Come sono cambiati gli atteggiamenti estremisti e autoritari di destra nella Germania del 2024? I pregiudizi e i risentimenti sono di nuovo in aumento in questi tempi incerti? E come si sentono attualmente i tedeschi nei confronti della democrazia? Sono domande a cui lo “Studio sull’autoritarismo 2024”, presentato dall’Università di Lipsia (i cui ricercatori monitorano lo sviluppo degli atteggiamenti autoritari e di estrema destra in Germania sin dal 2002), offre una serie di risposte molto approfondite. A seguire, alcuni estratti dal primo capitolo della ricerca.
*****
Da oltre un decennio la vita tedesca è caratterizzata da crisi. Si susseguono da vicino, a volte si sovrappongono. Riguardano il mercato dei capitali e l’economia globale, c’è una crisi migratoria, una crisi ecologica innescata dal cambiamento climatico e c’è stata la pandemia Covid. Anche le guerre contro l’Ucraina e in Medio Oriente fanno parte di questo presente di crisi. Non c’è da stupirsi che la Società linguistica tedesca abbia nominato la parola “modalità di crisi” (Krisenmodus in tedesco, ndt) come parola dell’anno 2023. Anche termini come multicrisi o policrisi sono espressioni di un boom di crisi percepito dai contemporanei.
È vero che il nostro presente è tutt’altro che povero di sfide e di potenziale distruttivo. Ma se la costante retorica della crisi non porta a una soluzione, sorge il sospetto che parlare di crisi sia più una negazione che un riconoscimento della realtà. (…) Inoltre, se non è solo una crisi a muovere una società, ma le persone sono costantemente catturate dai nuovi sviluppi e la loro percezione rimane senza conseguenze, allora diventa urgente chiedersi quali siano le ragioni di questo tipo di ossessione per la crisi.
Questo modello di percezione della crisi rende innegabile la logica di fondo della negazione. La sua logica psicologica è strettamente legata a quella economica: ancora oggi, la politica economica neoliberista e le sue conseguenze – mancanza di investimenti nell’istruzione, nelle scuole, nell’assistenza e nella sanità, nelle infrastrutture di trasporto pubblico – scatenano molte meno proteste politiche di quante ne riceva la retorica della crisi in termini di attenzione. La società è invece caratterizzata dalla volontà di polarizzarsi su temi mutevoli e dal risentimento verso qualsiasi gruppo che appaia minoritario o deviante. (…)
Fantasmi del populismo autoritario
Forme aperte di “populismo autoritario” sono oggi in aumento in quasi tutti i Paesi; in effetti, la società nel suo complesso è permeata da una dinamica autoritaria che colpisce persone in tutte le situazioni sociali e in tutti gli schieramenti politici. Quando la filosofa sociale statunitense Wendy Brown (…) parla oggi di un autoritarismo “festoso e persino apocalittico”, colpisce il centro, o più precisamente: il centro della società contemporanea. L’autoritarismo tende ad accendersi nei momenti decisionali, non per niente la crisi è il campo che i partiti di estrema destra coltivano con maggiore successo. (…)
Sebbene il neoliberismo sia stato in grado di ottenere la vittoria sul blocco dei paesi dell’est nella lotta sistemica politico-economica, attraverso il suo sviluppo illimitato ha anche creato i propri fantasmi. La rabbia che si scatena contro i migranti, tra gli altri, è un’aggressione autoritaria e può certamente essere intesa come una strategia volta a superare tali fantasmi. Tuttavia, se vedessimo questo odio per gli “altri” solo come una manipolazione calcolata – lo spostamento del risentimento verso capri espiatori indifesi – trascureremmo la volontarietà che esiste in ogni relazione di autorità. (…)
Qui presentiamo i risultati dell’attuale indagine sulle dinamiche autoritarie e sulle tendenze di estrema destra in Germania. Vi si mostra un aumento degli atteggiamenti di estrema destra in Germania e una perdita di legittimità della democrazia sperimentata nella vita quotidiana. L’antisemitismo nella sua forma tradizionale è ora chiaramente in aumento nella Germania occidentale – nonostante la sua sanzione a seguito della Shoah – e questo dopo una tendenza al calo del fenomeno verificatasi per molto tempo. Nelle sue altre forme di espressione si assiste a sviluppi analoghi sia nella Germania dell’est che in quella dell’ovest.
