Germania e Italia accelerano nello spazio. La Francia rallenta

Alla vigilia del Consiglio ministeriale dell’Esa, l’Europa spaziale cambia volto. La Germania consolida il primato e punta a una leadership strategica con 35 miliardi di investimenti entro il 2030. L’Italia rafforza il proprio ruolo con nuovi fondi e programmi congiunti. La Francia, invece, rallenta, frenata da crisi politica, debito e mancanza di visione

L’Europa dello spazio si prepara a una nuova stagione di equilibri. Alla vigilia del Consiglio ministeriale dell’Agenzia spaziale europea (Esa), in programma a novembre a Brema, la Germania si appresta a consolidare il proprio primato come primo contributore al bilancio dell’agenzia, mentre l’Italia si candida a seguirla con passo deciso. In piena crisi politica ed economica, invece, la Francia rischia di perdere terreno e influenza, scivolando in terza posizione.

Verso la ministeriale di Brema

In questo contesto, la riunione di novembre sarà un momento decisivo per ridefinire le gerarchie europee nello spazio. “Ora o mai più”, ha ammonito il direttore generale dell’Agenzia spaziale europea, Josef Aschbacher, “l’Europa rischia di restare ai margini se non recupera terreno”. Con l’economia spaziale mondiale in crescita a doppia cifra e l’Europa ferma al 10% degli investimenti globali, la sfida è quella di passare dalle parole ai fatti. Berlino e Roma sembrano averlo capito. Parigi, per ora, no.

Berlino investe nello spazio

Con un piano da 35 miliardi di euro per la difesa spaziale entro il 2030, annunciato a fine settembre, Berlino punta a una leadership non solo economica ma anche strategica. Il ministero tedesco della Ricerca e dello Spazio ha già manifestato l’intenzione di rafforzare il contributo ai programmi Esa, inclusi quelli a vocazione militare, segnando una netta discontinuità rispetto alla linea adottata nel 2022. La Germania rappresenta oggi il 20,8% del bilancio complessivo dell’agenzia, contro il 18,9% della Francia e il 18,2% dell’Italia. Numeri destinati a crescere ulteriormente nella prossima ministeriale, secondo quanto avanzato anche da Aschbacher, che punta a ottenere 22 miliardi di euro per il triennio 2026-2028, rispetto ai 16,9 miliardi dell’attuale periodo.

L’Italia e lo spazio, la sorpresa positiva

Roma intende fare la propria parte. Dopo aver investito 3,1 miliardi nel periodo 2022-2025, il governo italiano ha dichiarato di voler aumentare in modo significativo il proprio impegno finanziario. Una mossa che rafforza la posizione del Paese nel tandem con Berlino, anche in vista di nuovi programmi congiunti europei su lanciatori, osservazione e difesa spaziale. L’Italia, con il suo comparto industriale fortemente integrato e una filiera che unisce ricerca pubblica e imprese private, si conferma così tra i partner più dinamici tra i grandi contributori dell’Esa.

Parigi in difficoltà

Tutt’altro scenario per la Francia. Impantanata in una crisi politica senza precedenti e frenata da un debito pubblico record, Parigi arriva all’appuntamento di Brema senza una strategia chiara e con un bilancio in calo. La legge di programmazione militare 2024-2030 prevede appena sei miliardi per la difesa spaziale, contro i 35 della Germania. Il rallentamento rischia di avere effetti a catena: con la regola del ritorno geografico (che lega le commesse Esa ai contributi versati), minori investimenti significheranno meno lavoro per l’industria spaziale francese, che impiega oltre 35mila persone.

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