Petrolio ed energia? Sono democratici. Intervista al presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli

Qualche giorno fa, ha detto che “…il petrolio è democratico…” perché costa poco, è un’enorme ricchezza e, soprattutto, permette a tutti, oggi, di avere a disposizione una grande quantità di energia e di fare molte cose.  In passato, neanche i Faraoni dell’antico Egitto o gli aristocratici disponevano di una tale quantità di energia, figuriamoci il resto della popolazione. Anzi, consente a tutti di non patire il freddo, di muoversi liberamente e di non concludere la propria giornata al calar del sole. Ma il prof. Davide Tabarelli, fondatore e presidente di Nomisma Energia, ha anche ricordato che queste cose, ancora oggi, non sono a portata di mano per tutte le popolazioni che abitano il pianeta e che, quindi, dobbiamo pensare a chi ancora non ne dispone per non lasciare indietro nessuno. Beemagazine.it gli ha chiesto di darci una visione d’insieme su quanto attende noi e l’Europa nel prossimo futuro.

In questi ultimi giorni i giornali ci dicono che avremo, di nuovo, bollette più care per i consumi energetici: ma non avevamo superato questo problema?

Intanto, quando diciamo più o meno dobbiamo sempre dire anche rispetto a cosa e, le bollette di adesso sono molto più basse rispetto a quelle della scorsa primavera, come anche rispetto a quelle di un anno fa. C’è stato un crollo degli importi delle bollette sia all’inizio di quest’anno sia in primavera, ora è fisiologico che ci sia un leggero rialzo anche perché andiamo verso l’inverno, periodo di massima ripresa dei consumi, in particolare di quello del gas da riscaldamento, e perché la guerra è ancora in corso e noi, che dipendevamo al 40% dal gas russo, potremmo ancora avere qualche squilibrio.

Ma, dall’inizio di questa guerra, non ci siamo organizzati in qualche modo per differenziare le nostre fonti di approvvigionamento energetico?

Un po’ sì, nel senso che rispetto ai prezzi dell’agosto 2022 eravamo a 300 euro e ora siamo a 35/40. Certo, siamo quasi al doppio rispetto ai 20 che sono i prezzi a lungo termine ma, affrancarsi totalmente dalle importazioni russe è un processo lungo che necessita di tempo. Dunque, per quest’inverno potremmo ancora avere qualche impennata poiché potrebbe venire a mancare del gas.

Lei ha detto in molte occasioni che, comunque, i prezzi dell’energia restano alti: come mai?

Innanzitutto, restano alti in Europa. Il prezzo del gas, in particolare, che porta con sé il rialzo del prezzo dell’energia elettrica che, appunto, si fa soprattutto con il gas. Questa oscillazione dei 35/40 euro si paragona a quella degli Stati Uniti che è 6 dollari: questo ci dà l’idea dell’eccezionalità della situazione europea. Poi, noi abbiamo anche un rialzo dei carburanti dove, soprattutto in Italia, incidono molto le tasse, e il petrolio, che è risalito verso i 95 dollari al barile perché i produttori, in particolare l’Arabia Saudita, hanno deciso di tagliare la produzione mentre la domanda continua a salire perché, nonostante tutti i nostri buoni propositi, gli slogan e gli obiettivi molto ambiziosi, continuiamo a consumare benzina e gasolio perché, specie nei trasporti, non c’è alternativa al motore a combustione interna. O facciamo un altro tipo di mobilità, smettiamo di usare la macchina facendo solo piccoli percorsi spendendo un sacco di soldi per l’auto elettrica oppure continuiamo così.

Alla luce di questo, è ancora possibile sostenere la presidente europea Ursula von der Leyen nella sua scelta economica sulle energie rinnovabili?  

Va fatta una premessa: le politiche energetiche, da sempre, e anche in Europa, sono definite con tre obiettivi fondamentali di cui uno è l’ambiente, di cui parliamo da anni, l’altro è la sicurezza e, il terzo, è la competitività. Riguardo alla sicurezza, l’anno scorso, abbiamo visto che qualcosa è andato storto con quei prezzi così ma c’è qualcosa che non va rispetto agli altri due. Però, l’ambiente è quella cosa su cui è più facile fare annunci e raccogliere consensi e quindi conviene insistere ancora su questo. Ma non dobbiamo dimenticare gli altri due. Del resto, in Europa sta cambiando un po’ la situazione, visto che il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, rivoluzionario ecologico e ambientalista, si è dimesso, e che in molti partiti, presenti all’interno del Parlamento europeo, ci sono parlamentari completamente antiecologisti che si stanno portando dietro altre problematiche. Abbiamo, quindi, incentrato e preparato la politica europea, che è la cosa più preziosa che abbiamo poiché è espressione delle nostre democrazie che tutto il mondo ci invidia e vuole imitare, su qualcosa che non si può attuare né facilmente né in breve tempo. Ed è responsabilità di tutti noi, anche mia, spiegare alle persone che noi europei non possiamo risolvere da soli il problema del cambiamento climatico con il nostro 7% di emissioni.

