La guerra continua ormai da una settimana e sono diversi i settori della nostra quotidianità che rischiano di essere colpiti dall’escalation bellica ad est. Tra le questioni più preoccupanti, ci sono la partnership energetica, le relazioni con la Russia e il rischio di trovarsi con una guerra alle porte dell’Europa. Il ruolo della Bielorussia, i rischi per gli altri Stati confinanti con l’Ucraina. Gli obiettivi di Putin. Ne abbiamo parlato con Anna Zafesova, giornalista russa ma da anni in Italia. Ha pubblicato per la Utet “E da Mosca è tutto”.
Quali sono gli obiettivi di Putin?
Sono quelli che lui ha dichiarato: riportare l’Ucraina sotto la sovranità russa, cambiando l’attuale governo perché filo europeo. Quello che Putin vorrebbe è una Ucraina formalmente indipendente ma di fatto assoggettata come la Bielorussia di Lukashenko.
Ma in caso di avanzata oltre il Dnepr quali sarebbero gli altri Stati a rischio?
Innanzitutto bisogna pensare all’Ucraina. C’è ancora tutto un Paese da conquistare per cominciare a parlare di altri Paesi a rischio. Pare di capire, come si vede da una fuga di notizie del Cremlino dei giorni scorsi, che l’idea fosse quella di creare un’unione con Bielorussia e Ucraina. A quel punto è evidente che il prossimo passo è la Moldavia che confina con l’Ucraina e dove si trova la Transnistria. Ci sono poi le Repubbliche baltiche e la tentazione della creazione di un corridoio che connetta la Russia con Kaliningrad. Se però la Russia decidesse di farlo scatterebbe l’articolo 5 della Nato, poiché le tre repubbliche fanno parte del Patto atlantico.
Si parla anche di colpe da parte della Nato. Esistono?
Sento parlare di “colpe” della Nato solo in Italia. L’Ucraina non è parte della Nato e farne parte finora non è un reato, anche l’Italia è un Paese della Nato. Se l’Ucraina avesse presentato una richiesta di adesione si sarebbe trattato di un processo che sarebbe durato anni e comunque l’ingresso non sarebbe stato un motivo per bombardare l’Ucraina.
L’intervento russo ha generato tantissime manifestazioni anche in patria: la popolarità di Putin è aumentata o è diminuita?
È appena uscito un sondaggio che sostiene che la popolarità nell’ultima settimana dal 60% è passata al 71. Il problema è che i sondaggi russi sono poco affidabili: ci sono molte persone nelle piazze che protestano incuranti di arresti o licenziamenti. La procura russa parla di alto tradimento per chiunque manda anche degli aiuti alle organizzazioni di beneficenza ucraine, quindi i rischi sono abbastanza cospicui, Nonostante questo, vediamo tutte persone che scendono in piazza per protestare. Di recente è uscita una lettera firmata da sacerdoti della Chiesa ortodossa, che di solito è allineata con il Cremlino, ma anche esponenti del governo sono molto critici, per non parlare poi dei personaggi dello spettacolo. Stiamo parlando di personaggi che non facevano parte di una cerchia di dissenso, ma di intellettuali organici che facevano parte in qualche modo di strutture del regime che non avevano capito. O forse erano poco informate su quello che stava accadendo.
C’è un punto che tocca in particolare l’Occidente, quello della partnership energetica senza la Russia. Cosa succederà?
Ci sono Paesi che non sono dipendenti dall’energia russa ma esistono anche Stati che dipendono molto dall’energia russa come la Polonia, che però non hanno mai avuto alcuna esitazione nel ritenere che la minaccia alla sicurezza che viene dalla Russia sia più importante. Abbiamo visto il premier Mario Draghi parlare di un cambio di politica energetica e abbiamo sentito la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen affermare che l’Unione europea deve smettere di essere dipendente dall’energia russa perché non si può dipendere dal fornitore che minaccia la guerra nel Continente e quindi bisognerà vedere. Le forniture per ora proseguono ma un eventuale stop segnerebbe la fine del regime di Putin. Semmai è la Russia ad aver bisogno dell’Europa e non viceversa. L’Europa può diversificare ma ovviamente resta il problema dei costi soprattutto per alcuni governi, ma non c’è nulla di impossibile.
Un’ultima domanda su un alleato della Russia, la Bielorussia Quale ruolo avrà all’interno di tutta questa vicenda?
La Bielorussia In questa vicenda mi pare soggiogata alla Russia, possiamo parlare veramente di una colonizzazione. Nel senso che l’attacco è stato sferrato anche dal territorio della Bielorussia e quindi a questo punto anche il tentativo di Alexander Lukashenko di cercare di essere neutrale direi che è finito. In Bielorussia c’è stato anche il referendum costituzionale sulle armi nucleari. Parlare di Bielorussia indipendente è difficile, inoltre è stata oggetto di sanzioni dai Paesi occidentali come complice dell’invasione in Ucraina. I regimi di Putin e Lukashenko sono profondamente legati e si presume finiranno insieme.
Francesco Fatone – Pubblicista, capo redattore Opinio Iuris