Arriva “Re Artù”, non è una tavola rotonda, ma una tavola imbandita. Sanità pugliese, è terremoto giudiziario

Quel che sta emergendo dall’inchiesta “è una fedele rappresentazione del sistema Italia”. La Procura di Lecce indaga 21 persone: politici, amministratori, medici Asl. Il Gip: “Asservimento completo della funzione pubblica”. L’indagine sbarca nel Consiglio regionale della Puglia. La parabola di Salvatore Ruggeri

Per prima cosa si pensò alla pancia: casse di pesce fresco (accertato) e chilogrammi di aragoste (le migliori sulla piazza), dopodiché si passò al palato: vini pregiati (Berlucchi, basta la …parola!); regali per rinnovare contratti di lavoro presso il Consorzio Arneo. Siamo soltanto agli inizi.

Dalle carte della Procura di Lecce spuntano nomi e date, emergono nefandezze di ogni genere commesse alla luce del sole. Ancora: voti comprati e beffardo litigio tra sodali. Sì, perché durante le ultime elezioni regionali in Puglia, venne meno il “patto” sottoscritto e al suo posto fece capolino persino uno sgarbo. Non ebbero tutti i voti promessi.”Tanti soldi spesi  e non serviti a niente” (testuale). Il loro amico  non era stato né eletto, né degnamente suffragato. Un buco nell’acqua. Eppoi, che smacco! Pagare alla fine 150 euro a voto, invece dei 50 euro a voto “pattuiti”!

Questo il succo delle intercettazioni tra il politico Salvatore Ruggeri e tal Mario Pendinelli, oggi sindaco del comune di Scorrano e a quel tempo  in corsa per le regionali. Entrambi agli arresti domiciliari. Ancora: prestazioni sessuali estorte da Ruggeri a una donna per essere riconfermata e veder migliorato il suo posto di lavoro. Ancora: Scambio di favori, concorsi pilotati,  sanità svenduta con un paio di inchieste aperte a corredo e che hanno determinato le immediate dimissioni del direttore generale dell’Asl Lecce Rodolfo Rollo.

È la sostanza dell’”Operazione Re Artù”, con 21 indagati, alcuni dei quali agli arresti domiciliari, frutto dell’inchiesta condotta da Procura di Lecce e Guardia di Finanza di Otranto, e  che guarderebbe anche a Bari (due “avvisi” ricevuti anche dal presidente Emiliano, pare per vicende non direttamente collegate alla “Re Artù”),  in quel coacervo politico e grumo di potere che avrebbe determinato le scelte degli ultimi anni. E che secondo i bene informati, vede il vulnus in una legge elettorale regionale da cancellare, che consegna ogni potere al presidente della giunta. Insomma, Emiliano che governa come un monarca, senza opposizione politica e anzi campione indiscusso nella capacità di portare l’avversario dalla sua parte. Alla fine, Emiliano che vince ma – viene detto – in  una politica desertificata.

In questo clima è scoppiato il terremoto politico che può trascinare all’inferno diversi personaggi. Intanto nella Regione c’è fermento e non mancano le accuse. C’è chi si vuole smarcare, chi minimizza e parla di Ruggeri e altri, rifacendosi a un illustre precedente, come  isolati “mariuoli” , “mele marce” che hanno infangato la buona politica. Non mancano poi di dire che nutrono fiducia, con quel che segue. Detto in generale, uno schema collaudato, qualcosa di già sentito. Semmai – come nota lo stesso Gip – continuando a delinquere e sperando di farla sempre franca.

La incessante e multiforme opera di illecita svendita della funzione pubblica di cui gli indagati si sono resi responsabili ,attraverso una moltitudine di attività amministrative dipanatesi in un susseguirsi concatenato di condotte illecite di ogni genere, lascia ritenere che l’attività illecita sia proseguita anche successivamente alla chiusura delle indagini”.

Quando si dice parlar chiaro. Come nel dispositivo del Gip Simona Panzera che riguarda l’inchiesta condotta dalla Procura di Lecce e Guardia di Finanza di Otranto. S’è detto, trattasi di un terremoto politico- sanitario in ambito regionale e nel quale rifulge di luce propria un personaggio politico salentino che da oltre un quarto di secolo calca ogni scena politica: consigliere regionale, senatore, deputato, componente di amministrazioni, imprenditore di diverse società.

