Contro lo scetticismo sulla guerra. Perché parteggiare per Zelensky contro Putin

Le perplessità che sollevano da varie parti circa la guerra, quando non sono pretestuose, possono persino apparire comprensibili. Giustificabili, no. La guerra questo fa: costringe a scegliere. Riduce la scala delle opzioni ad un’alternativa secca.

A chi in sincerità manifesta dubbi sulla giusta condotta, morale e materiale, da tenere verso gli eventi bellici che angosciano tutti; ai critici che dissentono; agli ipercritici che dileggiano bisogna opporre che questa guerra non è stata dichiarata per interessi economici, se non impliciti. No, è stata scatenata essenzialmente per politica di potenza: bieca, inutile, distruttiva. È una guerra incomprensibile e inspiegabile. Chi ne cerca le cause trova solo pretesti. In questa guerra la posta in gioco non sono le risorse degli Ucraini, ma il loro e nostro modo di vivere.

Innanzitutto, anche i titubanti, gli scettici, i freddi, i contrari non possono negare l’evidenza incontestata ed incontestabile: gli Ucraini esercitano eroicamente la legittima difesa contro i soldati russi. Putin avrebbe torto pure se stesse facendosi giustizia a buon diritto. Sarebbe sempre un esercizio arbitrario delle proprie ragioni, un illecito secondo leggi internazionali e comuni. Inoltre Putin, ritenuto (dai media liberi mondiali) mandante dell’omicidio di alcuni suoi oppositori, perpetrato in patria e all’estero, ha precedenti conclamati per violenze contro individui e popoli, ben noti.

Il secondo punto da considerare è tanto scivoloso quanto ipocrita: l’orrore per i morti innocenti. Come possono le anime belle trascurare che i morti ucraini sono morti in connessione, in occasione, in conseguenzadell’aggressione dei Russi? A quale coerenza logica risponde l’equiparazione degli assassini agli assassinati, chi infierisce e chi subisce? E come appagarsi del “tanto in guerra le vittime civili sono inevitabili, appartengono ai danni collaterali?” Non conta niente o conta poco che militari e civili ucraini stanno morendo per conservarsi liberi e indipendenti? Non sono ammirevoli già solo per questo, come lo fummo noi nella Resistenza, in armi e senz’armi, contro gli oppressori nazifascisti?

Il terzo punto concerne la domanda se la guerra ci riguardi oppure no, in quanto Italiani ed Europei. La risposta è sì. La guerra coinvolge anche noi, non solo perché stiamo fornendo le armi, in ogni senso, ai combattenti ucraini e gli aiuti, in ogni senso, ai civili ucraini in patria o riparati all’estero (milioni!), ma soprattutto perché è stata aggredita una nazione confinante che i Russi tentano di distruggere per asservirla e pretendono di asservirla perché vuole unirsi a noi e vivere come noi e non come gli aggressori.

L’Ucraina, sebbene non ancora alleata nella NATO né associata nella UE, tuttavia è già con noi in spirito e umanità. Vuole assomigliarci. Gli amici non aiutano gli amici e i vicini, nel bisogno? Il Parlamento italiano ha risposto all’appello disperato degli Ucraini e ha detto sì.

Da ultimo ma non ultimo, viene il punto che coinvolge l’essenza della guerra, cioè lo scontro di civiltà. Sì, civiltà! Parola grossa ma indispensabile. Infatti, mentre la grande cultura russa appartiene all’Occidente libero, la politica russa appartiene invece al dispotismo asiatico. Senza soluzione di continuità storica. La divaricazione secolare tra cultura e politica in Russia, un fenomeno forse più unico che raro, dimostra a mio avviso una delle più potenti aporie irrisolte della scena mondiale.

Noi Occidentali, mentre dobbiamo vergognarci in eterno di aver figliato le abiezioni del nazismo e del comunismo, possiamo vantarci per sempre di aver generato pure la civiltà liberale, Atene e la Repubblica romana, la Gloriosa Rivoluzione britannica, la Costituzione americana, la Costituzione francese del 1789: tutti pilastri della società fondata sul diritto.

Putin invece dichiara di aborrire la “libertà liberale” (così insisto a chiamarla per distinguerla dalle adulterazioni del nome!), di essere inventore e patrono della “democratura” (finta democrazia senza libertà), di voler preservare il regime dalle “degenerazioni” e dalla “corruzione” della società occidentale.

Bisogna gridare in faccia a Putin che, per quanti misfatti ed errori possiamo aver commesso noi Occidentali nel corso degli avvenimenti, resta inoppugnabile che la nostra vita è migliore, più libera e più prospera; che il sistema sovietico è finito nella “pattumiera della storia” perché imploso, non perché aggredito; che le umiliazioni dalle quali il dittatore moscovita pretende di dover riscattare l’intera Russia non sono state inflitte dall’Occidente (USA, NATO, UE) ma dai capi che i Russi hanno abbattuto soltanto per sostituirli con altri autocrati, più o meno della sua stessa risma. Dunque, umiliazioni autoinflitte affidandosi a governanti terrigeni, non soggiogati da stranieri.

Stare oggi con l’Ucraina contro la Russia significa perciò stare dalla nostra parte, la parte migliore della storia umana, la società libera, democratica, aperta. E soprattutto significa stare dalla parte della vera pace. Infatti “Pax est tranquilla Libertas” secondo Cicerone.  Difendendo le ragioni dell’Ucraina e il popolo ucraino difendiamo le nostre ragioni e noi stessi. Perciò, diffondere dubbi seppure per liberarsi da incertezze politiche ed assilli personali appare sconcertante. Qui e adesso occorrono retta coscienza e fede certa nella giusta battaglia. Il contributo individuale, anche mediante il sostegno delle opinioni, aiuta a vincere la “nostra guerra”. Churchill disse proprio così: “Non uno può garantire il successo in guerra, ma può meritarselo da solo”.

 

Pietro Di Muccio de Quattro – Direttore emerito del Senato della Repubblica, Ph.D. dottrine e istituzioni politiche 

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