Cultura

Omaggio a Navalny con i versi di Pasternak

L’oppositore politico russo Alexei Navalny, imprigionato in un luogo remoto del circolo polare artico e lasciato lentamente morire, di sicuro amava la poesia del suo grande Paese. Grande la poesia russa stessa, e forse, possiamo congetturare, la recitava tra sé e sé nelle interminabili giornate da recluso, guardando dall’unica finestra verso spazi smisurati, aggrappandosi a piccoli segnali che lo avrebbero aiutato semplicemente a vivere. Lo scorrere del tempo, il fluire delle emozioni, il gelo e la neve, il ghiaccio nero, il terribile vento siberiano, ma anche i primi germogli sotto la neve, la fioritura dei campi e la bella stagione, elementi naturali sempre presenti nei versi russi. Navalny è morto in questi giorni di febbraio. “Ancora qualche settimana, Alexei, con la primavera il tempo si metterà al bello”, avrà forse sperato. Il grande poeta e scrittore russo Boris Pasternak proprio in una sua poesia dal titolo “Febbraio”, di oltre un secolo fa , sembra racchiudere la sostanza poetica di quel  paesaggio,   e non sembri inappropriata l’idea di farne un sublime omaggio al combattente Navalny ( a sua moglie Yulia, alla mamma Lyudmila Navalnaya,  questa “madre Coraggio” sempre in giro per la Russia pur di incontrare il figlio Alexei  in carcere, mentre  oggi vaga per recuperare il suo corpo).   Nel riproporla, questa poesia dell’autore del dottor Zivago può essere un epitaffio sulla ingiusta fine dell’oppositore politico, ma anche inno alla libertà, a cui ha sacrificato la sua stessa vita.        ***** Febbraio  Prender l’inchiostro e piangere! Scrivere di febbraio a singhiozzi Finché  il tempo piovoso scrosciante brucia come una fosca primavera.   Prendere una carrozza. Per sei soldi, tra scampanìo e stridere di ruote recarsi là dove la pioggia torrenziale strepita più che lacrime ed inchiostro.   Dove, come pere incenerite, dagli alberi mille cornacchie  cadranno nelle pozze  rovesciando

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Cultura

“In morte del maestro elementare” nel mondo di ieri

E per togliergli di dosso la troppa polvere che ha ammantato questa benemerita figura di educatore. Era un mondo fatto a misura di bambini, tra gioco e studio. I loro giochi di strada e passatempi. La severità del metodo d’insegnamento che ha lasciato positive e indelebili tracce nella formazione e nel ricordo degli alunni.

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Politica

Quello scivolosissimo “regalo” che inguaia il “potente” di turno. Fenomenologia di un costume nazionale di ieri e di oggi. Episodi alla Balzac

Breve “Codice sul ‘regalo’” tra propria sponte e ricerca di utilità. Un gesto immemorabile, quello di regalare qualcosa a qualcuno che “conta” (pubblica amministrazione). Oggi persino la Cassazione ci mette naso e tenta di regolamentare. Disamina “popolare” di un fenomeno che d’un colpo ha assunto rilevanza sociale e anche giuridica, attraverso esemplari ma anche curiosi fatti di cronaca. ****** Nel rapporto personale (ma anche giuridico) tra le parti, irrompe da tempo il “dono”, o “regalo” che sia, al “potente” di turno, o ritenuto tale e dal quale, si presume, si voglia poi ottenere qualcosa in cambio, un favore, una facilitazione.       Oggi, con tanti occhi addosso, viene meglio specificato e regolamentato, connotandolo con la locuzione “ricerca di utilità”, nel contatto che si instaura con chi rappresenta la pubblica amministrazione. Si potrebbe pertanto rappresentare la situazione di chi voglia realizzare un disinvolto e pratico “do ut des”, messo in atto da qualcuno con “grilli per la testa”;  eppoi ci sono i casi   in cui si possono ravvisare “utilità” per entrambe le parti. Detto così, alla buona, il “potente” di turno potrebbe meravigliarsi del gesto ( di aver ricevuto un regalo), e a quel punto regolarsi di conseguenza: respingendo il dono, stizzito, non sapendone che fare, oppure  accettarlo di buon grado. Ma anche chiedersi per quale motivo quel Tizio/a si è scomodato a farlo.  Finanche può accadere che quel “benefattore”, a tempo debito, possa ricevere dal beneficiato poi il suo, di regalo. D’accordo, tutto teorico, quasi inverosimile, in questo pari e patta. Alla fine, chissà, anche un gesto elegante, amichevole e nient’altro da aggiungere, se non l’osservazione: “dobbiamo essere in tempi difficili, se “anche fare un regalo” ( o riceverlo) è diventato complicato, persino pericoloso!”. E comunque, a fare un po’ di storia, la domanda che subito viene in mente

