Il decreto legislativo 231/2001 ha introdotto in Italia un sistema di responsabilità amministrativa degli enti per reati commessi nel loro interesse o a loro vantaggio. In pratica, quando dirigenti o dipendenti commettono determinati reati, non risponde solo la persona fisica ma anche l’organizzazione stessa, a meno che questa non dimostri di aver adottato ed efficacemente attuato modelli organizzativi idonei a prevenire tali illeciti.
L’applicazione nel mondo dello sport
Il mondo dello sport, con la sua crescente complessità organizzativa e rilevanza economica, non poteva rimanere estraneo a questo importante strumento di prevenzione e controllo. Il modello 231 si applica infatti a tutte le realtà sportive dotate di personalità giuridica, dalle Federazioni sportive nazionali agli Enti di promozione sportiva, fino alle singole associazioni e società sportive affiliate.
L’adozione di un modello organizzativo 231, seppur facoltativa, diventa particolarmente rilevante per gli enti sportivi che:
- gestiscono impianti sportivi
- organizzano eventi
- intrattengono rapporti con la Pubblica Amministrazione
- gestiscono risorse pubbliche
- si occupano di attività che coinvolgono minori
Il modello prevede una mappatura dettagliata delle aree di rischio e l’implementazione di protocolli preventivi per evitare comportamenti illeciti in ambiti sensibili come la sicurezza sul lavoro, la gestione finanziaria, i rapporti con la PA e la tutela dei minori.
Una scelta di responsabilità e cultura
L’adozione del modello 231 nel settore sportivo va ben oltre il mero adempimento normativo. Rappresenta una scelta di responsabilità sociale che porta con sé molteplici benefici:
- Reputazionale: dimostra l’impegno dell’organizzazione verso la trasparenza e l’etica
- Culturale: promuove una cultura della legalità e della prevenzione all’interno dell’organizzazione
- Operativo: migliora l’efficienza gestionale attraverso procedure chiare e controlli strutturati
- Protettivo: tutela dirigenti e operatori da rischi legali
Particolarmente significativo è il fatto che gli enti sportivi già dotati di un modello 231 si sono trovati avvantaggiati nell’adempiere ai nuovi obblighi previsti dalla riforma dello sport, specialmente in materia di tutela dei minori e prevenzione delle discriminazioni (safeguarding).
In conclusione, il modello 231 rappresenta per il mondo dello sport non solo uno strumento di prevenzione dei rischi, ma un vero e proprio catalizzatore di buone pratiche, capace di elevare gli standard etici e operativi dell’intero settore. In un’epoca in cui lo sport è sempre più al centro dell’attenzione mediatica e sociale, dotarsi di questi strumenti significa investire nel futuro e nella credibilità del movimento sportivo.
Vincenzo Candido Renna – Avvocato cassazionista