Un archivio del futuro, situato a Genova ma che parla all’Italia. È la Fondazione Ansaldo, custode di un ricchissimo patrimonio storico che racconta la storia dell’imprenditoria del nostro Paese, ma con uno sguardo proiettato al futuro. “L’archivio non è una storia fine a se stessa, non è polvere: è il futuro”, ha raccontato a BeeMagazine Helga Cossu, direttrice della Fondazione, con parole che sintetizzano la filosofia che anima questo centro. “Quando quei documenti furono scritti, erano il presente che guardava avanti. E oggi a noi tocca leggerli come strumenti per capire il nostro tempo e costruire quello che verrà”. Fondazione Ansaldo oggi vive una stagione nuova, fatta di digitalizzazione, intelligenza artificiale e apertura al mondo: “È un lavoro in corso – ha continuato Raffaella Luglini, presidente della Fondazione – ma oggi procede con fluidità. Genova era il posto giusto per un’istituzione di questo tipo, e ora è pronta a parlare all’Italia intera”.
La Fondazione

Costituita nel 2000 da una collaborazione di Leonardo, Regione Liguria, Comune di Genova e Città Metropolitana di Genova, rappresenta il risultato di un percorso iniziato già nel 1979 con la costituzione dell’Archivio Storico Ansaldo, il primo archivio d’impresa in Italia. Le sue attività principali riguardano l’acquisizione, la conservazione e la valorizzazione del materiale sotto la sua tutela, oggi sfruttando anche le potenzialità della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale. Obbiettivi che si accompagnano alla missione della Fondazione di divulgare e formare le nuove generazioni.
L’archivio
Il cuore della Fondazione è il suo archivio storico che raccoglie oltre cento diversi fondi archivistici generati da altrettante realtà italiane. La seicentesca Villa Cattaneo dell’Olmo, storica villa patrizia nel quartiere genovese Cornigliano, nell’area di Campi, sede della Fondazione, ospita oltre sessantamila documenti cartacei, un milione di fotografie e cinquantamila disegni tecnici. Un patrimonio che non si limita a raccontare le imprese e le diverse vite delle varie società che costituiscono passato e presente di un marchio come Ansaldo, ma che accompagnano visitatori e studiosi lungo alcune delle tappe più importanti della storia italiana. “È un patrimonio che sta a Genova, ma che è di tutti”, ha sottolineato ancora Luglini. “Dentro ci sono la transizione dalla vela al vapore, l’Andrea Doria, l’aereo di Dannunzio, le lettere di grandi intellettuali. Sono documenti incredibili, che parlano a una storia nazionale e direi anche internazionale”.
Le storie
I percorsi raccontati dai documenti della Fondazione vanno dall’impulso dato dal Conte di Cavour per la nascita delle prime linee ferroviarie nell’allora Regno di Sardegna alla transizione navale dalla vela al vapore, dai primi resoconti italiani degli esperimenti condotti dai fratelli Wright (memorabile una lettera che, nel prevedere il futuro dell’aereo, lo relega a sport estremo, e comunque “inulte per fini militari, non soppianterà mai il dirigibile”. Particolarmente ironico dato che proprio l’Ansaldo produrrà il famoso SVA, protagonista del volo di Gabriele D’Annunzio su Vienna e del raid Roma-Tokyo di Arturo Ferrarin e Guido Masiero) alle corrispondenze di grandi intellettuali come Ungaretti e i diari di viaggio dei capitani Ansaldo verso il Siam e l’Estremo Oriente.

Dal passato al futuro grazie all’IA
La Fondazione non si limita alla conservazione. Come ribadito ancora da Luglini: “È un archivio vivo, che oggi affronta una sfida decisiva: quella della digitalizzazione e dell’uso consapevole dell’intelligenza artificiale”. E il lavoro è iniziato, con la digitalizzazione di quarantamila immagini e diecimila documenti diversi già disponibili online. Ma la Fondazione non intende fermarsi qui. Per sfruttare al meglio le possibilità offerte dalla rivoluzione introdotta dall’intelligenza artificiale, sta sperimentando una IA proprietaria, open source, addestrata sui propri dati e potenzialmente in grado di venire offerta anche ad altre realtà archivistiche e non solo. La scelta di non affidarsi a soluzioni esterne, ma di costruire un sistema fatto in casa, è al tempo stesso un esperimento di innovazione e una garanzia di mantenere la proprietà e la sicurezza delle informazioni. Per Cossu, questo progetto è emblematico: “L’archivio del futuro è un punto di partenza, non di arrivo. Non racconta solo ciò che è stato, ma fornisce strumenti per leggere il presente e immaginare il domani”.
Una rete che cresce
La Fondazione non vuole restare chiusa nei propri confini. “Il nostro obiettivo è creare una rete con altre fondazioni e archivi d’impresa, per dare vita a un ecosistema condiviso – ribadisce Cossu –. Non basta conservare: bisogna rendere accessibili i materiali, metterli in relazione e soprattutto renderli utili”. Luglini allarga lo sguardo: “All’inizio la Fondazione era percepita come un’istituzione molto legata al territorio. Oggi stiamo aprendo collaborazioni, e questo ci consente di costruire un ruolo culturale riconosciuto a livello nazionale. È un cambiamento non semplice, ma ormai irreversibile”. La strada è chiara: da Genova, un archivio che raccoglie il passato industriale e culturale del Paese, per restituirlo come bene collettivo. “In fondo – conclude Luglini – non poteva che nascere qui, in una città che è sempre stata un po’ all’avanguardia, un porto da cui partire per guardare lontano”.




