Grande successo di pubblico e di critica – e non è solo un modo di dire – alla mostra di Sergio Gotti “La ricerca dell’invisibile” alla Pinacoteca di Gaeta.Si è svolto, nella Pinacoteca comunale d’Arte contemporanea “Antonio Sapone”, il vernissage della personale di Sergio Gotti, “La ricerca dell’invisibile”, ispirata al libro Le città invisibili di Italo Calvino, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita.
Parallelamente a questa iniziativa, la città di Gaeta propone la XXXV Edizione del Porticato 2023 dedicata a Calvino e intitolata Peso e leggerezza..
Numerose le opere esposte: alcune di recente creazione, altre già esposte tra maggio e luglio 2023 nell’area archeologica delle Sacre Stimmate a Velletri (https://abitarearoma.it/la-ricerca-dellinvisibile-di-sergio-gotti/).
Dopo i saluti istituzionali dell’assessore Gianna Conte, del delegato alla Cultura Gennaro Romanelli, del direttore Antonio Lieto e del direttore artistico della Pinacoteca Vincenzo Lieto, gli interventi del prof. Marcello Carlino, della prof.ssa Michela Marconi e del dott. Henos Palmisano hanno illustrato doviziosamente la mostra a un nutrito gruppo di visitatori attenti e concentrati.
Le mirabolanti e fantastiche creazioni del maestro Gotti prendono vita in un atelier-teatro, situato in una viuzza del borgo vecchio di Velletri. Le forme variegate, che nascono dalle sue mani e dalle quali si resta fin da subito affascinati, sono fatte con grandi fogli di cartone, che gli consentono di realizzare costruzioni enormi, ma al tempo stesso leggere, smontabili e facilmente trasportabili: frutto di elaborate idee, scaturite da un attento studio e una sensibilità ai problemi sociali e ambientali.
All’inizio sono solo sagome, che profumano di carta liscia o ruvida, piana oppure ondulata, vuota o a strati fittissimi, ed è così che le agili dita disegnano nel vuoto, e pian piano, guidando seghetti e taglierini, creano il volume: si trasmigra dalla bidimensionalità alla realtà tridimensionale, aggiungendo via via accenti e ritmo.
In questo materiale la fisicità è tangibile, ma ne intuisci la fragilità e al tempo stesso il desiderio di eternità: è soggetto a piegarsi, a strapparsi, a bruciare o perfino dissolversi in pochi brandelli lacerati dall’acqua, eppure l’idea impressa da Sergio Gotti resta come una maschera ironica a suggerirci che è proprio l’invisibile ciò che cerchiamo e di cui abbiamo bisogno.
La fisicità è biologica e sembra quasi di sentir fluire ancora la linfa scorrere dalle radici lungo i rami fino alle estreme propaggini delle foglioline di un albero, racchiuso in un rassicurante dodecaedro, che lo protegge da un’umanità distratta e maldestra.
Infine, la fisicità delle opere di Gotti è ecologica: dopo tanti anni in cui ha utilizzato ogni tipo di materiale, oggi sa che per dare concretezza alla sua ricerca dell’essenziale, che è invisibile, non servono materie pregiate o preziose, anzi è dall’humus che proviene la forza rigenerante, è da quel magma caotico e antico del nostro pianeta che si genera la spinta a rinnovarsi, e l’umile semplicità del cartone è la giusta risposta alla richiesta urgente di non sciupare risorse, riutilizzando e riciclando.
Attraversando le sale, guidati dal Minotauro, si entra in un labirinto ludico, in cui ogni passo non è vano, diventa sfida e conquista, è inizio e fine al tempo stesso, in un infinito gioco combinatorio di quesiti e soluzioni; poi siamo sotto un albero immenso a fare un girotondo insieme a quattro bambini; alla fine il nostro sguardo si proietta in avanti come quello del giovane Icaro, vestito da aviatore, che è pronto al “folle volo”, di fronte al mare di Gaeta: è lo sguardo di Sergio, che è carico di un desiderio esorbitante, di una spinta a costruire una forma, dapprima solo immaginata, poi, come un instancabile artigiano, fabbricata e resa oggetto, valore del quotidiano, un tentativo di dare significato all’invisibile, che è inafferrabile e incomprensibile oppure una reazione all’invisibile che ci permea intrinsecamente e ci trasforma in entità alienate?
Il faber Sergio Gotti, come in una fiaba, trasfigurandosi in un fanciullo dall’incredulo candore, istintivamente si riscopre bambino, che cerca la propria interiorità attraverso gli occhiali, che amplificano la realtà virtuale, oltre l’enigmatico vuoto del mondo. Il fanciullo ipercinetico, non più figura anonima, ma potenziale eroe, corre più veloce del suo cuore, si ribella all’effimero, e dall’interno del dedalo misterioso, grida coraggiosamente il suo canto.
Il vuoto attorno alle città sospese e agli alberi alati si amplia e nel suo accumularsi diventa insopportabile e schiacciante, ma poi si carica di tensione per il pieno, pieno di figure, di colori e di suoni, che il maestro Gotti crea riuscendo ad interpretare, in modo originale ed efficace, il pensiero di Calvino.
La mostra sarà fruibile:
il giovedì dalle ore 10 alle ore 13
il venerdì, sabato, domenica dalle ore 11 alle 13 e dalle ore 16 alle 19
il lunedì, martedì, mercoledì solo su prenotazione ai numeri 3392776173 e 3203282380
Michela Marconi e Henos Palmisano