Il caso di Terra d’Arneo. Una storia italiana

Tra scempio ambientale e nuova forma di colonizzazione. (c’è di mezzo la Porsche) Intervista a Marcello Seclì, di Italia Nostra, con corredo di schede e cartine

Marcello Seclì, per Italia Nostra-Sud Salento che lei rappresenta, che storia è quella di un’azienda (Porsche, ndr) che chiede lo smantellamento di circa duecento ettari a bosco dell’Arneo, in provincia di Lecce, per realizzare dodici nuove piste di collaudo? Vale a dire, un colosso mondiale del settore automobilistico da una parte e piccole comunità dall’altra che si oppongono a questo progetto? Due “squadre”, si direbbe, fortemente impari. Ci potrà mai essere “partita”?

Prima di entrare nel merito della questione, è doveroso chiarire i termini del problema e i rapporti di forza che sono alla base del contenzioso. La NTC di Nardò, società che fa capo alla Porsche, da diversi anni aveva programmato di realizzare nuove piste di collaudo unitamente ad officine e nuovi uffici, progetto che si era poi arenato. In quanto non si erano definiti i contorni degli accordi con la Regione Puglia. Più recentemente tale progetto è stato riproposto e questa volta la Regione Puglia, insieme ai Comuni di Nardò e Porto Cesareo, ha avallato il progetto adottando i rispettivi provvedimenti autorizzativi.

Pertanto i rapporti di forza – di fatto – sono ancor più sproporzionati in quanto da una parte vi sono la società proponente, la Regione Puglia e i Comuni di Nardò e Porto Cesareo (oltre al Consorzio A.S.I.), mentre dall’altra parte, a sostenere la tesi che le aree boscate e a macchia mediterranea non devono assolutamente essere distrutte, sono soltanto la Sezione Sud Salento di Italia Nostra (supportata dalla sede nazionale dell’Associazione), il Gruppo di Intervento Giuridico della Puglia e il “Comitato Custodi del Bosco d’Arneo”, sostanzialmente un rapporto impari che – sin dall’inizio – poteva far desistere tali soggetti se non per il fatto della rilevanza del bene da difendere e per le improprie procedure adottate.

L’area individuata è quella dell’Arneo che interessa diversi comuni, tra cui principalmente Nardò. Lì c’è già realizzata la “vecchia” Pista FIAT, costruita a inizi anni ’70 e inaugurata nel 1975 con la denominazione SASN (Società Autopiste Sperimentali Nardò), oggi ridenominata NTC – Porsche a seguito di passaggio di gestione. Perché ritenete inaccettabile l’ampliamento richiesto?

La valutazione critica del progetto di ampliamento proposto dalla NCT Porscheda parte di Italia Nostra e dalle altre due realtà che si sono attivate nel contrastare tale intervento,anche impugnando al TAR Puglia il provvedimento autorizzativo del Presidente della Regione Puglia, è motivata principalmente dal fatto che le opere previste vanno ad insistere su un’area di oltre 200 ettari di suolo riconosciuta come Sito di Interesse Comunitario, Zona di Protezione Speciale. nonché Habitat prioritario dalla Rete Natura 2000 dove insiste parte dell’antica foresta del Salento e un’immensa area a macchia mediterranea, oltre ad essere luogo simbolico legato alle tradizioni delle comunità locali.

Un punto fermo. In breve, ci descriva l’importanza ambientale del “Bosco d’Arneo”, teatro di lotte contadine nel secondo dopoguerra . L’azienda Porsche sembra ignorarla e non volerne tenere conto.

