Ucraina, patriarca ecumenico Costantinopoli: un appello per il dialogo

Alla presenza di diplomatici ucraini, il patriarca Bartolomeo ha invitato a seguire "la via del dialogo" per far prevalere "pace, stabilità, giustizia". La forza provoca solo "guerra, violenze, dolore e morte". Insieme a papa Francesco nel definire ogni conflitto combattuto con le armi una "follia". Anche la Chiesa sia impegnata nel percorso verso la pace.

Un appello a tutte le parti coinvolte affinché seguano la via del dialogo, perché in Ucraina possano prevalere “la pace, la stabilità e la giustizia”. È l’appello rivolto dal patriarca ecumenico Bartolomeo, nell’omelia della messa celebrata alla presenza di varie autorità consolari a Istanbul, compresa la rappresentanza ucraina. “L’uso della forza non è la risposta” ha sottolineato Bartolomeo, può solo provocare “guerra e violenza, dolore e morte”. E ha invitato tutti i capi religiosi, politici e gli uomini di buona volontà a evitare dichiarazioni retoriche. Serve attivarsi per evitare gravi azioni che possano andare a discapito del popolo ucraino, e non solo.

Una guerra in Europa – ha aggiunto il Patriarca ecumenico di Costantinopoli – potrebbe trasformarsi in una terza guerra mondiale. Egli ha poi ricordato che in questo momento della vita ecclesiale, che secondo la tradizione cristiana conduce alle festività pasquali, siamo tutti chiamati a pregare con fervore e di cuore per il mantenimento della pace.

Dobbiamo opporci con forza alla possibilità di “una nuova guerra in Europa, dovuta alla esasperata retorica e militarizzazione del confine tra Russia e Ucraina”. “Chiediamo pace, stabilità e giustizia durature nella regione. La pace – ha proseguito – è una questione di scelta e deve essere la ricerca di tutte le forze coinvolte in questo contesto geopolitico estremamente complesso e sensibile. È dovere di tutti noi pregare e contribuire attivamente alla risoluzione pacifica dei conflitti, nel rispetto e nella protezione incondizionata dei diritti umani e della dignità della persona”.

“Il conflitto tra le persone – ha spiegato – può essere inevitabile in questo mondo tumultuoso e traballante, ma noi dobbiamo contrastarlo e opporci a tutto ciò che si esprime nella guerra e nella violenza”. Il patriarca ecumenico ha affermato che gli antichi greci attribuivano grande importanza al bene della pace, ricordando la posizione di Benjamin Franklin, secondo cui “non c’è mai stata una buona guerra o una cattiva pace”. Per poi aggiungere che la guerra può sembrare dolce solo a chi non l’ha vissuta e sperimentata. 

“Infatti – prosegue Bartolomeo – se lasciassimo i nostri cuori e le nostre menti liberi di esprimersi senza paure né passioni, non parlerebbero certo a favore della guerra, ma loderebbero inequivocabilmente la pace”. “Crediamo fermamente che non ci sia altro modo per mantenere e assicurare la pace che quello di passare per il dialogo, il quale elimina le condizioni che portano alla violenza e alla guerra. La pace deriva dal rispetto reciproco e dalla cooperazione”.

In un ambiente di crescente incertezza sulle vicende umane, continua il patriarca ecumenico, la parola della Chiesa deve essere “un chiaro messaggio di riconciliazione e pace, amore e giustizia, fratellanza e solidarietà”. Pertanto “invitiamo tutte le parti coinvolte a seguire questo percorso di dialogo e rispetto del diritto internazionale”, per porre fine al conflitto e consentire a tutti gli ucraini di vivere in armonia. Le armi non sono la soluzione. Al contrario, possono solo provocare guerra e violenza, dolore e morte.

Bartolomeo ha poi ricordato le parole espresse di recente dal “nostro amato fratello” papa Francesco: “Non dimentichiamolo, la guerra è follia”. Pertanto, ha concluso il patriarca di Costantinopoli, la Chiesa del Signore con i suoi rappresentanti, con tutti coloro i quali sono al potere e le persone di buona volontà, ciascuno di noi, dobbiamo invocare una soluzione pacifica a questa pericolosa escalation, che incombe pesante e minacciosa sul popolo ucraino. Il silenzio e l’indifferenza non sono un’opzione. Non c’è pace senza vigilanza costante. Pertanto, conclude, “siamo tutti condannati alla pace e destinati a una continua lotta per imporla e difenderla”. 

 

Nikos Tzoitis Analista del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, Asianews

 

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