Il centrodestra torna a vincere dopo 14 anni. La Destra per la prima volta in 74 anni. Palazzo Chigi si vestirà di rosa? Forse finita la teoria dei governi tecnici

A differenza del 2013, quando i sondaggisti avevano dato per probabile vincitore il centrosinistra e Bersani segretario Pd già si vedeva a Palazzo Chigi (poi si scoprì all’alba che si erano sbagliati), stavolta le previsioni, confermate via via negli ultimi mesi, sono state confermate.

Piaccia o non piaccia, e a molti milioni di italiani non piace, il centrodestra ha vinto le elezioni. È la democrazia. E le regole della democrazia, se siamo una democrazia, impongono di rispettare il risultato.

Ci sarà modo e tempo, quando i risultati saranno completi, per fare analisi particolareggiate. Per ora, a caldo, si possono fare queste notazioni e azzardare alcune modeste previsioni.

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Primati

Per la prima volta un partito guidato da una donna arriva primo. E per la prima volta, secondo le previsioni, una donna sarà la prima presidente del Consiglio della storia d’Italia.

Per la prima volta il meccanismo incrociato tra l’amputazione del Parlamento e una legge elettorale sciagurata ha prodotto risultati inattesi e imprevisti, e anche esclusioni eccellenti. Un nome su tutti: Luigi di Maio, ministro degli Esteri, non tornerà in Parlamento.

Per la prima volta l’affluenza segna un livello tra i più bassi del Dopoguerra. Un chiaro segnale di disaffezione dei cittadini verso la politica. Che poi molti di questi “disertori delle urne” saranno i primi a lamentarsi di come andranno le cose, anche questo è un segno di malcostume civico.

“Cannibalismo politico” nel centrodestra, Fdi si è mangiata la Lega, ma anche FI l’ha rosicchiata

Con il suo strepitoso bottino elettorale Fdi surclassa i principali alleati: Lega e Forza Italia. Ora sarà interessante vedere se Berlusconi e Salvini collaboreranno lealmente con quella che a tutti gli effetti si pone e s’impone come la guida politica della coalizione o cominceranno con i dispetti, le frecciate, le gelosie, il rifiuto di svolgere un ruolo ancillare.

Non sono illazioni gratuite ma legittime domande, e dalla risposta che sarà data ad esse dipenderà il grado di compattezza della futura maggioranza.

Giorgia Meloni comunque da oggi ha davanti a sé il compito di esercitare il ruolo di guida della coalizione e adoperarsi per trovare un equilibrio tra i tre partiti che la compongono per garantirsi le migliori condizioni per governare.

Débacle

La Lega in pochissimi anni è precipitata, nei sondaggi,  dal 34 per cento dei tempi del papeete (governo giallo verde guidato da Conte 1) a risultati a una cifra. Per Salvini scoppierà in casa il terremoto.

Il Pd ha sfiorato il peggior risultato della sua storia (il 18,7% di Renzi del 2018). Ora il partito si prepara a una lunga autoanalisi, e per Letta saranno tempi duri.

Forza Italia nonostante le perdite non è crollata, anzi ha avuto un piazzamento più che soddisfacente.

Terzo Polo

Il tentativo di Calenda e Renzi non ha preso il volo. Se il progetto dei due forzati gemelli era quello di fare l’ago della bilancia tra due schieramenti, i voti presi (non pochi non molti) dicono che è fallito. Ma può diventare la base per costruire un partito riformista, secondo quanto hanno più volte annunciato.

Giuseppe Conte come Lazzaro

I 5 stelle sembravano votati allo squagliamento elettorale o quasi, additati come gli affossatori di Draghi. ((in realtà Conte si era esposto contro Draghi e Berlusconi e Salvini ne hanno approfittato per sfilarsi). Ma poi l’ex presidente del Consiglio di due governi ha vestito i panni di un Masaniello pugnace.

E mentre il segretario Pd consumava molte delle sue energie a gridare alla democrazia in pericolo, Conte ha battuto paese per paese nel Mezzogiorno, e come fece Pietro Longo, segretario Psdi negli anni Ottanta ( che prese voti facendo campagna elettorale solo sulle pensioni), ha impostato la sua campagna elettorale su pochi punti semplici e chiari: il reddito di cittadinanza, il super bonus, la crisi energetica, le bollette da pagare. Conte è, obiettivamente, a parte il centrodestra vittorioso, l’unico leader che può dire, risultati alla mano, di essere tra i vincitori morali di queste elezioni. E si è costruito una immagine di leader del Movimento, mandando di fatto Grillo in pensione.  Il movimento 5 stelle è il primo partito nel Sud, e la Lega nel Mezzogiorno sembra evaporata.

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Presto vedremo i banchi di prova

E arriveranno ancor prima che si insedi formalmente il nuovo Parlamento, il prossimo 13 ottobre.

Primo scoglio: la elezione dei presidenti delle due Camere.Il centrodestra farà lo spoil system, l’assopigliatutto? O adotterà un fair play istituzionale affidando la presidenza della Camera alla opposizione?  Ma poi, a quale partito delle opposizioni?

Secondo banco di prova: distribuzione dei ministri. La Lega aveva già prenotato il ministero della Giustizia ( per l’avv. Giulia Bongiorno); lo stesso Salvini, chiudendo la campagna elettorale a Roma, ha detto papale papale: non vedo l’ora di tornare al ministero dell’Interno per completare l’opera ( sic!). Con questo calo vertiginoso, quale sarà la sua forza di contrattazione? Per farsi accettare le richieste o pretese, sarà costretto a minacciare di non entrare in maggioranza?

Terzo banco di prova

Berlusconi chiederà la presidenza del Senato che gli era stata promessa (si disse a suo tempo che Salvini gli aveva prospettato questo approdo, chiedendogli in cambio di affossare il governo Draghi.  C’è un proverbio pugliese che recita: a santi e carose (ragazze) non promettere cose ( nel senso di :non prometterle invano). Ora come andrà a finire?  Berlusconi non è un santo né ‘’nu carusu’’ ( il 29 settembre saranno 86 anni) e quindi quella promessa potrebbe assare in cavalleria. Ma per Berlusconi la presidenza del Senato sarebbe una tale rivalsa che il Conte di Montecristo al paragone sembrerebbe un dilettante. Intanto è ritornato al Senato, da dove era dovuto uscire perché decaduto secondo la legge Severino.

 

Mario Nanni – Direttore editoriale

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