(L’imprenditore Luigi Mazzei è deceduto ieri, 12 luglio 2022, a causa di un malore improvviso)
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Libri da leggere.
Giustizia è fatta! Ma niente sarà come prima, di Luigi Mazzei, un racconto che riaccende i riflettori su una inchiesta che dieci anni fa aveva portato agli arresti l’autore di questo libro, poi risultato innocente.
A presentarlo, a Cosenza, Luigi Bisignani, autore di vari libri, tra cui L’uomo che sussurrava ai potenti, e firma di prima pagina del quotidiano Il Tempo.
“Il partito dei PM non esiste –dice – non avrebbe neanche senso del resto. Mica fanno squadra, questo è l’ultimo dei loro obiettivi. Esiste, questa sì, invece, ‘l’ansia da prestazione’. Amano la ribalta e la vetrina mediatica perché spesso è la carriera che illumina le loro performance…”.
E il potere giudicante?
“Il potere giudicante – afferma Bisignani- arriva, arriva. E fa le cose per bene, fa quello che deve fare. È lento, farraginoso, ma io ho molta fiducia nel potere giudicante e i risultati quasi mai sono lontani dalla verità ‘vera’. Il punto è semmai che è debordante all’inizio delle inchieste il potere inquirente, ma questa è un’altra storia. Ed è per questo che occorre mettere mano alla riforma, ma non credo che questa classe politica regnante sia all’altezza…”.
Ecco come la semplice cerimonia di presentazione – è accaduto prima a Cosenza poi a Lametia Terme- può diventare motivo di grande dibattito nazionale. E il libro di Luigi Mazzei oggi è di drammatica attualità, perché dimostra come la macchina della giustizia possa trasformarsi talvolta in un mostruoso tritacarne.
“Un gigantesco problema di certezza del diritto. Un’insopportabile profanazione dei principi fondanti della nostra Costituzione- scrive nella sua prefazione Piero Sansonetti, direttore del Riformista– posti a base del nostro sistema democratico”.
Della vicenda ha parlato pubblicamente nelle settimane scorse Matteo Salvini: “Anni e anni di calvario, per poi uscire pulito perché il fatto non sussiste – ha dichiarato il leader della Lega – questa è la clamorosa vicenda dell’imprenditore Luigi Mazzei, l’ennesimo esempio di malagiustizia. Anche per questo vogliamo cambiare la giustizia, anche con i referendum”. Poi i referendum sono andati come tutti sanno, la gente non è andata a votare, ma il problema resta in piedi tutto intero.
La storia personale di questo imprenditore calabrese, assolto il 22 giugno 2021 perché il fatto non sussiste dalla seconda Sezione penale della Corte d’Appello di Catanzaro, è infatti uno sconcertante e doloroso caso di malagiustizia, che l’imprenditore lametino, che oggi dimostra di saper usare il linguaggio scritto con la stessa dimestichezza con cui parla ai suoi amici più cari, ricostruisce insieme con la giornalista Velia Iacovino.
“Una vera e propria odissea, un calvario giudiziario durato 14 anni e 5 mesi” – spiega l’autore. Tutto incomincia nel 2007 con l’arrivo della Guardia di Finanza in una delle sue aziende “per controlli di routine”, ma l’inchiesta giudiziaria il 30 giugno del 2011 sfocerà poi nell’arresto dell’industriale.
L’imprenditore, sottoposto a misura cautelare e al sequestro preventivo di tutti i beni, venne accusato oltre che di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, di false fatturazioni, di truffa ai danni dello Stato, di falso ideologico, di evasione fiscale, di esportazione di capitali all’estero. Insieme a lui nell’inchiesta, avviata dalla Procura di Lamezia Terme a seguito di una serie di controlli sulle sue società effettuati dalla Guardia di Finanza per verifiche sull’uso corretto di finanziamenti pubblici, erano state coinvolte a vario titolo altre nove persone. La Corte d’Appello ha sancito una volta per tutte l’innocenza dell’uomo, “assolto con formula piena”.
Ma chi gli ripagherà mai tutto quello che ha passato vissuto e subito?
“La mia è la storia di un uomo che ha perso tutto, ma che è deciso a ricominciare. Sono stato protagonista di una vicenda dolorosa, che, se da un punto di vista giudiziario si è conclusa in una bolla di sapone, ha avuto, per quanto mi riguarda personalmente, sia da un punto di vista umano sia economico costi elevatissimi. Tutto incomincia con l’arrivo nel gennaio del 2007 alla Cofain, la mia azienda, della Guardia di Finanza per una serie di accertamenti dovuti forse al fatto che ero un fruitore di finanziamenti agevolati, probabilmente uno dei pochi che ne era riuscito a fare corretto utilizzo.