L’importanza dell’area dell’Arneo interessata dal progetto della NTC della Porsche è un dato consolidato, per gli aspetti botanici, biologici, faunisti ed ambientali preseNti, ma anche per le vicende sociali che, tra la seconda metà degli anni ’40 e i primi anni ’50, hanno visto migliaia di braccianti lottare per l’assegnazione delle terre. In merito a tali vicende e alla rilevanza ambientale delle aree interessate dal progetto in questione, la NTC della Porsche non ha manifestato alcun interesse a salvaguardare tali habitat ritenendo più importante realizzare le opere in progetto nelle aree di sua proprietà piuttosto che tutelare tali habitat e individuare altre soluzioni (come stabilito dalle procedure) in grado di ridurre significativamente le aree adottando le procedure in questione. Resta evidente che, più che aspettarsi un cambio di passo dalla Porsche. Ci aspettiamo che la Regione Puglia sappia e voglia

Di fronte all’opposizione al suo progetto la Porsche dice: “Come si fa a rinunciare a investimenti per 450 milioni di euro, per un circuito di testing unico in Europa?”. Cosa non va in questa argomentazione?

In via preliminare è necessario evidenziare che la Sezione Sud Salento di Italia Nostra non ha mai affermato che la Porsche deve rinunciare a suoi programmi di ammodernamento degli impianti presenti presso la NTC di Nardò (che prevederebbero investimenti per centinaia di milioni di euro). La questione sostanziale del “contenzioso” è che la proposta progettuale della Porsche va ad intaccare una vastissima ed importante area naturale, riconosciuta tale dalla Comunità Europea, che è tutelata e che deve essere salvaguardata.

Su come poi la Porsche poi saprà ottemperare alle diverse esigenze (quelle aziendali e quelle della tutela degli habitat) è compito dell’Azienda e delle Istituzioni preposte che devono riscontarlo ed eventualmente consentire all’azienda di attuare quelle soluzioni che potranno risultare compatibili e sostenibili. Le comunità e le istituzioni non possono e non devono essere poste sotto “ricatto” da un’azienda proponendo una soluzione “Tout court” (ovvero prendere o lasciare) quasi sotto ricatto.

Eppure bisogna considerare che c’è già stato una sorta di “lasciapassare” di Regione Puglia e Comuni di Nardò e Porto Cesareo entro il cui territorio ricade la pista. Il fronte di opposizione all’impianto non pare così compatto. È così?

Se fino ad alcuni mesi fa la situazione sembrava fortemente sbilanciata a vantaggio di chi sosteneva la validità del progetto della Porsche (tra cui le istituzioni che – per le rispettive competenze – lo avevano approvato), oggi la situazione è del tutto diversa per effetto del provvedimento adottato dalla Commissione Europea che, chiedendo chiarimenti alla Regione Puglia su alcuni aspetti del progetto (utilizzati per andare in deroga ai vicoli insistenti sulle aree interessate), ha costretto il presidente della Regione Puglia a sospendere l’efficacia del provvedimento autorizzativo.

È poi successo che il ricorso presentato a gennaio da Italia Nostra (insieme al Gruppo di Intervento Giuridico e dal Comitato Custodi Bosco d’Arneo) abbia prodotto lo stop per sei mesi della Commissione Europea che ha imposto nuova valutazione di incidenza ambientale e passaggio approvativa da Bruxelles. Cosa tutto ciò ha significato?

È doveroso evidenziare che le motivazioni per le quali la Commissione Europea ha adottato tale provvedimento erano state sollevate da Italia Nostra nel novembre del 2023, da un intervento della parlamentare europea Rosa D’Amato e che poi sono state oggetto del ricorso al TAR Puglia presentato nel gennaio scorso da Italia Nostra insieme al Comitato “Custodi del bosco d’Arneo” e al Gruppo di Intervento Giuridico, per cui non è stato il ricorso al TAR, bensì le azioni indirizzate appunto alla Commissione Europea che hanno indotto la stessa ad intervenire chiedendo chiarimenti alla Regione Puglia, Ente che ha rilasciato il provvedimento autorizzativo.

In questa fase sospensiva evidentemente deve essere la Regione a rivalutare la questione e magari proporre/imporre alla Porsche (e ancora interessata) di rivedere il progetto salvaguardando gli habitat tutelati. Nel caso l’intero iter dovrebbe essere riavviato, anche attraverso una fase di consultazione con i portatori di interesse, nel quale dovranno essere necessariamente individuate e valutate soluzioni alternative.

