“Il paese si sta orientando alla decarbonizzazione, la sicurezza energetica è di primaria importanza. L’Italia non è da meno rispetto agli altri paesi, soprattutto per quanto riguarda l’economia circolare”. Esordisce così Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, rassicurando la folta platea intervenuta al dibattito “Trasformazione green, investimenti e strategie”, organizzata dall’Adnkronos.
Il quadro però appare confuso, nonostante il parere unanime di voler aggiustare il tiro per quanto riguarda la trasformazione green del settore energia.
Le domande sono tante. In primis, a che punto siamo nella corsa alla transizione ecologica? Poi ci si deve chiedere se il tentativo di conciliazione tra sostenibilità e competitività da parte delle aziende italiane è stato sottoposto al vaglio dello Stato e può dirsi conforme alle normative Ue. “Il tema riguarda tutti noi abitanti del pianeta” osserva Davide Desario, direttore dell’Adnkronos.
Le difficoltà della transizione green
Quali, quindi, le problematiche di una trasformazione che coinvolge imprese, cittadini e istituzioni?
Sicuramente è stato sottolineato come la transizione abbia fortemente danneggiato l’economia ed anche i commenti sull’acquisto delle auto elettriche (causa prezzi) non sono stati positivi. Desario affronta l’annosa questione di come le politiche nazionali attueranno il piano di transizione ecologica e passa la patata bollente al ministro Fratin, che si dice “convinto che il rinnovamento delle istituzioni europee permetterà di affrontare con maggiore pragmatismo anche quelle norme del green deal che si sono dimostrate molto sbilanciate”.
Ad intervenire poi è stato il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso, che ha presentato una proposta al Parlamento europeo per anticipare la revisione del green deal (prevista per il 2026). Urso ha spiegato come “in questa fase, sul settore automotive, insieme alla Repubblica Ceca, il nostro Paese si è fatto promotore di un non paper che sarà presto discusso in Commissione al fine di riesaminare le modalità che porteranno allo stop dei motori endotermici nel 2035”. La transizione deve quindi esserci, ma occorrono le condizioni per raggiungerla.
Quale la ricetta giusta?
Secondo Urso il processo andrebbe sostenuto con una forte immissione di risorse pubbliche che però, ad oggi, sono fuori dalla portata dei bilanci pubblici (non solo dell’Italia ma di tutti i Paesi europei).
Il ministro ha poi spiegato le ragioni dell’istanza di anticipo della revisione, ravvisabili nella necessità dell’inserimento dei biocarburanti tra le modalità per raggiungere l’abbattimento di CO2.
Tranchant l’intervento di Enrico Giovannini, direttore scientifico. ASviS, che disquisendo dell’Agenda 2030 e degli obiettivi da raggiungere ha affermato: “Tra pensieri, parole e azioni c’è una divergenza piuttosto impressionante. L’Italia purtroppo non sta facendo quel che i ministri ci hanno detto. Il Piano strutturale di bilancio avrebbe dovuto definire riforme e investimenti su 5 temi: transizione digitale ed ecologica, attuazione della legge europea sul clima, pilastro sociale dei diritti europei, resilienza economica e sociale, difesa. Nel Piano strutturale di bilancio c’è poco di tutto questo”, e ‘’l’approccio ideologico a riguardo non è mai esistito. È sempre stato pensato non come una politica ambientalista ma come una politica di sviluppo economico”.
Hanno preso parte al convegno: Matteo Cimenti, Presidente Federchimica- Assogasliquidi; Riccardo Piunti, Presidente Conou; Andrea Diamanti, Head of Wholesale Banking ING Italia;
Lucia Fioravanti, Chief Corporate Affairs Officer Polo Strategico Nazionale; Ada Rosa Balzan, Founder e Presidente di ARB SB; Giangiacomo Pierini, Corporate
Affairs & Sustainability Director di Coca- Cola HBC Italia; Diego Cattoni AD Autostrade del Brennero; Luigi Ferraris, AD Fibercop; Paola Aragno, Eikon Sc, Livio Livi, SostenibileOggi; Alberto Rossi DG Assarmatori.