Uno dei fenomeni consustanziali all’iper comunicazione globalizzata,
che caratterizzano la nostra attualità, in cui c’è una deriva omologante
e una originalizzazione povera e folcloristica, tipica di ogni mass cult, è
quello detto dell’acculturazione.
Tutto un sommovimento che sta creando isole e isolotti, comportamentali, etici, linguistici, che rompono più di quanto
non costruiscano, i cui aspetti fondamentali sono di appiattimento dei
fondamentali umanistici e superstima per quelli del neo positivismo scientizzante e di aspetti contro culturali, religiosi, fondamentalisti e neo occultisti, di cui fa parte tutto il pianeta terrapiattista e complottista (che per fortuna non hanno intaccato i vertici del cammino della conoscenza e della religiosità plurale).
Un aspetto positivo, direi di fondo, della scienza fisico matematica, è quello di non ammettere dogmi, ma i suoi cascami creano una oppositività dialettica di massa, che è un fattore di notevole
turbamento, come testimoniano gli squilibri degli omnipresenti social, che
sono paragonabili, con paragone forzato, che rende l’idea, ai miliardi di
topi, che stanno sotto la superficie, dei nostri incerti passi e delle nostre
ragioni euclidee, che si basano su ipotesi, date per vere, fino a prova contraria.
Stiamo assistendo al separarsi tettonico, di una zolla di paradiso per pochi
e di un inferno per molti; e mi servo, per esempio dell’isola caraibica di
Hispaniola, divisa in una San Domingo per i figli degli “dei” e una Haiti per
I dannati della terra. Non parliamo della libertà, nel senso giusnaturalistico
e del diritto, che appartiene ad una ridotta del mondo, mentre tutto il resto
è odio e passione insana per la morte.
Io che scrivo e non appartengo a nessuna ortodossia, son certo della parte in cui sto e che nessuno mi metterà sotto inchiesta per il mio pensiero, che coinvolge solo me quanti vogliono accostarlo.
Molti anni fa, ho visto un film, a colori, muto, di cui non ricordo neanche il titolo;
si trattava della scena di un grande mercato, in cui un imbonitore dava specchietti
e cianfrusaglie in cambio di oggetti di antiquariato vero, fino a quando non arrivò
un “messia”, che con le mani sui visi, insegnò a tutti ad articolare il vecchio verbo
e così ognuno, uno dopo l’altro, come rinato, si staccava dalla massa, andando
a casa a prendere gli specchietti e le cianfrusaglie e pretendere la propria storia,
mettendo in fuga l’imbonitore. Non ricordo altro. E non sono sicuro di averlo
visto davvero e forse l’ho sognato.
Ho qui, sul tavolo, un libro di Jacques Attali, che ha per titolo Storia del futuro; si tratta di un breviario, di un catechismo, che a partire dalla storia delle capitali del mondo, dopo l’anno mille, Bruges, Venezia, Anversa, Genova, Amsterdam, Londra, Boston, New York, Los Angeles ( alias
Santa Maria degli Angeli di Assisi) a cui aggiungo, Shanghai e Tokio.
Un giro nel tempo, dal passato, al presente, al futuro, da denominare con tre puntini…!
Tanto per dire che il mondo gira e la storia passa dappertutto, ma non si ferma,
per cui non abbiamo punti fissi di riferimento, ma mobili, per cui ci dobbiamo
attaccare alla cultura, alla trascendenza e non diventare pupi dell’acculturazione,
cioè oggetti mercato avariato.
Dobbiamo conservare il nostro centro di gravità permanente, il nostro cerchio, con il suo pigreco che ci conduce ad infinito, dove passato, presente e futuro non possono che portarci : il contrario del labirinto.
Francesco Gallo Mazzeo – Professore emerito all’ ABA di Roma. Docente di linguistica applicata ai nuovi linguaggi inventivi delle arti visive al Pamtheon Institute Design &Technology di Roma e Milano