Uno studente disabile non può viaggiare con la carrozzella in pullman e in traghetto. Un’intera classe quinta del Liceo Linguistico e delle Scienze Umane di Frigento, in provincia di Avellino, decide per questo motivo di rinunciare alla gita scolastica a Barcellona.
A una bambina disabile affetta da una displasia campomelica acampomelica (un disordine genetico che provoca un’insolita curvatura delle ossa lunghe) serve un’infermiera in classe ma uno degli enti che la segue sospende il servizio.
Da inizio anno scolastico, a Palermo, secondo i consiglieri e le consigliere comunali di PD, Progetto Palermo e Azione, 350 bambini disabili risultano essere sprovvisti di assistenza specialistica.
Sono tre storie emerse di recente sui giornali. Giovani vite che chiedono assistenza allo Stato. Episodi che denunciano lentezze burocratiche e percorrono l’Italia segnalando criticità e l’esistere di barriere che rallentano l’integrazione di alunni e alunne disabili. Nonostante il sistema scolastico, come si legge sul sito del ministero dell’Istruzione e del Merito, definisca l’integrazione degli studenti con disabilità “un punto di forza” della scuola italiana.
Scuola e disabili. Cosa dice la legge
A 46 anni dall’abolizione in Italia delle scuole speciali – aperte a coloro che, come riporta un documento ministeriale del 1962, presentavano “anomalie o anormalità somatopsichiche” che impedivano la regolare frequenza nelle scuole comuni – molte cose sono cambiate. La Costituzione prevede che “la scuola è aperta a tutti”. Oggi lo Stato garantisce a chi è a vario titolo affetto da disabilità assistenza costante da parte dei docenti di sostegno. Vari compiti, poi, sono attribuiti insegnanti e collaboratori scolastici.
In alcuni casi è prevista anche la redazione di un vero e proprio piano educativo individualizzato. L’attuazione di questo piano e le modalità di integrazione degli alunni disabili a scuola spettano al dirigente scolastico. Gli studenti disabili, inoltre, hanno diritto a ricevere dai collaboratori assistenza base, vale a dire anche un aiuto pratico all’interno dell’istituto per ciò che riguarda la cura della persona e l’uso dei servizi igienici.
Accanto al mondo della scuola, oltre ai genitori, ci sono, infine, Enti locali e Asl, che costituiscono i gruppi di lavoro per l’integrazione scolastica. “La legge, infatti, prevede che anche gli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento (i DSA) possono trovare modi alternativi per esprimere quelle potenzialità che non vengono sempre messe in luce nella quotidianità dell’aula scolastica”, spiega Vanessa Kamkhagi, dottoressa di ricerca in francesistica ed esperta dei percorsi di alternanza scuola lavoro.
Insegnanti di sostegno e alunni con disabilità. L’ultima fotografia dell’Istat
L’integrazione degli studenti disabili a scuola avviene attraverso l’assistenza di personale qualificato. Nell’anno scolastico 2021-2022 – come rivelato nel report dell’Istat “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità” pubblicato lo scorso dicembre – gli studenti disabili che hanno frequentato le scuole italiane sono stati 316mila, il 5% in più rispetto al precedente anno scolastico e, come evidenzia il Miur, il 3,8% del totale degli iscritti. Gli insegnanti per il sostegno impiegati nelle scuole, nello stesso arco di tempo considerato, erano oltre 207mila. Il 32% (oltre 70mila) di questi docenti sono stati selezionati dalle liste curricolari (ossia insegnanti privi di formazione specifica). Fenomeno che – rivela il report – è più comune al Nord, dove la quota di insegnanti curricolari che lavorano sul sostegno è al 42%, mentre si riduce al 19% al Sud.
Abbandono e dispersione scolastica, fenomeni da tenere sotto controllo
Secondo l’ultimo report dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza – “La dispersione scolastica in Italia: un’analisi multifattoriale” – in Italia i fenomeni di abbandono scolastico precoce e dispersione scolastica sono sotto controllo.
Tuttavia, pur non essendoci generalizzati fenomeni di evasione totale dall’obbligo scolastico da parte degli alunni affetti da disabilità, durante l’anno scolastico 2019-2020, secondo l’Istat, il 23% degli studenti disabili non ha seguito le lezioni in didattica a distanza (DaD). Durante la pandemia, infatti, l’emergere di problematiche di carattere logistico e tecnico legate alla DaD e le difficoltà di interagire attraverso lo schermo di un computer hanno incoraggiato il fenomeno della dispersione scolastica degli alunni Bes (Bisogni Educativi Speciali) e disabili.
Interventi di sistema che puntano sul personale
Nell’atto di indirizzo per il 2023 del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, si legge che per evitare il sorgere di criticità “bisogna promuovere interventi strutturali e organizzativi finalizzati a favorire il più possibile l’inclusione dei più fragili, degli studenti con disabilità o con disturbi specifici dell’apprendimento, e in generale a contrastare la dispersione scolastica”. Fenomeno che può essere bloccato attraverso l’attività degli insegnanti, soprattutto di quelli specializzati. Secondo Pierluigi Malavasi, professore ordinario di pedagogia generale, infatti, “occorre che i docenti prendano coscienza che l’attenzione nei confronti di coloro che manifestano situazioni di disagio non è un di più, ma un elemento integrante l’esercizio della professione”.
Intanto, mentre le sigle sindacali discutono della recente decisione del Miur di assegnare le supplenze anche a chi ha un titolo di specializzazione conseguito all’estero e in attesa di riconoscimento, dalla bozza del decreto interministeriale che contiene i numeri dell’organico scuola previsti per il prossimo anno scolastico i posti comuni si confermano intorno a 670 mila unità, mentre per il sostegno si prevedono 9mila posti in più.
Un palliativo che sembra voler rispondere al recente aumento degli alunni Bes e disabili certificato dal Miur e che tenta di rispondere a chi quotidianamente ricerca attenzione sui giornali raccontando le difficoltà incontrate dai disabili a scuola. L’investimento primario sull’assistenza agli alunni affetti disabilità, infatti, parte proprio dai docenti, anche perché come sottolinea Malavasi “gli interventi di sistema con uno spiccato valore formativo devono essere centrati sulla valorizzazione delle persone e sulle analisi delle esperienze” .
Andrea Persili e Gabriele Crispo – Giornalisti