Deterrenza nucleare europea, la svolta del Trattato di Northwood

La firma della Dichiarazione di Northwood tra Francia e Regno Unito rappresenta la prima risposta europea concreta alle incertezze sull’affidabilità dell’ombrello nucleare americano. Per la prima volta dalla Guerra Fredda, due potenze atomiche europee coordinano formalmente le loro deterrenze per proteggere l’intero continente, ridefinendo gli equilibri geopolitici. Mentre Macron e Starmer alzano l’asticella della deterrenza europea, Italia e Germania si trovano di fronte alla scelta cruciale di partecipare attivamente a questa trasformazione o rimanerne escluse. Il momento storico richiede decisioni rapide per non perdere l’opportunità di costruire un’autonomia strategica europea credibile e duratura. L’analisi del generale Ivan Caruso, consigliere militare della Sioi

La firma della Dichiarazione di Northwood tra Emmanuel Macron e Keir Starmer segna una svolta epocale nell’architettura di sicurezza e deterrenza europea. Per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda, due potenze nucleari europee si impegnano formalmente a coordinare le loro deterrenze atomiche per proteggere l’intero continente, ridefinendo radicalmente i rapporti di forza geopolitici.

Un cambio di paradigma strategico

Il Trattato di Northwood rappresenta molto più di un semplice accordo bilaterale: costituisce la prima risposta concreta europea alle incertezze sull’affidabilità dell’ombrello nucleare americano. Da tempo sostengo che l’Europa non può più permettersi di delegare interamente la propria sicurezza agli Stati Uniti, specialmente di fronte a un presidente americano che ha messo in discussione l’articolo 5 della Nato.

Francia e Regno Unito, con i loro 515 ordigni nucleari complessivi (290 francesi e 225 britannici), offrono ora una deterrenza minima credibile alternativa a quella americana. La creazione di un gruppo di supervisione nucleare per coordinare potenziali contrattacchi atomici rappresenta un meccanismo innovativo che mantiene l’indipendenza decisionale di entrambi i Paesi pur garantendo una risposta coordinata.

L’evoluzione post-Brexit

Paradossalmente, la Brexit sta permettendo al Regno Unito di riavvicinarsi all’Europa continentale su questioni di sicurezza senza i vincoli istituzionali dell’appartenenza all’Ue. Londra può ora offrire la propria deterrenza nucleare come strumento di influenza geopolitica, compensando parzialmente l’esclusione dai meccanismi decisionali europei. Il potenziamento della forza di intervento rapido a cinquantamila soldati e lo sviluppo congiunto di missili Storm Shadow di nuova generazione testimoniano la volontà britannica di rimanere un attore militare europeo di primo piano.

Le implicazioni strategiche per l’Europa

Il Trattato di Northwood cambia fondamentalmente lo scenario europeo introducendo il concetto di deterrenza continentale. Qualsiasi potenza ostile, in particolare la Russia, deve ora considerare che un attacco nucleare contro un Paese europeo scatenerebbe una risposta coordinata franco-britannica. Questo non accresce il rischio di escalation, ma al contrario alza significativamente la soglia deterrente.

L’accordo si inserisce perfettamente nel piano ReArm Europe da ottocento miliardi di euro, fornendo la componente nucleare necessaria a un’architettura di difesa europea credibile. Come ho sostenuto in precedenti analisi, non è immaginabile un’Europa autonoma nella difesa convenzionale senza un parallelo pilastro nucleare.

Il ruolo cruciale dell’Italia

L’Italia si trova ora di fronte a una scelta strategica decisiva. Il nostro Paese possiede le competenze tecnologiche per contribuire significativamente a questa deterrenza europea attraverso sistemi di lancio, vettori e infrastrutture. Come evidenziato in altri miei articoli, “l’Italia ha le capacità tecnologiche per sviluppare sistemi di lancio e vettori che, associati alle testate francesi, costituirebbero l’ossatura della difesa europea”.

Roma dovrebbe rapidamente avviare negoziati con Parigi per un accordo bilaterale rafforzato sul modello del Trattato di Nancy con la Polonia. L’Italia potrebbe offrire sistemi di difesa aerea integrata Samp-T per lo scudo missilistico europeo, tecnologie per vettori e sistemi di lancio, basi strategiche nel Mediterraneo per la proiezione di deterrenza e competenze industriali nel settore aerospaziale e della difesa di assoluto livello.

La Germania di Merz: una svolta storica

Particolarmente significativo è il cambiamento di posizione della Germania sotto Friedrich Merz. Il nuovo cancelliere ha infranto tabù storici affermando che Berlino dovrebbe avviare trattative per espandere i deterrenti nucleari franco-britannici. La svolta tedesca dalla tradizionale cautela su temi nucleari verso un approccio più assertivo riflette quanto profondamente la guerra in Ucraina abbia alterato le percezioni di sicurezza. La Germania potrebbe contribuire con risorse finanziarie attraverso l’allentamento del freno al debito per spese militari, tecnologie avanzate per sistemi di comando e controllo, capacità industriali per la produzione di vettori e sistemi di supporto e, infine, con infrastrutture strategiche per il dispiegamento della deterrenza europea

Sfide e opportunità

Il successo di questa nuova architettura nucleare europea dipenderà dalla capacità di superare alcune sfide fondamentali. Primo, la necessità di coordinamento con la Nato per evitare duplicazioni dannose. Secondo, il coinvolgimento dei Paesi dell’Europa orientale, tradizionalmente più legati alla garanzia americana. Terzo, lo sviluppo di procedure decisionali rapide ed efficaci per l’uso coordinato della deterrenza.

Il Trattato di Northwood rappresenta un esercizio di deterrenza straordinariamente efficace già nella sua semplice esistenza. Come sottolineava Alcide De Gasperi, “il contatto con le difficoltà rende realisti”: l’Europa ha oggi l’opportunità storica di trasformare la necessità in virtù, costruendo finalmente una reale capacità di deterrenza autonoma.

Per l’Italia e la Germania, il momento è quello di agire rapidamente per non rimanere escluse da un processo che ridefinirà la sicurezza europea per i decenni a venire.

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