Quando si parla di emancipazione femminile il rischio di scivolare in cose risapute e già dette è dietro l’angolo. C’è chi pensa che sia un tema ormai superato e chi invece avverte la necessità di vigilare perché nulla è definitivamente acquisito.
Su questo tema si è svolto un convegno tenutosi presso la Camera di commercio di Roma dal titolo “Donne e Diritti”, che ha visto l’intervento di autorevoli relatrici capaci di coniugare cursus honorum e famiglia.
Alfonso Celotto (ordinario di diritto costituzionale presso il dipartimento di giurisprudenza dell’Università degli Studi Roma Tre) – stavolta più in veste di moderatore che in quella solita di giurista illuminato – è entrato a gamba tesa (i latinisti avrebbero preferito “in medias res”) nel vivo della questione, ricordando come le donne abbiano avuto accesso al voto soltanto nel 1946. Sottolinea poi come nel 1946 in Assemblea costituente siano state elette solo 21 donne su 556 deputati e che, fino al 1975, il nostro codice civile prevedeva che il marito fosse il “capo della famiglia”.
L’avvocato pone poi l’accento sull’adulterio della donna, connotato da un disvalore diverso, non solo sociale, ma anche giuridico, fino al 1969. Bisogna poi rammentare che magistrato, prefetto e militare sono state carriere per secoli riservate ai soli uomini.
Pensiamo che fino al 1960 la donna che contraeva matrimonio poteva essere licenziata e che la prima maratona olimpionica che ha visto correre una donna è del 1984.
Insomma, conquiste recenti, che fanno molto riflettere sul quadro fallocratico e sovranista che ha egemonizzato il mondo intero per secoli e da cui, ancora oggi, facciamo difficoltà a distaccarci.
Interessanti le letture di Gaia Messerklinger sulle donne che fecero la Costituzione, che hanno intervallato le interviste a Silvana Sciarra (giudice della Corte costituzionale dal 2014 al 2023 e presidente della stessa dal 20 settembre 2022 alla scadenza del mandato, la seconda donna a ricoprire tale carica. Socia corrispondente dell’Accademia dei Lincei e presidente del comitato direttivo della Scuola superiore della magistratura dal 12 marzo 2024) ed a Chiara Coricelli (ad della Pietro Coricelli, attualmente la più grande azienda olearia italiana).
Silvana Sciarra appare sorniona e si definisce “una donna fortunata”, raccontando le difficoltà di inserirsi in un ambiente maschile com’era quello accademico degli anni di piombo.
Ci tiene a sottolineare, però, come nel suo percorso abbia incrociato colleghi e mentori uomini che l’hanno sempre trattata alla pari (all’epoca purtroppo non era affatto scontato), spronandola a proseguire la sua carriera anche dopo la nascita delle due figlie (che considera “le cose più belle della sua vita”); certamente una carriera luminosa, paragonabile a quelle di pochi suoi colleghi maschi.
Chiara Coricelli è una donna tenace ed assertiva che dirige l’azienda di famiglia con successo e determinazione. È l’ultima di quattro figli, tutti maschi tranne lei, ma avete capito bene, a tirare le redini dell’impero c’è lei, in barba al maggiorasco ed al maschilismo.
Nonostante ciò è madre di due figlie e “moglie devota” (parole sue), riconoscendo al marito il ruolo fondamentale di compagno di vita insostituibile.
Insomma, sembra esserci una piccola isola felice dove la parità sembra essere stata raggiunta, eppure… chissà quando vedremo salire una donna al Colle.