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Economia

Rischio di malaffare sul turismo salentino. Soltanto la buona amministrazione può fermarlo. Una legislazione da rivedere per una industria turistica con tanti problemi

Un’estate di fuoco e non solo per le altissime temperature. Stavolta appiccato per davvero, ha inferto un durissimo colpo al turismo del Salento. Sulla “rete” ancora scorrono le immagini di tanta devastazione nella frazione marina di San Cataldo di Lecce. Un vero peccato poiché, dopo un lungo periodo di trascuratezza, era riuscita pienamente a rifiorire. Cento ettari di pineta andati in fumo con evacuazione di turisti e residenti, case bruciate e attività commerciali al collasso.     Un disastro difficile da rimediare. Tra tanta disperazione, il barlume di speranza, pensando di organizzare nei prossimi giorni (7 agosto ndr)  una giornata di “convivialità” con musica e attività varie; potrà servirà –hanno detto – come incoraggiamento collettivo e ripartenza, invitando tutti a partecipare. A Ugento, invece, gli ettari incendiati superano i centocinquanta. Si tratta di un’area tra le meglio posizionate nella scelta del turismo italiano e internazionale, con un’offerta che supera abbondantemente i trentamila posti-letto tra strutture alberghiere ed extra. Occorreranno almeno una quindicina di anni prima di far rinascere boschi e pinete. Che – parola di agronomi e delle stesse Autorità – sono state deliberatamente attaccati; basti considerare i quattro inneschi scoperti a San Cataldo e, nel caso di Ugento, la “perizia”, tutta  criminale dimostrata nell’appiccare il fuoco in giornate di forte vento di maestrale, facendolo partire dalla parte di una sommità. Parola di Vigili del Fuoco. Nessuno però si sbilancia sui veri motivi che spingono a questi atti criminali che, chiaramente, non sono opera di balordi. Nella maggior parte dei casi, riconducibili, invece, a strategie speculative e al tentativo di mettere le mani su un territorio fortemente appetibile per investimenti turistico-commerciali. Interventi certo consentiti e anche auspicabili (e nel tempo tanti già avviati), ma pur sempre nel rispetto delle leggi in materia. Altro discorso, e condensato di difficoltà di ogni

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Mondo

Ucraina, la guerra si complica. O va verso una soluzione imprevista?

Xi jinping scende finalmente in campo e chiama Zelenski. Nel giorno in cui viene preannunciata la controffensiva ucraina i bookmakers scommettono sulla fine della guerra e danno il via alla ricostruzione. Ignoto il “piano di pace” dei grandi della Terra. Lo scenario della forza di interposizione Onu. Intanto, su tutto, aleggia il rebus dei droni sul Cremlino

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Cultura

Norberto Bobbio? Avrebbe illuminato i “signori della guerra”

Ignorato o dimenticato il pensiero del grande intellettuale e senatore a vita sulla pace e sulla guerra. Una voce così profonda poteva essere d’aiuto al “dibattito” italiano e internazionale infarcito di ipocrisia, di forza e oscuramento del diritto. Da tempo la mano è passata alle armi e sono soltanto tre i Protagonisti mondiali (Usa, Russia, Cina), a decidere le sorti della stessa Ucraina. Per il resto dei Paesi (compreso l’Italia), un ruolo da tristi comprimari

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Politica

Che cosa succede nel Basso Salento? È allarme su tutta la linea

Sin dallo scorso dicembre! Impressionante “santabarbara” con una serie di incendi, attentati a Istituzioni, aziende, imprenditori, in un’area a rischio di spopolamento. E con la specificità di Casarano, presa di mira; da importante polo calzaturiero a vittima seriale del crimine. L’attenzione degli inquirenti è ora posta su altri 12 comuni del Basso Salento (di competenza della Compagnia dei Carabinieri di Casarano), chiamati a reagire

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