“La battaglia del grano’’

Da Mussolini a… Putin, sempre con la preoccupazione di come riempire la pancia. "Primum vivere…".

Invereconda deriva della “questione ucraina”, con l’unica cosa accertata dell’invasione russa, delle migliaia di morti tra militari e civili, della distruzione di intere città e villaggi, dei milioni di profughi sparsi per l’Europa.

A questo punto, il “dibattito occidentale” è entrato in una fase nuova e riguarda una sua “subordinata”.

Dopo le armi a Zelensky (tante), oggi anche “di alta precisione” (Biden), ora il grano. Vale a dire che, impegnati a tenere il conteggio dei giorni di guerra,  dei bombardamenti e assedi non soltanto del Donbass, per un momento torniamo ai fatti nostri e ci assale forte la preoccupazione per la possibile futura fame, dal momento che un terzo delle risorse cerealicole provengono da quella martoriata terra.

Sicché, oggi, stiamo chiedendo ai russi “l’autorizzazione” (l’ha fatto Draghi), a sbloccare i porti, affinché le navi possano accedervi e trasportare il grano ucraino in giro per l’Europa.

E dal momento che cento giorni non sono bastati a produrre un solo passo in avanti sul piano della diplomazia e dei cosiddetti “fatti concreti” per ottenere la pace e per ultimo si spera nel dittatore turco Erdogan, ecco che tutta l’attenzione ruota sul nostro quotidiano approvvigionamento: dopo il gas, il petrolio, dopo le materie prime, il grano in una parossistica gara a chi propone misure e soluzioni per l’immediato futuro.

Ma, si può dire, è la “battaglia del grano” che suscita l’ebbrezza di “bei”ricordi, con il regime fascista di Mussolini impegnato autarchicamente a perseguire l’autosufficienza.

Cosa che può aver indotto Salvini, a corto di argomenti, a organizzare il viaggio in Russia, poi miseramente fallito. Si narra che quando ha saputo delle sue intenzioni (e fors’anche quella di informarlo su una nuova “battaglia del grano”, dato che l’Italia ne ha ridotto drasticamente la superficie dedicata), Putin ha pensato a uno scherzo.

Prontamente lo ha bloccato con un paio di perentori messaggi arrivati sul cellulare, invitandolo a non fargli perdere tempo prezioso e capire che non poteva ulteriormente danneggiare la sua (di Putin) reputazione.

 

Luigi Nanni– Pubblicista, Analista politico

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