Alluvione Emilia-Romagna, Pnrr, energia, nucleare: parla il ministro Pichetto Fratin

La transizione energetica è una mission non più rinviabile. La posizione strategica italiana in Europa le consentirà di svolgere un ruolo fondamentale come hub energetico verso l’intera Europa. una quota di energia prodotta col nucleare sarebbe utilissima e incrementerebbe in maniera decisiva la nostra indipendenza e sicurezza energetica. Intervista al ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin

Quanto accaduto in Emilia Romagna invita a riflettere sul disastro che provocano questo tipo di eventi climatici estremi e imprevisti. Come si possono prevenire? Ci illustra i provvedimenti adottati con il decreto approvato nell’ultimo consiglio dei ministri?

Viviamo condizioni climatiche di crescente complessità. In pochi giorni, a distanza di pochi chilometri, siamo passati dalla secca dell’area del Po alla drammatica alluvione in Emilia-Romagna. Per prevenire, dobbiamo adattare il nostro territorio ai cambiamenti climatici: rendere i nostri sistemi naturali più resilienti e meno vulnerabili. Dopo anni, ci siamo posti l’obiettivo di aggiornare il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici: uno strumento programmatorio importante che metterà nero su bianco le migliori soluzioni per contenere i rischi. Per prevenire, bisogna anche investire sulla sicurezza del territorio e far arrivare a conclusione opere pubbliche contro il dissesto idrogeologico a lungo rimaste ferme. Intanto, nell’ultimo Consiglio dei ministri, abbiamo dato le risposte più tempestive all’emergenza, con interventi di sollievo alla popolazione colpita. Ci sarà poi da ricostruire e far ripartire un tessuto economico e sociale gravemente ferito.

 

 

Il Pnrr è una grande opportunità per modernizzare il Paese e renderlo ancora più ecosostenibile. Il governo chiede all’Ue di adeguare il piano a causa dell’aumento dei costi delle materie prime e qualche progetto potrebbe essere a rischio. Pensa sia il caso, per non perdere i fondi, di presentare come ministero altri progetti soprattutto per dare un impulso maggiore alla protezione dell’ambiente?

Il Governo italiano sta discutendo con Bruxelles come stanno facendo tutti i governi dell’Unione sulla attuazione del PNRR che ha delle difficoltà, perché è un piano pensato per uscire dalla crisi economica innescata dalla pandemia e si è sovrapposto a un’altra crisi, quella energetica, che è stata determinata dalla guerra in Ucraina.

Non credo ci siano problemi reali di perdere i fondi, come strumentalmente da parte dell’opposizione si ripete ogni giorno. C’è sicuramente da lavorare e operare, d’intesa con l’UE, quegli aggiustamenti che si rendessero inevitabili essendo cambiato nell’ultimo anno il quadro geopolitico ed economico di riferimento. 

I fondi per l’ambiente sono già moltissimi, circa 60 miliardi di euro. Prima di chiedere altri fondi bisogna impegnarsi ad investire bene e velocemente le risorse già stanziate.

L’emergenza siccità è un grande problema mondiale, l’Italia è particolarmente colpita negli ultimi tempi. Quali sono i provvedimenti presi dal suo ministero? Cosa ne pensa degli impianti di desalinizzazione?

Nei mesi scorsi il governo è intervenuto in modo strutturale per affrontare il problema della siccità. Non ci siamo limitati a nominare un Commissario per tamponare la fase emergenziale, ma abbiamo messo in campo tutti gli strumenti necessari per contrastare questa crisi e assicurare, in via prioritaria, l’approvvigionamento di acqua per gli ecosistemi, l’idroelettrico, l’agricoltura e le attività produttive. Innanzitutto, abbiamo impresso una svolta alla governance del settore idrico, con l’istituzione di una Cabina di Regia dei ministeri competenti e di un Commissario straordinario nazionale. Poi abbiamo introdotto importanti misure di semplificazione per realizzare e potenziare le infrastrutture, regolare i volumi degli invasi, aumentare la resilienza dei sistemi idrici ai cambiamenti climatici e ridurre dispersioni di risorse idriche. Tra le norme proposte dal MASE in particolare c’è anche la costituzione, dell’Osservatorio distrettuale permanente sugli utilizzi idrici, che accompagnerà con dati aggiornati il governo integrato della risorsa acqua.