Le energie rinnovabili non sono ancora in grado di sostituire in pieno le fonti fossili, giusto?

Certamente sono utili per aiutare la transizione… serve tutto. Ma sono disperse, piccole. Tutt’ora nel mondo, in Europa e in Italia, la principale fonte rinnovabile rimane l’idroelettrico, fatto nei grandi laghi, come da noi c’era il tristemente noto Vajont. Adesso è impossibile da fare. In Italia facciamo circa il 20% della nostra energia totale complessiva con le rinnovabili, di cui, nell’ordine, quella più importante e più usata, è l’energia “dei poveri”, cioè da biomassa. Poi, dopo molto, abbiamo l’idroelettrico per l’elettricità e, infine il fotovoltaico e l’eolico. Le rinnovabili, lo sappiamo tutti, ambientalisti compresi, non sono ancora in grado di darci quella densità energetica, che abbiamo impiegato ben tre secoli per raggiungerla, per rendere l’uomo libero e sicuro. Certo, a volte consumiamo in maniera esagerata, come quando organizziamo i Gran Premi di Formula 1 dove i motori corrono e consumano. Ma non si può vivere solo con le rinnovabili. È giusto che investiamo e facciamo ricerca come per l’idrogeno verde. Ma ancora, solo con le rinnovabili, non ce la si fa. Magari con il nucleare…

Lei è d’accordo sull’utilizzo del nucleare? E poi: la denominazione “nucleare pulito” è corretta?

Non mi trovo con queste definizioni “nucleare pulito” o “carbone pulito”. Dobbiamo intanto dire che tutt’ora, in Europa, la prima fonte di produzione elettrica, grazie alla Francia, viene dal nucleare. E sono impianti relativamente nuovi. Fra l’altro, l’Italia importa tantissimo nucleare dalla Francia, dipendendo almeno per un 15% di importazione di elettricità, cosa che indica un’estrema debolezza. Ma noi abbiamo avuto dei Nobel per la fisica come Fermi, una scuola della fisica nota in tutto il mondo. Ora vediamo al cinema il film sul fisico Robert Oppenheimer, che è un successo e vincerà degli Oscar, e devo dire che quando incontro gli studenti all’università vedo che c’è una sensibilità maggiore su questo tema. Del resto: i fossili inquinano ma non ne possiamo fare a meno; vogliamo ridurre le emissioni, allora utilizziamo tutto, anche le rinnovabili, così riduciamo l’uso dei fossili e, serviamoci anche del nucleare. Altrimenti siamo in una trappola! Il consumo dei fossili non diminuirà nei prossimi anni, di questo sono sicuro.

Per utilizzare l’energia nucleare sarà necessario indire un nuovo referendum in Italia, dove ne sono già stati fatti due dai quali è uscito sempre parere negativo, magari spiegando meglio alle persone la tecnologia che si utilizza adesso?

Ho votato, nel 1987 così come nel 2011, a favore del nucleare e abbiam perso sempre. Credo che, se dovessimo fare un altro referendum, il nucleare perderebbe nuovamente perché la gente non lo vuole, ed è un problema di tutte le democrazie avanzate ovvero non volere degli impianti accanto a casa. Però spetta a noi spiegare, è un tentativo che va comunque fatto. Noi siamo delle democrazie in cui la gente vota dopo essersi informata, quindi, bisogna parlare e motivare il perché determinate scelte sono giuste. Ci sarà sicuramente un nuovo referendum poiché è facile raccogliere 500mila firme su questo argomento.

Spostandoci dal nucleare al gas, finiremo come con i rigassificatori di Piombino e Vado, dove ancora oggi stiamo a discutere sull’opportunità di realizzarli o meno…?

Certo, sembra un paradosso, siamo riusciti a fare il rigassificatore a Piombino con l’impegno di quegli 80 milioni di euro per le bonifiche, che paghiamo tutti noi. Ma è una piccola goccia rispetto ai soldi che noi italiani paghiamo in più per l’incapacità di realizzare un sistema energetico efficiente. E la responsabilità è di tutti, anche di chi le sta parlando, perché evidentemente non spieghiamo bene alle persone che questi impianti sono sicuri e che non ci devono essere timori.

 

 

 

Perché un rigassificatore, oggi, è da considerare sicuro? Quali caratteristiche tecniche possiede?

