Trump è il “picconatore planetario”, ma Cossiga era meglio

Esternazioni ondivaghe, volubili, eciclopediche. Donald Trump è “enci-ciclotimico”, la copia di Francesco Cossiga ma senza umorismo. Anche se il confronto farebbe rivoltare il nostro Presidente nella tomba. Affinità e divergenze

Confesso: i primi giorni di presidenza di Donald Trump, a sentirlo recitare tutte le parti in commedia, a dire una cosa e vedersela rimangiare il giorno dopo e a volte dopo poche ore; a vedere insultare pesantemente non solo il malcapitato Zelensky, ma anche giornalisti, agenzie di stampa, a sentire prendersela con il mondo intero, maneggiando e facendo quasi girare il mappamondo come un Chaplin abusivo e improbabile, mi è venuta in mente un’altra figura di Picconatore:  Il nostro ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

Come molti ricorderanno, Cossiga fu silente per cinque anni del suo mandato di presidente, poi negli ultimi due anni si scatenò e cominciò a picconare il sistema politico, che riteneva ingessato e da riformare profondamente. Cossiga, va riconosciuto, fu forse l’unico politico italiano, certamente l’unico nella Dc che aveva intuito che dopo la caduta del Muro di Berlino il mondo sarebbe cambiato.

Francesco Cossiga (Lapresse)

Crollato il comunismo, crollato l’impero sovietico– ‘’un viaggio di 70 anni verso il nulla’’,  scrisse esagerando un giornale americano – la Dc perdeva la sua funzione di diga anticomunista; finito il pericolo non serviva più né Gladio ( organizzazione militare destina per difendersi da attacchi comunisti) e la Dc doveva ripensare il suo ruolo. Per illustrare tutto questo il Presidente mandò un messaggio alle Camere. Non se lo filò nessuno. Non lo misero neanche all’ordine del giorno per un dibattito.

L’elemento comune tra Trump e Cossiga? La ciclotimia

Cossiga, di carattere mite ma sanguigno, imprevedibile, a volte irruente come un ‘’gattosardo’’ la prese malissimo. E cominciò a picconare. E ogni giorno ne sparava una, attaccando anche sul piano personale ( diciamo un po’ trumpeggiando ante litteram). Nulla dies sine linea, diceva il pittore Apelle,  e Cossiga ogni giorno o quasi dava interviste, che diventavano il fatto politico del giorno.

Si potrebbe obiettare: ma che c’entra Cossiga con Trump? Ad ascoltare il presidente americano sembra un ciclotimico. Di Cossiga dissero la stessa cosa, il capofila di questa corrente di pensiero fu l’ineffabile Eugenio Scalfari, ma anche nella Dc molti ne erano convinti e gli erano ostili. Cossiga era invece lucidissimo, solo che aveva rotto i freni inibitori della prudenza democristiana e parlava con un linguaggio libero e quasi sessantonttino. A parte la ovvia diversità del palcoscenico, Trump gioca su una scacchiera mondiale, Cossiga si muoveva su un campo domestico sia pure con riferimenti alta politica internazionale, Tra Trump e Cossiga ci sono affinità.

Paolo Cirino Pomicino

Occhetto “Zombie coi baffi”, Violante “un Vyšinskij”, a Pomicino bisognerebbe tradurre Keynes in napoletano

Trump insulta Zelensky,  Cossiga chiamò Achille Occhetto ( oggi 89anni) “Zombie con i baffi”. Occhetto non era un quisque de populo ma il segretario del Pds, il principale partito di opposizione. Poi  derideva, con un certo umorismo british che gli era congeniale, il ministro del Bilancio, dc, Paolo Cirino Pomicino un potente proconsole andreottiano, con queste parole: “Cita Keynes ma prima bisognerebbe tradurglielo in napoletano”. A Luciano Violante, ex presidente della Camera, dell’Antimafia ecc, affibbiò questo appellativo: è “un Vyšinskij”, il famigerato accusatore ai processi staliniani.. E a Miclele Zolla, vicepresidente della Camera, Dc, che aveva espresso alcuni dubbi su certe estenazioni cossighiane, arrivò lo strale: “Sei un analfabeta costituzionale”.

Non ci andava leggero Cossiga, era meno ‘’cattivo’’ di Trump perché condiva le sue accuse con  un filo di ironia e umorismo britannico, lui che amava l’Irlanda e ci soggiornava anche mesi.  Terminato il mandato presidenziale, mi chiamava spesso a casa nelle rime ore del mattino e dopo due parole di saluto voleva dettare una dichiarazione. Quasi sempre contro la Repubblica, e in particolare contro il suo editore  De Benedetti; con lui e il suo giornale non c’era pace, veniva attaccato pesantemente, con l’accusa che non era più lui e doveva curarsi ( questa era la linea Scalfari).

Carlo De Benedetti

“De Benedetti pregiudicato Carlo”

Questa di solito la scena: “È pronto per scrivere?”. “Pronto, Presidente”. Era una fiumana. Ma soprattutto voleva che citando De Benedetti scrivessi le parole, come se fossero un biglietto da visita: ‘’De Benedetti pregiudicato Carlo”. A io rispondevo: “Presidente, lei può scriverlo, ha l’immunità,  io eviterei”. Gli piacevano questi giochi verbali sui cognomi, come quando credeva di canzonare il sindaco di Palermo Leoluca Olando a cui aggiungeva un altro cognome del padre: Cascio. Cossiga era nutrito di letture inglesi, era studioso di Tommaso Moro, aveva il senso della storia, della leggerezza a volte con qualche vena  utopica e deviante Aveva una profonda e vasta cultura. Sono comunque qualità e caratteristiche che il palazzinaro Trump se le sogna.
Noi preferiamo il Picconatore Cossiga ciclotimico e guardiamo con sospetto e forse senza speranza al Picconatore universale ‘’enci- ciclotimitico’’ . Il Picconatore sardo nonostante tutto voleva costruire un nuovo sistema politico riformato, il Picconatore americano sembr adominato dall’istinto di sfasciare e da un inquietante cupio dissolvi travestito dalla voglia di fare

Mario Nanni, direttore di Beemagazine

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