Si tratta si Salvatore Ruggeri, “Toto” per i tanti amici, vero deus ex machina della politica regionale, anche in assenza di vero incarico. Cosa che non è certo sfuggita al Gip Panzera che ha deciso per alcuni dei venti indagati misure cautelari più severe delle richieste del pm titolare dell’indagine Alessandro Prontera. Ancora Panzera: “I pubblici ufficiali coinvolti hanno tenuto gravissime condotte delittuose, sistematicamente commesse in danno della collettività, attraverso un asservimento completo della funzione pubblica a interessi privati egoistici e di pochi”.

E il gran numero di imputazioni fa argomentare alla Gip Panzera che si tratta di “condotte talmente gravi e sistematiche che non appaiono scalfibili neppure nell’ipotesi di dismissione di incarichi o pubblici uffici, posto che è principio di diritto enunciato reiteratamente dalla Suprema Corte, quello in base al quale l’aver ricoperto un incarico pubblico importa la costituzione di una rete di rapporti che sopravvive alla eventuale cessazione della carica pubblica”.

Senza neppure nominarlo, l’indice va dritto in direzione di Salvatore Ruggeri, un curriculum di prima grandezza, oggi ancor più noto  come imprenditore di diverse società. Originario di Muro Leccese, Salvatore Ruggeri è stato il vero fenomeno della politica salentina e pugliese. Lo è stato ancora sino a pochi giorni fa, facendo ancora parte del Consiglio di Amministrazione dell’Acquedotto Pugliese, da cui si è immediatamente dimesso a seguito dell’inchiesta (AQP, peraltro, sempre al centro di feroce disputa, da quando, sorprendentemente, il presidente Emiliano chiamò a dirigerlo un suo storico avversario politico, tal Simeone Di Cagno Abbrescia).

Da sempre sulla breccia, sempre associato all’UDC ( Unione di Centro, Casini per intenderci ma anche Cesa), senatore nella XV legislatura e deputato in quella successiva, negli anni tra il 2006 e il 2008, Salvatore Ruggeri è stato anche componente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata. Cosa che, ad inchiesta aperta, non ha trattenuto molti dal riflettere e inorridire, ove le gravissime accuse a lui ascritte mostrassero di avere un qualche fondamento.

L’ultima avventura politica, quella di riciclarsi come assessore al Welfare della Regione Puglia, con sempre le molte medaglie appuntate sul petto: Cavaliere della Repubblica, Commendatore, Grand’Ufficiale e forse qualcos’altro ancora. Personaggio  dall’indubbio peso politico che è sempre riuscito ad esprimere in ogni circostanza. Compreso l’ultima fase che lo ha visto promotore del progetto “Popolari per Emiliano”, nella lista che ha supportato il presidente nelle ultime elezioni regionali.

Ed è proprio in virtù di rappresentare questa forza politica, Emiliano ha compensato Ruggeri, nominandolo componente del Consiglio di Amministrazione dell’Acquedotto Pugliese. Sempre l’Ente che riappare come ambita mèta da scalare! Ed ora? Tutto in mano alla magistratura in cui si confida e si ripone la massima fiducia. È la formula di rito. Che si allunga col doversi riconoscere garantisti sino al terzo grado di giudizio quando, sino a prova contraria – si annota ritualmente – qualsiasi imputato dovrà considerarsi innocente. E nessun dubbio che così sarà.

Colpisce comunque la coincidenza temporale, la causa-effetto, forse una sorta di nemesi, tra l’apertura dell’inchiesta e la grande crisi della sanità pugliese, con errori a catena che seppure in parte si è dovuto riconoscere. Anche per questo c’è tanto scetticismo in giro. I giorni dell’inchiesta sono gli stessi delle file interminabili ai Pronto Soccorso (caso-limite a Lecce), delle visite specialistiche fissate anche a un anno di distanza, della mancanza di medici e infermieri, della svendita della sanità pubblica e del foraggiamento di quella privata, smantellamento di piccoli ospedali e mancati interventi ad assicurare le prestazioni.

Questioni  forse troppo grosse e complicate, ma non certo per larghe fasce delle popolazioni salentina e pugliese che scoprono peggiorare ogni giorno la loro condizione di vita. Dicono che seguiranno l’inchiesta della Procura di Lecce sapendo che a loro non porterà niente in tasca. È la politica sul banco degli imputati. E una condanna o licenziamento per qualche personaggio per loro sarà davvero grama soddisfazione.

 

Luigi Nanni – Pubblicista e analista politico

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