Innanzitutto, non è pericoloso, non è insicuro. La tecnica ci spiega che gli impianti e i motori sono sicuri, che ce ne sono in tutto il mondo, sono circa 50. Noi, in Italia, ne abbiamo uno a Livorno che è in funzione ormai da parecchi anni. E ne abbiamo un altro di fronte a Rovigo. E, di questa tipologia, ce ne sono tantissimi anche a terra, e non è mai successo alcun incidente. È così che nelle cucine e nelle nostre case, abbiamo il gas, che in Italia, copre per il 90% degli impianti di riscaldamento. Tali impianti sono sicuri e, se danno problemi, sono assolutamente gestibili.

Altro tema “caldo” per noi, sono le case green che preoccupano molto gli Italiani poiché siamo il Paese europeo con la più alta percentuale di proprietari di case: come evolverà questa faccenda?

Efficienza energetica e rinnovabili fanno parte della stessa tendenza a voler migliorare le condizioni delle abitazioni. È la lunghezza del passo che dovrebbe variare ma stiamo facendo il passo più lungo della gamba, la Commissione è caduta e sta rivedendo un po’ le sue indicazioni, come è avvenuto per l’auto elettrica: saremo costretti a rivedere degli impegni che sono troppo ambiziosi, come altri su versanti diversi. Anche sulle case, il passaggio totale alle pompe elettriche abbandonando la combustione delle caldaie a gas è una cosa assurda sia nel lungo che nel breve termine perché noi abbiamo dato, con l’Ecobonus, tantissimi soldi per ristrutturare le case dove molte caldaie sono ora nuove ed efficienti. Ovviamente le Direttive europee parlano di nuove abitazioni e di nuove installazioni: questo è un trend che richiede del tempo per adeguarsi.

E veniamo alle auto elettriche, questione che lei stesso, dalle pagine del nostro sito, ha già definito come troppo costosa e poco “democratica”: dovremo adeguarci anche a questo?

Anche qui il passo è stato troppo lungo: si vendono pochissime auto elettriche sia in Italia e anche in Europa sebbene in quest’ultima la tendenza è in aumento a fronte, probabilmente, di maggiori incentivi e di maggiori disponibilità economiche. Ci sono anche più case isolate, dove magari è stato già installato un impianto fotovoltaico e, allora, ha senso avere anche la colonnina per ricaricare la propria auto in giardino. Ci sono senz’altro situazioni dove l’auto elettrica può avere senso. Bisogna avere chiaro, però, che in un chilo di batteria ci stanno 0,3 kilowatt/ora in un chilo di benzina ce ne sono 12 o 13. Questa è la dimensione enorme di differenza di densità energetica che, ricordiamo, ci consente libertà di movimento, cosa fondamentale legata alla mobilità. Quindi sì, auguriamo grande fortuna all’auto elettrica e auspichiamo che, in un futuro, le batterie potranno aumentare di densità ma è impossibile andare oltre lo 0,6 o lo 0,7. Nel frattempo, cerchiamo di rendere le automobili meno inquinanti relativamente alle emissioni, magari servendoci anche dei biocarburanti e dell’idrogeno verde. Serve un po’ tutto ma, quello che non serve, è la limitazione della libertà che passa anche per l’idea di vietare la vendita di auto a combustione interna entro il 2035.

Nel 2024 ci saranno le elezioni per un nuovo parlamento europeo: Davide Tabarelli, e quindi la sua Nomisma Energia, che consigli darebbe al nuovo Parlamento in termini di politica energetica?

Diremmo semplicemente di tenere bene a mente i tre obiettivi di cui abbiamo parlato all’inizio. Studiare quello che abbiamo fatto negli ultimi 50 anni, nei quali abbiamo sempre prodotto politiche energetiche dove non c’era solo l’ambiente, che conta moltissimo, e su cui l’Europa ha fatto tantissimo riguardo a qualità dell’aria, dell’acqua e sulla questione della salute nelle sue città. Ma non bisogna dimenticarsi né della sicurezza dei nostri approvvigionamenti – noi, Europa, dipendiamo per il 55% dalle importazioni di energia e, l’Italia per il 77% – e né della competitività: le nostre imprese, per poter “fare industria”, devono avere l’energia al più basso costo, cosa che non sta accadendo. Certo non è semplice mettere insieme queste tre cose, questo “trilemma” energetico, nel quale gli obiettivi posso essere anche conflittuali, a volte. Ma questo è il ruolo della politica, spetta a tutti noi discuterne per trovare soluzioni, facendo tesoro della nostra esperienza passata.

 

Eleonora Viola – Giornalista

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