È vero che la diffusione degli atteggiamenti di estrema destra non è aumentata nella misura che i successi elettorali dell’AfD, partito di estrema destra, avrebbero suggerito. Tuttavia, l’AfD è un partito che si rivolge ai desideri distruttivi e aggressivi che esistono nella società: il suo potere coesivo è aumentato e può attingere a quella parte di popolazione dell’est che da anni condivide rancori e aspetta solo una legittimazione per indirizzare la propria rabbia contro i migranti, gli ebrei, gli omosessuali o i “deboli” e i “devianti”.
Ciò che l’AfD è già riuscita a fare a est – attirando nuovi gruppi di elettori e conquistando la loro fedeltà – è da temere anche nelle prossime elezioni a ovest, alla luce dell’aumento della xenofobia e dell’antisemitismo. Ciò è tanto più vero in quanto ci siamo resi conto di incontrare sempre più spesso questo risentimento anche tra i giovani.
Dall’inizio della nostra serie di studi, l’insoddisfazione per la democrazia non è mai stata così diffusa e la ricerca di soluzioni autoritarie non è mai stata così evidente.
Crisi percepite e crisi reali
La partecipazione politica e la fedeltà ai partiti stanno diventando sempre più volatili in tutte le democrazie occidentali. In linea con i discorsi sulla crisi, il successo e l’insuccesso elettorale dipendono sempre più da finestre temporali a breve termine che aprono dibattiti dinamici – spesso lungo punti di innesco nevralgici come la migrazione, il clima, l’occupazione e la politica economica.
I partiti sono guidati dalla percezione della crisi da parte degli elettori tanto quanto lo sono loro stessi, ed è proprio per questo che hanno difficoltà a rimanere coerenti nei “loro” programmi.
Le persone orientano la loro preferenza partitica anche in base alla loro percezione della crisi, con i più giovani in particolare che mostrano una minore identificazione partitica e una maggiore volatilità elettorale. Questo spiega perché di recente un numero sproporzionatamente alto di giovani ha votato per i Verdi e perché l’AfD ha avuto un grande successo nella stessa fascia d’età nelle elezioni nei Länder di Sassonia, Turingia e Brandeburgo.
Non si trattava certo delle stesse persone; la disponibilità al cambiamento non arriva a tanto. Ma la capacità di mobilitare gli atteggiamenti esistenti dipende in larga misura dalla situazione economica. Anche se l’attenzione si concentra soprattutto sui partiti di estrema destra e sui movimenti neonazisti, la dinamica autoritaria non si esprime solo lì. Dopo che Wendy Brown ha messo in relazione il nuovo autoritarismo “apocalittico” con le lotte difensive degli “uomini bianchi” contro la perdita dei loro privilegi nel saggio sopra citato, nella frase conclusiva pone una domanda irritante: “E potremmo anche aver bisogno di esaminare i modi in cui queste logiche ed energie organizzano gli aspetti delle risposte della sinistra ai problemi contemporanei?”.
La democrazia e l’identità (non solo di destra)
La risposta è piuttosto semplice. L’attenzione alla crisi e alla polarizzazione, così come il desiderio di confini e identità, non sono limitati ai movimenti di destra. Qualcosa della personalizzazione della reazione autoritaria risuona anche nella descrizione del presente fatta da Wendy Brown, che identifica così chiaramente i problemi con gli “uomini bianchi”, mentre in realtà si tratta di sviluppi sociali. (…)
Il pensiero identificativo si ritrova anche laddove la critica alla logica dell’identità era un compito centrale nel passato. La presenza di aggressività autoritaria, il desiderio di forza e la personalizzazione delle condizioni politiche, anche nei movimenti progressisti, rendono necessario un confronto con essi. Questa autoriflessione non solo può contrastare le dinamiche autoritarie, ma può anche fornire informazioni sugli effetti della società sugli individui che la abitano.
Ancora oggi, la regressione politica trova la sua espressione nell’antisemitismo, sempre più visibile nella sua funzione di ideologia ponte tra ambienti politici e sociali. Accanto ad esso, anche l’antifemminismo è stato anche una caratteristica riconoscibile degli ambienti antidemocratici per molti decenni.
Oltre all’influenza della percezione della crisi sul risentimento e alle cause della perdita di legittimità della democrazia, antisemitismo e antifemminismo sono quindi temi centrali. I fenomeni distruttivi affrontati mostrano i limiti che esistono per le soluzioni alle sfide del presente. Anche per questo motivo, documentarli è importante quanto criticarne le cause sociali. Parafrasando Immanuel Kant, non viviamo in una società illuminata. Ma possiamo fare in modo di creare le condizioni per una società illuminata.
Traduzione di Roberto Brunelli