Canto del Gallo/26 – Immaginazione. Fine del tempo

L’impressione è quella di essere sempre nel presente e che le nozioni
di passato e di futuro, interessino solo gli storici e i filosofi, mentre
quelli che hanno la “testa sulle spalle”, badano al sodo, attenti alle
psicologie dell’essere e dell’apparire.

Ma, come abbiamo ormai scontato,
siamo immersi in specchi ed enigmi che ci fanno credere, quello che
ad un vero sapere, apparirebbe come una fantasticheria del sogno, che
non si ferma alla follia della notte, ma prosegue anche nel giorno
facendoci inseguire chimere dell’effimero e dell’irreale.

Usciti dalle velleità del materialismo storico e dialettico, dalle pesantezze della
cultura positivistica, che riduceva tutto ad una azione / reazione
ad un composto chimico, burlando l’idealismo come sottocultura
della nostra immaginazione, in cui tutto avviene, avvolgendoci
in una grande monade, in cui siamo tutti, individui e specie
umana, incollati a questa piccola sfera di una galassia secondaria,
a scontrarci su tutto, mentre tutto scorre, indipendentemente
da noi.

Ignota ci è, la nostra origine, terribile racconto che ci
àncora ad un passato imperscrutabile, ma abbiamo anche là
fantasia che ci proietta in una alterità, che si chiama memoria,
immaginazione, intuizione, fantasia. Siamo tutto cervello, il resto
è macchina , bellissima organizzazione che senza di esso muore,
cessa di esistere e si estingue nella terra da cui proviene.
Cervello produce mente e quindi idea del tempo e dello spazio
(che ha funzionato anche prima che diventasse spazio / tempo);
e questa nuova concezione spazio temporale ha influenzato
la stessa idea di realtà (che si riduce a reale in forma psicologica,
esperienziale) differenziandola da una irraggiungibile realtà.
Ci stiamo convincendo di essere sempre in un invincibile passato,
perché il tempo è troppo veloce e non parliamo della luce. Infatti,
come dice Fritjoff Capra nel suo Il Tao e la fisica, noi vediamo
sempre nel passato, che sia di pochi secondi che di milioni di anni
luce, l’attualità ci sfugge, nell’enigma di Cronos, che vive nel sogno,
ma continua a divorare gli eventi, fino a quando anche esso stesso
sparirà; ed è allora che l’orizzonte degli avvenimenti si rivelerà
in un modo che oggi non possiamo comprendere e tutto ciò sarà
eternità.

 

 

Francesco Gallo MazzeoProfessore emerito all’ ABA di Roma. Docente di linguistica applicata ai nuovi linguaggi inventivi delle arti visive al Pantheon Institute Design & Technology di Roma e Milano

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