Per ultimo – ma che ultimo! – sul teatro di guerra ucraina si è affacciato Xi Jinping. Dopo aver “riflettuto”, ha telefonato a Zelenski; il presidente ucraino, lungamente, aveva “fatto la corte” al dragone cinese, capendo che solo il suo coinvolgimento può portare Putin a più miti consigli. Una mossa disperata, forse la sola possibile, che potrebbe fermare il conflitto.
E comunque – si considera – la Cina “qualcosa” ha già fatto, avendo presentato il suo “piano di pace” (si dirà: “una semplice bozza, resta tutto da vedere”). In ogni caso, precedendo nell’iniziativa la stessa Onu, indecisa sul ruolo che le spetta, e l’Europa che ha fatto blocco su posizioni americane. Di questo passo, per conseguenza, tutto continua ad essere affidato alle armi, che diranno chi sarà il vincitore e chi lo sconfitto.
![Tensione nello stretto di Taiwan con la Cina che dispiega caccia e droni spia: richiamati militari in pensione](https://wips.plug.it/cips/notizie.virgilio.it/cms/2023/05/xi-jinping-taiwan.jpg)
Xi Jinping
Ma succede anche qualcos’altro sui cui vale la pena riflettere. Germania, Francia, Spagna e, in ritardo, l’Italia, che non pensano a come fermare la guerra, a come adoperarsi perché, quantomeno, ottengano un “cessate il fuoco” (ammesso che abbiano mai avuto in testa la cosa), e con i combattimenti che infuriano, già si accapigliano sulle spoglie dell’Ucraina, candidandosi a concorrere alla sua ricostruzione. Vale a dire che, in virtù della loro capacità industriale, del loro know how, metteranno mano ai lavori e rimettere in piedi città, borghi e villaggi distrutti dai bombardamenti russi. Tanto – sembrano dire – “un giorno la guerra finirà!”
Mille, duemila miliardi di euro per i danni provocati dalla guerra; questa la prudente previsione (ma già si parla di dieci volte tanto). Incontri bilaterali con l’Ucraina avvenuti per tempo e via ai progetti. Con le varie imprese di costruzione e logistica che magnificano le loro professionalità; poco importa che ciò avvenga sulla mattanza di centinaia di migliaia di morti tra militari e civili. Scommettono, come freddi bookmakers, sulla fine della guerra e quando gli si chiede se non sia “troppo presto” per pensarci, rispondono che debbono trovarsi pronti e preparati a intervenire. Insomma, quello che cresce è soltanto il cinismo per una guerra che non sembra più interessare l’opinione pubblica, se non per le conseguenze che per gli “occidentali” possa avere il costo del petrolio e dell’energia elettrica.
Di tutti gli attori, poi, a vario titolo coinvolti nel conflitto, ciascuno mantiene il suo disegno imperiale: a cominciare dalla Russia di Putin che ha scatenato una guerra devastante; così come gli Stati Uniti d’America, altro deus ex machina di tutta la vicenda e, si può dire, preminente fornitore di armi all’Ucraina.
![Biden Wants to Be President Into His 80s. How Might Age Affect His Health? - The New York Times](https://static01.nyt.com/images/2023/02/27/multimedia/WELL-BIDEN-AGING6-kqcm/WELL-BIDEN-AGING6-kqcm-superJumbo.jpg)
Biden
Oggi, avviene per la defilata Cina, che comincia ad agitarsi per i riflessi negativi della guerra sulla sua potente rete economica, la stessa India vuole dire la sua. In tutto ciò, e per un gioco di sottrazione, l’Ucraina sembra quasi un “accidente della storia”. a cui un po’ tutti promettono che riavrà i territori conquistati dall’”operazione speciale” russa.
![Guerra Ucraina, Bild: 'Kiev ha provato a uccidere Putin con un drone' | Sky TG24](https://static.sky.it/editorialimages/88d757a7f19d6c06339d40ea51503ceb5d646536/skytg24/it/mondo/2023/04/26/guerra-ucraina-bild-kiev-uccidere-putin/putin.jpg)
Putin
Insomma, per meglio specificare e per quanto viene ripetutamente detto, alla fine di questo enorme conflitto, l’Ucraina “riavrebbe” l’integrità territoriale. Però mentono, sapendo che non sarà così. Donbass e Crimea restano nelle grinfie russe e a meno di un cataclisma militare e politico (putsch interno, sconfitta sul campo) quei territori non saranno più ucraini, quantomeno non solo ucraini.
A questo punto, che fare? Nessuno, davvero nessuno è in grado di dirlo. Anche gli stessi analisti militari stanno esaurendo le loro parole. Disertano Tv e talk perché hanno poco da aggiungere, se non per la “curiosità” dei droni sul Cremlino. Con una novità, da tempo annunciata: si dà per imminente la “campagna di primavera”, la controffensiva ucraina, forte delle tante armi ricevute, per “mettere a posto” la Russia e farla ritirare a gambe levate dai territori occupati. Tutto a costo di altre migliaia di caduti. Dopodichè, secondo lo schema tracciato, si dovrebbe fare il punto sulla situazione. Una vera follia, e la prospettiva inquietante di non uscire più dal pantano. I “grandi” della Terra hanno sin qui fallito e solo un loro accordo in extremis potrà far intravedere una possibile via d’uscita. Che non può essere la pace, almeno come oggi la intendiamo (eppoi, come si riuscirebbe a ottenerla, dopo tanta devastazione e morte?) ma, tecnicamente, un “cessate il fuoco”. Dopodichè, corsa al tavolo.
Per fare che cosa? La “pax” imposta alla stessa Ucraina, con un accordo tra le parti; adombrata la corsa a una sostanziale forma di protettorato sulla cui formula l’Onu dovrà finalmente dire la sua.
L’Ucraina non potrebbe non accettare (lo “scambio”: la si aiuterà con la ricostruzione, in ogni modo possibile; si sosterrà nel tempo il suo rilancio economico). I rischi, comunque, restano sempre molto alti in caso di mancato o monco accordo; si perpetuerebbe nelle zone contese filo-russe la tragedia del Donbass cominciata dal 2014 nella disattenzione generale dell’Europa e che ha provocato 8mila morti!
A quel punto, e di fronte al fallimento delle trattative, solo una imponente forza di interposizione potrà mettere le parti a tacere, con l’Onu che finalmente s’interesserebbe della cosa. In che modo? Inviando in quei luoghi le forze necessarie a dividere le parti (l’esempio vicino riguarda il Libano, che accoglie la forza Onu, dispiegata sui confini israeliani, a seguito dei continui attacchi alle forze di pace Unifil). Uno scenario da incubo, (pericolo di terrorismo), da dover interessare le future generazioni.
Luigi Nanni – Giornalista, analista politico