Il direttore generale di NTC Antonio Gratis, pur confermando il suo progetto, si è dichiarato “disponibile al confronto”. Insomma, un qualcosa che s’è sempre sentito dire. Anche qui, ci può essere una qualche interlocuzione con la controparte , oppure respingete tutto al mittente?

Nell’affermare che un confronto non si nega a nessuno, è necessario chiarire che Italia Nostra, già da tempo ha chiesto e ha continuato a chiedere un confronto, non tanto con la Porsche che– tra l’altro – non ha mai contattato Italia Nostra, bensì con la Regione Puglia che, oltre ad essere l’Ente che ha rilasciato l’autoriz-zazione, è l’istituzione che dovevaverificare l’applicazione rigorosa delle norme e doveva garantire (coinvolgendo le altre istituzioni territoriali competenti e i portatori di interesse ) un processo partecipativo reale e trasparente. Pertanto il rispetto dei ruoli e delle procedure, evitando “interlocuzioni” o “confronti”che possono risultare inopportuni o surrogati dei reali processi partecipativi, rimane la strada maestra da percorrere, anche perché la Regione Puglia possa recuperare quella credibilità che – a volte – alcuni suoi esponenti hanno concorso a screditare.

Eppure, Antonio Gratis, a nome della Porsche manifesta il suo ottimismo.Ha fatto capire che mai lascerebbe il Salento. Insomma, aspetta alla finestra ed è convinto che si arriverà a una soluzione. Scusandomi per la facile battuta, e prendendola per buona, tutto ciò avverrebbe gratis?

Volendo ricorrere alla facile battuta, non si può assolutamente pensare che la questione potrà risolversi a “Gratis” per la Porsche e l’affermazione del suo Direttore generale, che non è nei programmi dell’azienda tedesca l’abbandono del Salento, possiamo considerarlo un atteggiamento diverso e più responsabile rispetto a quanto affermato fino a ieri, che potremmo leggerlo come un segnale di apertura a perché il progetto venga sostanzialmente ripensato in termini di sostenibilità ambientale ed anche economica e sociale, obiettivi che – tra l’altro – l’azienda di Stoccarda dice di voler perseguire.

È uscita la notizia di una forte presa di posizione dei “Verdi” tedeschi. Insomma, se raccontata bene, pare che lì siano ancor più di noi preoccupati per la piega degli eventi; come a voler significare che qui da noi la notizia non ha poi scaldato gli animi ed è passata quasi sotto silenzio. È certo importante che in tanti se ne interessino, ma è fondata questa preoccupazione?

Per effetto di una campagna informativa messa in atto da chi si è mobilitato per la vicenda e che ha visto l’interessamento di testate giornalistiche (cartacee, televisive e on-line) locali, regionali e nazionali, la notizia ha travalicato anche le Apli giungendo appunto Stoccarda dove ha sede la Porsche. Qui numerosi gruppi si sono in vario modo attivati per evidenziare la contraddittorietà del progetto di ampliamento della pista di Nardò con gli obiettivi di sostenibilità ambientale che l’azienda dice di voler perseguire tra cui l’abbattimento della CO2.E’ vero che solo in parte che da noi la vicenda ha vista una mobilitazione tiepida da parte delle comunità locali che – per certi versi – sono state rassicurate dalle amministrazioni comunali e da alcune associazioni di categoria che non hanno voluto entrare più di tanto nel merito della questione e delle procedure ad oggi adottate aprendo un confronto nei tempi e nelle forme dovute.

Questa vicenda riecheggia non tanto alla lontana quella del Tap a Melendugno. Tanta opposizione e poi anche frustrazione poiché, alla fine, il grande gruppo industriale l’ebbe vinta su tutti i fronti. Come andrà a finire invece per il bosco d’Arneo?

