Questo caldo è anomalo, è dovuto ai cambiamenti climatici? Molte persone sui social negano che si tratti di climate change e parlano di un normale caldo estivo...
La comunità scientifica internazionale è d’accordo nel dire che quello che stiamo osservando è dovuto ai cambiamenti climatici causati dall’emissioni di gas ad effetto serra da parte dell’uomo dall’inizio dell’epoca industriale, le attuali concentrazioni di anidride carbonica non si erano mai viste negli ultimi 800 mila anni e probabilmente quantità analoghe c’erano circa tre milioni di anni fa. Quelli che stiamo vedendo non sono solo dei picchi di temperature estreme ma delle ondate ondata di calore persistenti per lunghi periodi con dei record che si susseguono uno dietro l’altro e con temperature durante la notte che vengono definite come notti tropicali dato che la temperatura non scende. A Roma si registrano anche temperature di 28\29 gradi la notte mentre di giorno arrivano anche intorno ai 40 gradi.
C’è il rischio di un peggioramento di queste situazioni negli anni a venire?
Sicuramente questa sarà una delle estati più fresche che avremo nei prossimi anni, stiamo andando ad anni ed estati sempre più calde. L’Europa è uno dei punti più caldi del pianeta e anche il Mediterraneo si sta riscaldando sempre di più. Le simulazioni riportate nella primavera del 2023 dall’organismo scientifico coordinato dalle nazioni unite pensa che raggiungeremo delle ondate di calore sempre più frequenti.
In questi giorni si sono addirittura registrati fenomeni climatici, come per esempio la tromba d’aria a Cernusco sul Naviglio…c’è il rischio che i cambi di stagione diventino sempre più traumatici negli anni?
Questi non sono cambi di stagione, sono nubifragi per lo scontro di masse d’aria molto calde provenienti da Sud e masse d’aria fredde al limite delle Alpi. Abbiamo una variazione della circolazione atmosferica che negli anni ’70 per chi si ricorda c’era il colonnello Bernacca che parlava spesso di anticiclone delle Azzorre adesso parliamo di più di anticicloni africani molto più caldi. Siamo passati da una circolazione che veniva da ovest e andava verso est-che era la stessa temperatura e quantità di umidità-adesso abbiamo scontri di masse d’aria che provengono da sud e da nord.
Quali settori saranno quelli maggiormente danneggiati dal cambiamento climatico? Quanto costerà la difesa dai fenomeni estremi negli anni?
Sicuramente ne andranno a soffrire di più le popolazioni più povere che sono oltretutto quelle che hanno contribuito in maniera marginale alle emissioni di gas effetto serra. Le popolazioni occidentali, che invece hanno contribuito maggiormente, come Europa e America avranno maggiori capacità di adattamento rispetto ad altre. Entro la fine di questo secolo il livello del mare si alzerà di almeno un metro a causa alla fusione dei ghiacciai e all’espansione termica degli oceani, in Italia abbiamo costruito il Mose mentre olandesi ed inglesi hanno costruito dighe alte fino a sette metri mentre in Bangladesh ci sono città dove le persone 12 milioni di persone che vivono entro un metro dall’attuale livello del mare e dovranno trovare altre soluzioni: “emigrare”. La capitale dell’Indonesia, Giacarta, è già invasa sempre più frequentemente dalle mareggiate e sarà spostata in un’altra località lontana dal mare.
È più facile parlare di adattamento o di transizione ecologica a livello economico?
Le due cose non sono in contrasto, dobbiamo fare entrambe. Dobbiamo ridurre le emissioni di gas ad effetto serra in maniera drastica e iniziare ad adattarci ai cambiamenti climatici. Potremmo avere in futuro periodi di siccità sempre più prolungati accompagnati invece da alluvioni come questa primavera in Emilia Romagna. Quello che abbiamo visto in Romagna è un chiaro esempio di cambiamenti climatici: se quelle azioni potevano avvenire una volta in duecento anni adesso invece sono avvenute due volte nell’arco di 15 giorni. I governi devono pensare prima di tutto a ridurre i gas effetto serra, si tratta di un debito ambientale che stiamo trasferendo ai nostri nipoti e alle popolazioni più povere. Dall’altra parte dobbiamo capire che il mondo in cui abbiamo vissuto negli ultimi cento anni sta cambiando e cambierà sempre di più e pertanto dovremmo adattarci in maniera sempre più veloce. È fondamentale chiarire una cosa: il cambiamento climatico c’è, lo possiamo vedere e la comunità scientifica è unanime nell’affermare che i fenomeni che vediamo sono dovuti all’aumento dei gas climalteranti antropogenici.
Francesco Fatone – Giornalista