È proprio su questo, a mio avviso, che ci fu nei miei confronti del fumus. Così il mio nome e la mia credibilità vennero offuscati e le mie aziende, che avevano creato posti di lavoro e indotto, generando un importante gettito fiscale nei confronti dello Stato, che in questo modo si era ripreso i fondi che aveva loro elargito, andarono in sofferenza fino al fallimento e alla chiusura. Oggi è stata riconosciuta l’assoluta legalità della mia condotta. Ma il corso della mia vita ha subito pesanti condizionamenti…”.
In questo libro, dedicato a sua madre Rachele, Luigi Mazzei non si limita solo alla mera cronaca dei fatti. Racconta invece come ciò che gli è accaduto abbia devastato irrimediabilmente i suoi interessi economici ma, ancor di più, la sua vita familiare, scavando solchi profondi nella sua sfera emotiva; i sogni e le aspirazioni di un giovane imprenditore di successo, innamorato della sua terra, travolto da inquietanti e paradossali meccanismi di valutazione di fatti dimostratisi alla fine mai accaduti.
Classe 1963, dopo una laurea in Economia Luigi Mazzei consegue un Master in Business Management della Scuola di Direzione aziendale dell’Università Bocconi di Milano. Per i suoi alti meriti professionali la Libera Università di Diritto Internazionale ISFOA nel 2004 gli ha conferito la Laurea Honoris Causa in Scienze Aziendali. Dirigente e Consigliere di amministrazione in diverse società che operano nel settore dell’edilizia, del disinquinamento ambientale, del turismo e dell’agroalimentare biologico, ha legato il suo nome a importanti iniziative imprenditoriali.
“Ho contribuito alla realizzazione di opere architettoniche grandiose, in Italia e all’estero, di cui vado fiero. La facciata della Platinum Tower di Tel Aviv, per esempio, un grattacielo di 108 metri, tra i più spettacolari del mondo, è opera anche della mia azienda. I giornali parlano di me. Ho ottenuto numerosi riconoscimenti pubblici, tra cui uno molto prestigioso della Camera di Commercio di Catanzaro, nel 1999. Me n’è rimasta impressa la motivazione, con la quale mi si riconosce di avere una naturale propensione al rischio, idee vincenti, preparazione tecnica e professionale. Sono, inoltre, membro del Consiglio direttivo di Assindustria Catanzaro, membro del Consiglio direttivo del Gruppo provinciale Costruttori edili, membro tecnico della Consulta provinciale edilizia, vice commissario del Consorzio per lo sviluppo industriale della Provincia, componente del Consiglio direttivo dell’Asi”.
Fino al giorno in cui non lo hanno arrestato. “Perché da quel giorno- racconta Luigi Mazzei- nulla sarebbe stato come prima”.
Oggi di una realtà aziendale, che fatturava 40 milioni di euro, non c’è più nulla e intanto Luigi Mazzei percorre l’Italia, macinando centinaia di chilometri per raccontare la sua vicenda giudiziaria, seminando la speranza che mai più si ripetano casi di malagiustizia come quello che gli ha devastato l’esistenza.
Se si guarda indietro, che cosa resta di questa triste vicenda, Luigi Mazzei?
“Dunque, ho vinto. Ce l’ho fatta. Ma che ne è oggi della mia vita? Da quando tutto è cominciato sono passati 14 anni e 5 mesi, dieci dei quali li ho trascorsi a entrare e uscire dalle aule dei Tribunali, a parlare con avvocati e periti. Se mi guardo indietro vedo solo macerie… Macerie intorno a me e, soprattutto, dentro di me. Ho ottenuto ragione. L’assoluta legalità della mia condotta è stata riconosciuta, ma a quale prezzo? La Giustizia – quella che dovrebbe sempre essere scritta con la G maiuscola – non ha trionfato, perché il corso della mia esistenza, nel frattempo, è stato completamente stravolto, i miei sogni e le mie aspettative cancellati. Mia moglie se n’è andata, i miei figli sono cresciuti, mia madre è venuta a mancare proprio in questi giorni e non ho potuto nemmeno raccontarle la gioia della mia vittoria. Mio padre è diventato più fragile e, strada facendo, ho perso alcuni amici cari, come Carlo e Giò, entrambi portati via, a distanza di due anni l’uno dall’altro, da mali incurabili”.
“Ho vinto, certo sull’ingiustizia, ma sono vittorie che portano una gioia amara”.
Pino Nano – Giornalista, già caporedattore centrale Rai