Semplificare il sistema tributario, ridurre gradualmente la pressione fiscale e favorire investimenti e assunzioni. Intervenire su Irpef e Iva. Rafforzare legittimo affidamento e contraddittorio in materia tributaria. Sono i punti su cui il governo sta lavorando, in attuazione alla legge delega per la riforma sul fisco targata Meloni, approvata il 16 marzo scorso, e che prevede, tra le altre cose, la revisione dello Statuto dei diritti del contribuente.
Propositi ambiziosi e rimarcati all’incontro alla Camera dei deputati, moderato da Daniele Capezzone, “La nuova riforma fiscale. Tra imposizione fiscale e libertà individuale”, di alcuni giorni fa. Tra i presenti il presidente di Rete Liberale, Riccardo Lucarelli; il presidente dell’Associazione italiani liberi avvocati, l’Aila, l’avvocato Angelo David D’Ambrogio; il relatore della riforma alla Camera, l’on. Alberto Gusmeroli (Lega); il sen. Dario Damiani, della Commissione Bilancio al Senato e l’on. Andrea De Bertoldi (FdI), vicepresidente della Commissione Finanze alla Camera.
Il deputato Gusmeroli sostiene che è prioritario semplificare il fisco e combattere il sommerso. “Abbiamo un’autostrada di cose che possiamo fare. Negli ultimi 50 anni si è pensato di “combattere il sommerso e l’evasione fiscale (che ammonta a circa 100 miliardi di euro) complicando il fisco. Complicare la vita al cittadino, al contribuente e alle attività economiche non serve, se non ad aumentare l’imposta occulta della complicazione fiscale. Tanti italiani perdono occasioni di deducibilità e detrazione perché non conoscono le loro chance. Questa delega ̶ secondo Gusmeroli ̶ può semplificare il fisco. È una delega con una visione di centrodestra e, quindi, dei principi di semplificazione, riduzione della pressione fiscale e riequilibrio nei rapporti cittadino-fisco”.
Il senatore Damiani, invece, convinto che la riforma fiscale di centrodestra è “la riforma delle riforme”, sostiene che l’esecutivo si sta muovendo anche sul fronte delle coperture, così come risulta dal recente taglio del cuneo fiscale presente nel Documento di economia e finanza, il Def. L’onorevole De Bertoldi, infine, afferma che, in materia di fisco, “tra misure volte a favorire la crescita e misure etiche, vanno preferite quelle che favoriscono la crescita”. “Non va portato all’esasperazione il criterio della progressività e quindi delle aliquote”, afferma De Bertoldi, convinto che una politica simile “non è etica: è, piuttosto, un’etica di apparenza”, perché danneggia l’economia.
Le misure che puntano alla crescita sono, secondo il deputato di FdI, eque, in quanto favoriscono la crescita economica e quindi conseguenzialmente il benessere individuale.
La riforma fiscale del governo Meloni
“La riforma fiscale è – come sottolineato dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, nel momento in cui ha proposto il disegno di legge di delega al Governo per la riforma fiscale ̶ tra le priorità individuate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Serve a “dare risposte alle esigenze strutturali del Paese e costituisce parte integrante della ripresa economica e sociale che si intende avviare anche grazie alle risorse europee”.
Il provvedimento conferisce al Governo una delega a emanare, nei prossimi ventiquattro mesi, uno o più decreti legislativi volti alla revisione del sistema fiscale. Si tratta di un’ampia delega “concessa ̶ si legge sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri ̶ al fine di rivoluzionare in modo strutturale il sistema fiscale italiano dopo 50 anni dall’ultima riforma complessiva”, che risale alla Legge delega numero 825 del 1971.
Tuttavia, mentre il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Elbano de Nuccio, parla di “progetto ambizioso, che ha il pregio di essere strutturale, dal momento che interviene su tutti i principali aspetti del sistema tributario”, secondo il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, è necessario che il governo coinvolga non solo i commercialisti, “ma anche chi paga le tasse” e quindi anche i sindacati.
Misure in materia di Irpef, Ires, Iva, Irap e riforma dello Statuto del Contribuente
La riforma fiscale a cui sta lavorando il governo guidato da Giorgia Meloni ha lo scopo di ridisegnare un nuovo fisco intervenendo sull’imposta sul reddito delle persone fisiche, l’Irpef; sull’imposta sul reddito delle società, l’Ires; sull’imposta sul valore aggiunto, l’Iva; sull’imposta regionale sulle attività produttive, l’Irap e, infine, sullo Statuto del Contribuente.
Al centro della riforma, infatti, c’è la revisione del meccanismo di tassazione dell’Irpef. L’obiettivo è attuare gradualmente l’equità orizzontale, secondo cui a soggetti che hanno la stessa capacità contributiva va imposta la medesima tassazione. Il governo vuole individuare un’unica fascia di esenzione fiscale e un medesimo onere impositivo a prescindere dalle diverse categorie di reddito prodotto, privilegiando l’equiparazione tra i redditi di lavoro dipendente e i redditi di pensione. Inoltre, tra le principali misure previste c’è anche la riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre. Dallo scorso gennaio le aliquote e i relativi scaglioni sono passati da cinque a quattro e sono state modificate le modalità di calcolo dell’Irpef.
Per l’Iva, invece, si punta a definire presupposti d’imposta più aderenti alla normativa comunitaria. Prevista l’eliminazione dell’imposta sul valore aggiunto per alcuni beni e servizi, che, come ha ricordato più volte dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo, “è una delle ipotesi, in quanto la normativa europea prevede l’aliquota zero”.
Il governo, inoltre, intende lavorare a una revisione organica dell’Irap. L’esecutivo punta all’abrogazione del tributo e alla contestuale istituzione di una sovraimposta Ires, tale da assicurare un equivalente gettito fiscale per garantire il finanziamento del fabbisogno sanitario.
In materia di evasione, poi, con l’istituzione del concordato preventivo biennale e il rafforzamento dell’adempimento collaborativo, secondo Giorgetti, “si riscrivono le regole della lotta all’evasione fiscale che diventa preventiva e non più repressiva”.
Rilevante, infine, è anche la revisione dello Statuto del Contribuente. Tra i punti centrali degli interventi c’è il consolidamento dei principi del legittimo affidamento del contribuente e della certezza del diritto. Per farlo si dovrà intervenire ̶ si legge sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri – sul rafforzamento, da parte dell’ente impositore, dell’obbligo di motivazione, specificando le prove su cui si fonda la pretesa tributaria, e del diritto di accesso agli atti del procedimento tributario, funzionale all’esercizio del diritto al contraddittorio tra le parti.
La nascita della quinta magistratura
È doveroso, infine, fare un riferimento alla recente istituzione della cosiddetta quinta magistratura: quella tributaria. Durante il governo Draghi, il 1° settembre 2022, venne pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge numero 130 del 2022 in materia di giustizia e di processo tributario. Il provvedimento legislativo, per far fronte agli impegni assunti dall’Italia con il Pnrr, riforma la giustizia tributaria sotto il profilo ordinamentale e processuale. A tale scopo, la riforma revisiona l’ordinamento degli organi speciali di giustizia tributaria e introduce nuovi istituti processuali per ridurre il contenzioso in materia. Prevista, tra le altre cose, la nuova denominazione delle Commissioni tributarie in “Corte di giustizia tributaria” e la nascita della figura del magistrato tributario.
Gabriele Crispo – Giornalista
Francesca Massimano – Giornalista