Non trovo particolari analogie tra la vicenda Porsche e quella della TAP, sia per come le cose si sono avviate formalmente, sia nel merito delle problematiche ed anche sulle forme di mobilitazione che – nel caso della Porsche – registra comportamenti appropriati (nei tempi e nei modi)tanto che ad oggi si può affermare che è stato già raggiunto un primo risultato.

Un’ultima domanda: facendo riferimento proprio al Tap di Melendugno si può già pensare a una exit strategy? Vale a dire, i termini invalicabili della questione; alla fine un possibile accordo, nell’annoso dilemma di soldi, tanti, da parte di un’azienda che vuole investire nel Salento e l’obbligo di tutelare l’ambiente, nella fattispecie un bosco di grande pregio, quello di Terra d’Arneo, custode di un mondo storico e identitario che ha sempre riguardato il Salento.

Forse la mia previsione può essere al momento alquanto azzardata ma, alla luce di come le cose si sono evolute, non escluderei chela vicenda possa trovare una soluzione accettabile in cui la foresta e la grande macchia dell’Arneo non saranno sacrificate sull’altare di uno sviluppo che spesso viene definito sostenibile ma che – spesso – viene calato dall’alto, non viene condiviso con le popolazioni e non tiene conto delle risorse primarie del territorio.

 

Il “caso” di TERRA D’ARNEO, Una storia italiana/Scheda illustrativa

Ventottomila ettari che interessano i territori di cinque comuni: Guagnano, Nardò, Porto Cesareo, Salice Salentino e Veglie e coronano l’arco jonico a nord- ovest della provincia di Lecce, sino a giungere nel cuore del nord Salento. La ricchezza culturale di conformazione questa terra è nella geografica particolarmente variegata e nel paesaggio che modifica spesso fisionomia e caratteri. Un’articolata vegetazione spontanea, ove si alternano macchia mediterranea, boschi di varie specie quercine e pino d’Aleppo. Dune e canali fanno da scenografia al mare cristallino, mentre l’entroterra offre un orizzonte continuo di uliveti e vigneti, masserie, costruzioni trulliforme e muretti a secco, monumenti megalitici, ville e giardini (da GAL Terra d’Arneo 2009)

Già parte integrante degli enormi latifondi della ricca borghesia agraria salentina (nel 1932 ben ventimila ettari appartenevano ad appena 65 proprietari) nonché quartiere generale del brigantaggio postunitario, balzò agli onori della cronaca nel secondo dopoguerra quando divenne teatro d dure lotte a causa dell’esproprio operato dalla Riforma Fondiaria, quindi variamente frazionata e assegnata a quei contadini affamati di terra. Agli inizi degli anni ’60 all’industriale Agnelli non sfuggì il sito neritino e grazie a un finanziamento di 600 miliardi di lire (Governo Moro) vi impiantò la pista di collaudo più grande d’Europa. Furono creati alcuni posti di lavoro garantiti dalla joint-venture Fiat- Firestone Brema, in cambio di 700 ettari di macchia mediterranea. Si tratta proprio della stessa area richiesta dalla Casa automobilistica Porsche ( attuale proprietaria della Pista di Collaudo Nardò Tecnical Center) per impiantare nuove piste di collaudo. Al momento l’area interessata è tutelata dal riconoscimento di Sito di interesse Comunitario; una vasta area divenuta bosco, raggiungendo lo status di foresta climax e Quercus Ilex. Ovvero, il livello massimo di evoluzione della macchia mediterranea

 

Luigi NanniGiornalista

 

 

Davide Coi, l’autore dei fumetti

Ha autoprodotto la prima storia disegnata da me nel 2019 con il collettivo “Le Rumate” e pubblicato un’altra storia breve disegnata da me nel quinto volume di The Doomsday Machine di Leviathan Labs uscita nel 2020. Come “autore completo” ho autoprodotto la mia prima storia a fumetti, una rivisitazione noir/fantasy di Pinocchio dal titolo “Pinocchio-la verità fa male” nel 2022.

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