Fame nel mondo, guerre, allarme ambientale, crisi economica. Solo alcuni dei macro temi che affliggono il pianeta in questo periodo storico. E invece, per un intero fine settimana, gli occhi di tutto il mondo si soffermano a guardare un uomo seduto su un trono mentre riceve palle di oro massiccio, corone di diamanti, rubini e zaffiri, crocifissi e spade dorate, per poi assistere alle sfilate in carrozza.
A Westminster tutto sembra così ovattato e incantato, come se si tornasse alle favole medievali: quel qualcosa che ricorda un po’ Re Artù e un po’ Robin Hood.
E così si segue l’iter meticoloso che inizia con la “King’s Procession” da Buckingham Palace, un percorso di circa sette chilometri a bordo della carrozza “Diamond Jubilee State Coach”, un mezzo in legno, dorato, che è stato modernizzato con alzacristalli elettrici, riscaldamento e stabilizzatori idraulici: le sole maniglie sono decorate individualmente con 24 diamanti e 130 zaffiri.
Segue poi la fase del riconoscimento, in cui Carlo è seduto su una sedia settecentesca, la cosiddetta “sedia di Edoardo”: è accanto a questa che viene presentato dall’arcivescovo di Canterbury ai fedeli riuniti nell’abbazia. I presenti gridano “God Save the King” e le trombe risuonano.
Si arriva così al solenne giuramento a sostenere la legge e la Chiesa d’Inghilterra e all’unzione. Una fase che prevede specifiche pratiche accurate: il re si toglie la veste cerimoniale e si siede sulla sedia dell’incoronazione, sulla quale viene tenuto un drappo dorato per nasconderlo alla vista; l’arcivescovo di Canterbury unge le mani, il petto e la testa del re con un olio sacro preparato secondo una ricetta segreta, noto per contenere ambra grigia, fiori d’arancio, rose, gelsomino e cannella.
A quel punto scatta l’investitura vera e propria e al sovrano vengono consegnati alcuni oggetti: il globo reale, una sfera d’oro con una croce in cima, lo scettro, un’asta d’oro con ametista, diamanti, rubini e smeraldi, sormontata da una colomba smaltata di bianco. Poi l’arcivescovo pone la corona di Sant’Edoardo, di oro massiccio e risalente al XVII secolo, sul capo del re. L’intronizzazione avviene quando il re lascia la sedia dell’incoronazione e si avvicina al trono; i pari si inginocchiano davanti al monarca per rendergli omaggio.
Lo sfarzo sfrenato, sfacciato e pubblicizzato a cui si assiste fa venire la sensazione che sotto il nome della tradizione si possa giustificare un po’ tutto.
Ad “aggravare” la morale di questa celebrazione c’è poi anche il fronte politico- giuridico. L’evento era stato già segnato dall’arresto del leader del gruppo antimonarchico britannico Republic, Graham Smith. Ma la polizia metropolitana di Londra ha lavorato per rendere del tutto impossibile protestare contro l’incoronazione, sequestrando i cartelli che l’organizzazione Republic doveva distribuire — con la scritta “Not My King” — e gli organizzatori della manifestazione sono stati fermati e trattenuti per tutta la giornata, nonostante la dimostrazione fosse stata in precedenza autorizzata dalla polizia metropolitana stessa.
Questo è stato possibile grazie a una nuova legge introdotta dal ministero della Sicurezza, usata espressamente per limitare i diritti dei manifestanti anti-monarchici. La legge prevede infatti 12 mesi di carcere per i manifestanti che bloccano il traffico nelle strade, di sei mesi e multe “senza limiti” per chi si fa legare a persone, oggetti o edifici. La riforma conferisce anche alla polizia il potere di perquisire i manifestanti senza giustificazioni, semplicemente perché sospettano una possibile causa di disturbo. Carlo III ha firmato la legge martedì 2 maggio, proprio tre giorni prima della sua incoronazione.
Rimanere imbambolati ad ammirare tutto questo può far sembrare di rituffarsi per un attimo in quel passato medievale fiabesco fatto di carrozze, re e cavalieri, ma fa perdere completamente il “buon senso della realtà”. E così, quasi ci si dimentica di quei problemi su cui concentrarsi di un mondo sempre più tecnologico ma che ci sembra scivolare via, preferendo le celebrazioni reali alla vita reale.
Enrico Scoccimarro – Giornalista