Il caloroso telegramma del Papa a Sergio Mattarella è stato pubblicato ancora prima del tweet della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, e probabilmente Francesco è stato il primo leader internazionale a congratularsi pubblicamente per la rielezione al Quirinale.
Un testo tutt’altro che formale, e in sintonia con il sentire del capo dello Stato, in cui Bergoglio, evocata la situazione difficile creata dalla pandemia, i disagi, le paure e le difficoltà lavorative, afferma: “Il suo servizio è ancora più essenziale per consolidare l'”unità”. E formula “i migliori auguri per lo svolgimento del suo alto compito che – sottolinea – ha accolto con generosa disponibilità”.
Il quasi contemporaneo messaggio di congratulazioni del presidente della Conferenza episcopale Gualtiero Bassetti e l’intervista che il direttore di Civiltà cattolica Antonio Spadaro ha rilasciato ad Askanews nel primo pomeriggio, appena si è profilata la soluzione Mattarella-bis che alla ottava votazione avrebbe sbloccato l’impasse in cui era finita la politica, spiegano i motivi della soddisfazione del Papa, del Vaticano e vescovi per la rielezione.
Ma le parole del Pontefice rivelano una sintonia umana non emersa nei primi anni del settennato, costruita sottotraccia, e evidente invece nella udienza del 16 dicembre, quando il presidente si è recato in Vaticano in visita di congedo, accompagnato dalla figlia Laura e da sei nipoti, e il Papa gli ha donato la prima copia del messaggio per la Giornata mondiale della pace, allora ancora inedito.
Certo, nelle felicitazioni del Pontefice non c’è solo l’apprezzamento per una rielezione che consente all’Italia di proseguire nel tentativo di un rilancio economico e sociale che cancelli le disuguaglianze, tuteli l’ambiente e affronti le grandi sfide dei giovani e dell’educazione. C’è anche l’apprezzamento per la figura umana del Capo dello Stato. E c’è forse il ricordo delle parole di speranza sul destino dell’Italia che Mattarella ha formulato il 31 dicembre, in quello che aveva pensato come il suo ultimo messaggio augurale al Paese.
Nei cinque giorni che hanno preceduto la rielezione c’era preoccupazione in Vaticano, come nella Chiesa italiana e nel mondo cattolico per la incapacità dei partiti di trovare un successore che consentisse la prosecuzione del governo Draghi e l’attuazione del Pnrr. Si temevano i rischi di spaccature e di instabilità politica, e la perdita di credibilità internazionale cui tutto questo avrebbe portato.
Le felicitazioni del card. Bassetti infatti ricordano il compito assegnato dalla Costituzione al presidente di rappresentare l’unità nazionale e riconoscono a Mattarella di averne dato nel settennato trascorso “limpida testimonianza”. Il porporato ricorda come Mattarella sia stato “garante attivo e rigoroso” “di quei valori di libertà e solidarietà contenuti nella Carta costituzionale”, ne sottolinea lo “esempio di uomo e di statista, lo spirito di servizio e di sacrificio manifestato anche nella presente circostanza”.
Bassetti si dice certo che ora che è stato rieletto, Mattarella non cesserà di contribuire al superamento delle disuguaglianze e delle fratture che feriscono il tessuto della comunità nazionale e che sono acuite dall’emergenza pandemica ancora in corso. E conclude confermando “la più leale collaborazione nella promozione della dignità della persona umana e nel proseguimento del bene del Paese”.
Il direttore di Civiltà cattolica Spadaro, mentre i capigruppo, “non i segretari di partito”, salivano al Colle per chiedere al presidente uscente di accettare la riconferma, osserva: “È diventato evidente che il tandem Mattarella-Draghi è riuscito nell’impresa quasi impossibile di mediazione tra le forze politiche, da una parte, e di garanzia dall’altra della credibilità internazionale. Si capisce come le segreterie non abbiano il controllo pieno dei partiti, gli schieramenti sembrano implodere, i partiti mutano profondamente e cambiano i rapporti di forza tra loro. Di fronte ad una situazione di questo genere, in una fase turbolenta e magmatica della vita del Paese, mi sembra che la soluzione del Mattarella bis sia certamente una garanzia”.
Garanzia di rispetto dei valori costituzionali ma anche degli equilibri istituzionali, come è stato nel settennato appena concluso, durante il quale il Presidente, sottolinea il direttore della Civiltà cattolica, ha interpretato in modo dinamico il ruolo di Capo dello Stato, cercando sempre di ricondurre i conflitti nell’orizzonte della Costituzione.
I sentimenti del mondo cattolico di fronte alla rielezione sono poi ben espressi dal direttore di Avvenire Marco Tarquinio, che considera quello incarnato da Mattarella il vero “patriottismo, patriottismo italiano ed europeo, sanamente laico, perché di profonda radice cristiana”. Certo il sollievo per la soluzione trovata dall’iniziativa parlamentare dal basso e per la stabilità riconquistata non cancella neppure in Vaticano le preoccupazioni per la debolezza mostrata dal sistema democratico in un passaggio cruciale come l’elezione del Capo dello Stato.
Tra l’altro, l’Osservatore romano segnala come “non gradito” “il modo superficiale, poco convinto e poco convincente, con cui è stato posto il tema dell’elezione di una donna alla massima carica dello Stato”.
Giovanna Chirri – Giornalista, vaticanista