
  • Coordinamento dello sviluppo di infrastrutture e capacità di storage
  • Limitare la speculazione sui mercati finanziari energetici
  • Idrogeno e green gases ove possibile
  • Sostenere i settori più esposti alla concorrenza internazionale

Non ci resta che aspettare…

 

Gennaro Maria Genovese

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