Ha senso parlare ancora di legittima difesa a un anno di distanza dallo scoppio del conflitto tra Israele ed Hamas? Oggi sembra quasi che la formazione di ispirazione religiosa palestinese sia scomparsa dalle cronache di guerra mentre Israele avanza sul territorio libanese dopo aver decapitato Hezbollah.
Si aprono nuovi capitoli in una guerra che ormai sembra distante da Gaza, ma che in realtà prosegue su quattro fronti diversi: la Striscia di Gaza, il Mar Rosso, il confine israelo-libanese e Cisgiordania. Proprio in quest’ultimo territorio i coloni israeliani prendono di mira i cittadini palestinesi che vengono difesi da Faz’a, una campagna guidata da una coalizione di associazioni palestinesi.
Abbiamo parlato di questo ultimo anno di guerra con Luisa Morgantini, presidente di Assopace Palestina ed ex vicepresidente del Parlamento europeo.
Un anno fa scoppiava la guerra in Medio Oriente. Oggi qual è la situazione?
Si tratta di una situazione tragica e violenta. Abbiamo un genocidio in atto, Israele agisce impunito non solo a Gaza e in Cisgiordania ma in tutto il Medio Oriente. La Corte internazionale e la Corte penale hanno detto di tutto a riguardo, però i nostri governi continuano a far finta di non sapere che a Gaza c’è un genocidio in corso e che nella Cisgiordania continuano gli attacchi di coloni. Ormai queste aggressioni sono diventate messianiche. C’è una parte della popolazione che vorrebbe mettere in atto i piani dell’ex premier Menachem Begin che voleva lo Stato israeliano dalle rive del Giordano al Mar Mediterraneo.
Ministri come Smotrich e Ben Gvir ribadiscono di volere questa terra tutta per loro dicendo che gliel’ha data Dio, tante persone riprendono le cose dette da questi due esponenti estremisti. Addirittura il presidente Herzog il 7 ottobre ha detto che non c’erano innocenti a Gaza. Ad oggi decine di migliaia di bambini sono morti, tante persone sono rimaste ferite e nel frattempo i ministri del governo di Netanyahu insistono che bisogna affamarli e trattarli come bestie: una totale disumanizzazione dei palestinesi.
La situazione è diventata peggiore perché vediamo che a Gaza le persone sono ormai rintanate nella zona di Al Mawasi e di Khan Younis con il 90% delle strutture di Gaza totalmente rasa al suolo. Questa certamente non è difesa, è un’aggressione pura. Non riesco a capire come il carnefice faccia a sentirsi vittima…
Adesso l’attenzione sembra essersi spostata verso il Libano dove Israele ha iniziato a portare avanti operazioni di terra. Cosa potrebbe succedere?
In questo momento, dopo la morte di Nasrallah, Israele sta invadendo il Libano. Purtroppo i media non hanno il coraggio di dire queste parole. Si è troppo timidi nel dire quella che è la verità, che Israele sta invadendo un altro paese e ha continuato a fare azioni belligeranti e di uccisioni di civili.
Penso che fermare Israele sia fondamentale per ricostruire un minimo di possibilità di pace, anche se sarà dura. Oggi siamo vicini a un baratro, non si vede una via d’uscita perché Benjamin Netanyahu continua a portare avanti azioni che sembrano destinate a essere impunite. Le Nazioni Unite, dal canto loro, sono svuotate di poteri ormai da tempo e poco possono. Il recente atteggiamento di Netanyahu nei confronti del segretario generale Antonio Guterres è stato vergognoso.
Quali conseguenze potrebbe avere l’intervento iraniano dopo l’inizio delle operazioni militari in Libano?
Non sono sicura che l’Iran possa sfidare Israele. In realtà gli Stati Uniti hanno già detto che fermeranno qualsiasi attacco da parte di Teheran. C’è il rischio che possa scoppiare una terza guerra mondiale, l’unica soluzione resta fermare tutti e trovare un accordo per il cessate il fuoco. Chi potrebbe farlo non lo fa. Gli Usa potrebbero chiedere a Israele di fermarsi e rispettare il diritto internazionale ma non lo fa. Lo stesso dovrebbero fare i Paesi dell’Ue ma non si riesce.
Una guerra contro l’Iran potrebbe essere per certi versi diversa rispetto a quella portata avanti contro Houthi, Hamas ed Hezbollah. Israele dovrà fare fronte ad un esercito vero.
In realtà non è più un confronto tra due eserciti, Israele bombarda. Personalmente credo sia una follia pensare che Iran e Israele si facciano la guerra, che tutti i Paesi del Medio Oriente, che sono stati anche sempre molto divisi, possono unirsi. Ritengo sia un momento molto pericoloso per tutti noi che siamo in questo mondo occidentale che pensa di esportare la democrazia e invece esporta solo guerre e devastazioni, quello che abbiamo fatto è stato devastare il Medio Oriente.
Spesso Netanyahu usa l’espressione “vittoria totale”. Ma cosa comporterebbe una vittoria totale? L’eliminazione di tutti gli avversari?
Ambendo ad una vittoria totale Netanyahu creerà ancora più nemici. Il premier israeliano usa solo il linguaggio della guerra e ormai anche lui è in preda anche lui i fondamentalismi. A tratti i suoi interventi sono folli e deliranti. Dall’interno di Israele ci sono voci di dissenso molto forti. C’erano anche prima rispetto alla politica di Netanyahu interna ma non tanto rispetto alla questione palestinese.
Il premier sembra in preda a un viaggio onirico, non calcola quello che succederà, semplicemente va avanti come uno zelota. Un’altra cosa inquietante è il suo utilizzo di frasi nei discorsi e il ricorso a figure bibliche.
Quello che ha svelato il 7 ottobre è questa politica israeliana di colonizzazione, di apartheid e di genocidio. Questa non è una tragedia solo palestinese ma anche israeliana. L’opinione pubblica inizia a capire quello che sta succedendo e gli orrori della guerra, così come nel caso di Russia ed Ucraina.
L’Irlanda, la Norvegia e Spagna riconoscono la Palestina. Perché il nostro governo non ha fatto questo passo?
Palazzo Chigi sembra in preda alla confusione più totale. Giorgia Meloni prima che fosse al governo attaccava gli Stati Uniti e ora resta supina di fronte agli Stati Uniti e alle loro posizioni. L’Italia continua a balbettare e a dire che vuole la pace senza fare nulla.
L’iniziativa per il riconoscimento della Palestina parte dai comuni, per esempio il Comune di Firenze ieri ha votato una risoluzione per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Bisogna cominciare a fare dei passi avanti. Mi auguro che tante persone scendano in piazza per ribadire la volontà di un cessate il fuoco e di uno stop alla guerra.
Francesco Fatone – giornalista