Per quanto riguarda i dissalatori, abbiamo introdotto notevoli semplificazioni per realizzazione degli impianti perché riteniamo che sia una strada che il nostro Paese debba percorrere. Ne siamo convinti perché ci siamo confrontati con altri paesi che li impiegano con successo, come ad esempio Israele. Al di là dell’impegno del governo, certamente è importante che tutti acquisiscano la consapevolezza che è importante risparmiare e non sprecare l’acqua, proprio come abbiamo imparato a fare con l’energia.

 Questione energetica. L’obiettivo è superare la produzione da fossile. Ci spiega cosa farà il ministero e quali saranno i benefici per l’ambiente?

La transizione energetica è una scelta strategica non rinviabile. L’impegno del Ministero è massimo perché il nostro obiettivo è quello di puntare sulle rinnovabili, in maniera esponenziale,  cosi da poter garantire ad esempio che entro il 2030 oltre i due terzi della nostra energia elettrica sia prodotta da rinnovabili, così come aumentare la quota delle rinnovabili nel settore dei trasporti e dell’energia termica. Allo stesso modo dobbiamo puntare sull’efficienza energetica, per ridurre la nostra dipendenza dall’estero e rafforzare la nostra sicurezza energetica. Le fonti green, infatti, rappresentano non solo una risposta all’esigenza della lotta al cambiamento climatico ma anche un fattore per garantire gli approvvigionamenti a imprese e cittadini.  

Per questo ho posto al centro dell’azione del Ministero gli interventi per snellire le procedure di autorizzazione e garantire tempi certi di realizzazione degli impianti. Il raggiungimento degli obiettivi europei, tra cui l’installazione di 80 GW aggiuntivi di energia rinnovabile al 2030, si raggiungono mediante una rapida individuazione delle aree idonee per le rinnovabili, attraverso i meccanismi di incentivazione delle fonti green e la diffusione capillare delle comunità energetiche sul territorio. Senza dimenticare che la posizione strategica italiana in Europa le consentirà di svolgere un ruolo fondamentale come hub energetico verso l’intera Europa.

Lei è favorevole all’energia nucleare ma siamo in un Paese dove gli ambientalisti, gli amministratori locali e anche la burocrazia, bloccano ogni forma di dialogo per lo sviluppo. In questo caos la gente non comprende bene quali potrebbero essere i vantaggi del nucleare di nuova generazione. Pensa sia il caso di avviare una serie di iniziative di comunicazione più territoriali per superare i pregiudizi verso una delle energie più controverse ma sicuramente più convenienti per lo sviluppo dell’Italia?

C’è la presa di posizione del Parlamento che alcune settimane impegna il Governo in questa direzione. Nella mozione approvata infatti si chiede di “favorire una campagna di informazione oggettiva, basata su rigore scientifico, al fine di evitare opposizioni preconcette, con la consapevolezza che il problema dell’accettazione sociale rappresenti una tappa essenziale per la realizzazione di qualsiasi impianto energetico”.

Io credo che in questa materia la corretta informazione sia fondamentale. In Italia si è votato due volte sul nucleare subito dopo i disastri di Chernobyl e Fukushima. Oggi la tecnologia nucleare si è evoluta enormemente anche in termini di sicurezza. Oggi si parla di piccoli reattori e di centrali di quarta generazione. Contestare “a prescindere” il nucleare è come essere oggi contro gli smartphone perché non ci piaceva nel secolo scorso il Commodore 64.

Io penso invece che se vogliamo raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione senza traumi sociali ed economici, una quota di energia prodotta col nucleare sarebbe utilissima anche al fine di garantire la fornitura di energia in maniera continuativa e potrebbe incrementare in materia decisiva la nostra indipendenza e sicurezza energetica.

 

Simone MassaccesiRedattore

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