La guerra ibrida in Italia c’è già, e non si manifesta con carri armati ai confini, missili nei nostri cieli o fanti pronti a invadere, ma con attacchi cibernetici, disinformazione, sabotaggi e coercizione economica. È quanto emerge dalle pagine del “non-paper” del ministro della Difesa, Guido Crosetto, e diffuso a valle del vertice del Consiglio supremo di Difesa al Quirinale. Il documento, intitolato Il contrasto alla guerra ibrida: una strategia attiva, è molto più di una riflessione personale, e si inserisce come una vera e propria analisi strategica inserita nel cuore del dibattito sulla sicurezza nazionale. Nelle sue pagine, il ministro ha delineato la natura della minaccia ibrida, i suoi attori, le vulnerabilità italiane e le risposte necessarie. Una mappa operativa del conflitto ibrido, a cui si allega l’invito di Crosetto per il Paese a uscire dalla postura difensiva e abbracciare una strategia proattiva.
La minaccia sotto soglia
Il ministro parte dalla constatazione che quella ibrida è una vera e propria guerra “sotto soglia”, condotta da attori statuali e no, che sfrutta le vulnerabilità sistemiche delle democrazie per erodere la fiducia nelle istituzioni, dividere le società e minarne le basi di coesione e solidarietà. Crosetto non si nasconde dall’indentificare gli attori principali: Russia, Cina, Iran e Corea del Nord. Ciascuno di questi Paesi, second il ministro, possiede una propria strategia e una propria agenda, che porta avanti in maniera mirata e precisa. Mosca ricorre a sabotaggi, cyberattacchi e pressione migratoria; Pechino adotta una strategia multivettoriale che combina penetrazione economica, disinformazione e controllo delle materie prime critiche; Teheran agisce tramite proxy regionali e minaccia le strozzature marittime; Pyongyang sfrutta il cyberspazio per autofinanziarsi e destabilizzare i propri avversari.
Italia: vulnerabilità e posture
Nel documento Crosetto non dimentica di evidenziare gli ambiti critici per l’Italia: energia, infrastrutture e coesione politico-sociale. La dipendenza energetica del Paese da fonti estere, la crescita di infrastrutture critiche sempre più connesse, essenziali e vulnerabili e la fragilità dell’ecosistema informativo rendono il nostro Paese un bersaglio ideale. Per l’inquilino di Palazzo Baracchini la risposta non può essere settoriale, e deve seguire un approccio integrato tra Difesa, intelligence, sicurezza interna e diplomazia.
Gli strumenti della strategia
In questo scenario, il ministro formula di conseguenze una strategia integrata articolata su più domini. A partire dal cyberspazio, la priorità per la nazione e il luogo dove soprattutto si muovono le minacce ibride. Crosetto torna a sostenere la necessità di costruire una vera e propria Forza armata cyber, che preveda la straordinaria collaborazione tra mondo civile e militare, oltre alla creazione di un Centro per il contrasto alla guerra ibrida. Più delicato il fronte della disinformazione, dove la difesa deve tenere conto della libertà di espressione sancita dai regimi democratici. Qui lo sforzo sarà concentrarsi sul contrasto alle interferenze malevole nei processi democratici, e in questo contesto, gli strumenti messi in campo dall’Unione europea potranno rivelarsi fondamentali.
Minaccia ibrida, pericoli concreti
Ma la sfida ibrida non si muove solo nei domini cognitivi del cyber e delle informazioni e, anzi, trova concreto riscontro anche nella realtà materiale. La coercizione economico-strategica, soprattutto attraverso la trappola del debito, impone ai Paesi democratici di controllare attentamente le proprie catene di fornitura, il proprio export e mettere in campo azioni proattive di contrasto alle indebite pressioni portate avanti da Paesi come la Cina o la Russia. Questo si ripercuote anche sulle linee di rifornimento, con il pericolo che alcuni Stati, in questo caso come l’Iran e la sempre attiva Repubblica Popolare, possano interferire in maniera ostile sul traffico marittimo (che ancora annovera oltre il 90% del trasporto di beni, compresa l’energia) attaccando le strozzatura marittime come Suez, Bab el-Mandeb, Sunda, Malacca e Lombok. La protezione di questi stretti, e in generale della libertà di navigazione, è una priorità anche per le nostre Forze armate.
La Difesa deve essere pronta
Questi compiti, complessi, diversi e distanti geograficamente, si uniscono alla messa in campo di posture coercitive in aree fragili del vicinato europeo, come la presenza di mercenari russi in Africa e non solo. Tutto questo impone alla nostra Difesa e alle Forze armate italiane di prepararsi ad affrontare un ventaglio di minacce ibride attraverso la formazione di unità capaci di contrastare le minacce cognitive e di agire a protezione degli interessi nazionali e occidentali in giro per il mondo. Tutto questo, naturalmente, muovendosi di concerto con le alleanze a cui il Paese aderisce, Nato, Ue e G7.
Agire subito
Il non-paper si chiude con un monito: “le bombe hybrid continuano a cadere”. E anzi, sono destinate a diventare sempre più sofisticate e pervasive, grazie all’evoluzione di tecnologie come l’IA generativa, il deepfake, il microtargeting, i droni autonomi. Crosetto, dunque, invita a superare l’inerzia, abbandonare la postura contenitiva e adottare una strategia difensiva proattiva. Serve una risposta multilivello, perché nel dominio ibrido, la percezione conta quanto la realtà. E il tempo per agire è ora.




