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Occidente in fiamme

“Odessa in fiamme” era un film italo-romeno del 1942, appartenente al filone propagandistico del regime fascista. Era diretto da Carmine Gallone e diveniva drammaticamente bellico solo nella sua seconda parte quando la città di Odessa era messa a ferro e a fuoco per sottrarla alla conquista dei russi. Oggi, anche se Odessa è nuovamente al centro dell’attenzione mondiale per i bombardamenti e gli incendi che essa subisce. non sono le sue fiamme a preoccupare l’Occidente. Sono, in aggiunta a quelle della guerra russo-ucraina,  le “fiammate” popolari di Parigi e della Francia e di Tel Aviv e di Israele, a costituire il vero sintomo di un malessere  che, se non compreso e analizzato a fondo,  può diventare il prodromo di quel tramonto dell’Occidente preconizzato da Oswald Spengler. La domanda da porsi è: perché l’Occidente attraversa una crisi che non  ha eventi di equivalente gravità nel resto del mondo? Perché uno Stato di vecchia tradizione come la Francia, dotata di un sistema costituzionale che la Meloni vorrebbe “copiare” per la sua ambizione (l’esempio è sempre Mario  Draghi) di passare da Presidente del Consiglio dei Ministri a  Presidente della Repubblica Italiana, scricchiola così sinistramente? E si può aggiungere: perché l’America del Nord conosce gli assalti caotici a Capitol Hill nell’indifferenza delle guardie, i processi giudiziari incrociati e minacciati tra i massimi vertici dello Stato (quando i Presidenti non siano misteriosamente  assassinati), le stragi continue nelle scuole, il traffico di droga protetto dai servizi di sicurezza che in tal modo incrementano i loro introiti e tante altre “novità” sconosciute nei tempi passati?   E perché l’America centro-meridionale è divenuta una sorta di permanente poligono di tiro con bersagli non solo altolocati, caratterizzato da un contesto in cui lo Stato di diritto è stato sostituito da una fitta e più potente rete di organizzazioni criminali? E perché l’Unione Europea cincischia in goffi tentativi di

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