Quel 29 giugno fu vera gloria per l’Italia e la navicella VSS Unity di Virgin Galactic nella missione Virtute 1, Volo Italiano per la Ricerca e la Tecnologia Sub-orbitale. Il primo volo con tecnologia installata a bordo per ricerche scientifiche. Aeronautica Militare Italiana e del CNR insieme per un passo fondamentale nella comprensione di aspetti scientifici in assenza di gravità.
La missione acquisita dall’Aeronautica Militare, ha permesso di svolgere esperimenti in condizioni di microgravità. «Abbiamo imparato molto da questa collaborazione, e la stessa Virgin era entusiasta dai risultati ottenuti. Un impegno comune di crescita e conoscenza», come riferisce l’ingegnere Pantaleone Carlucci, CNR e membro scientifico della missione a bordo.
Ma cosa significa esattamente “sub-orbitale”?
In poche parole, significa che mentre questi veicoli attraverseranno il confine dello spazio, non andranno abbastanza veloci da rimanerci una volta arrivati. Tutto ciò che viene lanciato nello spazio ma non ha una velocità orizzontale sufficiente per rimanerci, torna sulla Terra in una traiettoria parabolica. «Il primo volo in queste condizioni è sempre impegnativo, anche se la nostra esperienza in campo di sperimentazioni e accesso allo spazio è importante», continua entusiasta Carlucci.
In queste condizioni, la gravità è talmente bassa che si fluttua liberi, ma anche i parametri vitali sono messi a dura prova.
Le tute indossate dall’ingegner Carlucci e dagli altri membri, avevano sensori per monitorare tutti gli stati dell’organismo sottoposto a stress. «Questo tipo di test, ci ha permesso di capire come si può agire al meglio, in piccoli spazi, in condizioni di microgravità» commenta Lucia Paciucci, responsabile a ‘terra’ e referente per la missione.
L’altra importante novità è la modifica apportata alla navicella. Levando un sedile è stato possibile installare la strumentazione ad elevata tecnologia per effettuare misurazioni a livello di materiali avanzati, di fisica dei fluidi, e soprattutto di fisiologia. «Cerchiamo di sviluppare nuove metodologie da applicare anche in altri ambiti di ricerca. Una tale esperienza ci consente di mettere a punto le procedure più idonee per progettare, installare, eseguire le sperimentazioni e ottenere i migliori risultati possibili. Questa opportunità in un volo sub-orbitale è la condizione più estrema per sperimentare questo iter», continua la dottoressa Paciucci.
Il primato raggiunto da questa missione tutta a carattere scientifico non è passato certo inosservato. La NASA, come spettatrice interessata, si è complimentata con tutto il personale per essere riusciti dove loro ancora non sono arrivati. Un’altra dimostrazione che gli sviluppi di ricerca della conoscenza scientifica sono infiniti.
Nello Meucci – Giornalista