Legge elettorale, Lauricella «Servono clausole che spingano alla coalizione. Nella prossima legislatura si accentuerà la centralità del Governo»
Premetto che non credo che – di per sé – ridurre il numero dei parlamentari generi un vulnus alla rappresentanza. Di contro, le motivazioni che hanno condotto alla riforma mi lasciano profondamente perplesso, perché non solo non risolvono il tema dei “costi della politica” ma, soprattutto, rivelano uno scarso senso delle istituzioni e della stessa democrazia. Un dato è certo: la democrazia costa più di un sistema autoritario e su tale assunto è inaccettabile la logica del risparmio. Un’ipocrisia che ha riguardato anche il finanziamento pubblico ai partiti. Peraltro, il taglio del numero dei parlamentari non garantisce la qualità della rappresentanza. Questa dipende da chi forma le liste elettorali che, almeno fino ad oggi, ha perseguito e preferito la logica della “fedeltà” dell’eletto più che quella della “qualità” e della “dignità” della funzione del parlamentare. E in un sistema con un numero più contenuto di parlamentari tale criterio rischia di essere ancor più accentuato. Dirò di più: persino le liste bloccate avrebbero potuto (e potrebbero) essere un eccezionale strumento di selezione del parlamentare, ma in larga misura non è stato sfruttato in tal senso. Anzi, a volte è servito per sostituire un parlamentare non fedele, seppur competente, con un fedele acritico. Oggi la riforma è passata e non poteva che essere questo il risultato del referendum, alimentato soltanto dal senso di sfiducia e di “rivalsa” dell’elettorato rispetto alla classe politica. Dunque due interventi parlamentari – prioritariamente – si impongono: la modifica dei regolamenti parlamentari, per adeguarli alla nuova struttura parlamentare, e (almeno) la definizione dei collegi e delle circoscrizioni. Quanto alla legge elettorale, non ritengo che vi sia una essenziale connessione con l’esito della riforma. L’unica connessione che si ravvisa riguarda l’allungarne i tempi di discussione e approvazione, atteso che gli stessi parlamentari sono consapevoli della inevitabile sorte di un