La dannazione del “mondo secondo me”. Il campo largo tra Conte, Schlein, Renzi e Brunori Sas

Dal capo del M5S all'"uomo nero di Rignano", passando dal Pd a Bonelli & Fratoianni: ecco perché l'assenza del "mondo visto da te" e l'irriducibilità delle differenze sono la grande tragedia del nostro tempo

“Io guardo il mondo solo secondo me. Chissà com’è invece il mondo visto da te”. Sono parole di Brunori Sas, che è un cantante, magari non tutti lo conoscono. A marzo inizierà la sua nuova tournée, vale la pena. Guardare “il mondo secondo me” e ignorare il “mondo visto da te” è la grande tragedia del nostro tempo. È l’unico filo rosso che tiene assieme cose diversissime.

Dal disastro mediorientale, dove tutte le parti in causa si rifiutano di guardare il mondo visto dall’altra parte, fino al campo largo che sarebbe una cosa seria ma – a forza di “secondo me” – assomiglia sempre più a una farsa. Anzi, assomigliava. Perché Giuseppe Conte ha dichiarato che non esiste più.

L’uomo nero, l’oggetto dello scandalo, è l’ex segretario del Pd, ex presidente del consiglio, ex Royal Baby. Insomma Matteo Renzi, che per essere solo un ex fa davvero troppa paura. Ma il fantoccio Renzi è un’illusione ottica, un bersaglio comodo. Si sventola la bandiera dell’antirenzismo per sorvolare sul resto.

Lo scalpo della Liguria brillava già lucido in bacheca, tra qualche settimana sapremo se come vessillo di vittoria o memento di sconfitta e adesso Conte aggiunge altre due Regioni allo scaffale: Emilia-Romagna e Umbria. “Non affianco il nostro simbolo a quello di IV”.

Matteo Renzi

Matteo Renzi

Per lui Renzi è un “lobbista” che “si è sempre distinto per distruggere, rottamare”. E soprattutto, quella che sarebbe la clausola d’interesse generale per tutto il centrosinistra, fa perdere più voti di quanti non ne faccia guadagnare. L’equazione è da dimostrare ma non necessariamente falsa. Il problema è che a naso fa perdere prima di tutto i voti dei seguaci di Conte a cui lui ricorda ogni giorno le indicibili nefandezze del Mostro di Rignano. Così contribuendo attivamente all’avverarsi della propria profezia.

Conte punta a due risultati: dimostrarsi il più intransigente della compagnia e piantare un paletto bello profondo contro la grande alleanza progettata da Elly Schlein di cui sarebbe fatalmente junior partner.

In procinto di liberarsi del “Creatore Elevato”, non ha voglia di ritrovarsi sotto un’altra tutela. Alla fine è tutto qua: tornare a Palazzo Chigi senza tappeto rosso, picchetto d’onore e i dipendenti ad applaudire dai balconi è una beffa che sente di non meritare. E pensare che dopo aver sostenuto con disinvoltura qualunque posizione Conte avrebbe una sola strada per insidiare la leadership di Schlein, fare l’unica cosa che non ha mai fatto finora: essere qualcosa.

Tra i leader del centrosinistra Elly Schlein è quella che crede di più nel campo largo e persegue l’obiettivo con maggiore coerenza, anche perché ovviamente ha più da guadagnare.

Giuseppe Conte, leader dei Cinquestelle

Giuseppe Conte, leader dei Cinquestelle

È stata lei la prima a voler allargare l’alleanza a Renzi con tanto di slogan: “Con i veti si perde e con i voti si vince”. Come darle torto? Il problema è spiegarlo ai 587.010 elettori del Pd che l’hanno preferita a Stefano Bonaccini proprio perché lei – a differenza di lui – con Renzi e col renzismo non aveva mai avuto nulla a che fare. Sono elettori provati, hanno già ingoiato la “necessità storica” di allearsi con un partito che li aveva tacciati di vendere bambini (sempre meglio che mangiarli) e di fare parte di una piovra al servizio delle lobby.

Schlein sembra determinata e paziente, però non dipende tutto da lei. Chiunque sia passato, anche solo per una mezz’ora, da una qualunque festa estiva di uno qualunque dei partiti che dovrebbero formare l’opposizione al centrodestra, sa perfettamente che non c’è speranza. Forse.

I vari leader possono essere soddisfatti. L’instancabile ostinazione nel praticare per anni la semina del disprezzo reciproco ha prodotto il frutto sperato: le rispettive comunità si detestano. E non è chiaro se si detestino tra loro tanto quanto ciascuna di loro detesti Giorgia Meloni e tutto ciò che c’è nell’altra metà del campo. Il forse di prima nasce solo da questo dubbio.

Un dubbio minore, ma neanche tanto, è quel che faranno adesso Bonelli e Fratoianni, i veri imprevisti di questa nuova stagione. Da alleati fedeli di Schlein, per alcuni quasi pronti a confluire nel Pd, a spina nel fianco del Pd. Per alcuni quasi pronti a fare blocco con i 5 stelle. Nelle feste estive di partito gli applausi degli uni si confondevano con quelli degli altri e i due popoli (termine evidentemente sproporzionato) sono un tutt’uno nel fischiare le posizioni “difformi alla linea” del povero Magi o della stessa Schlein quando prova a non glissare sui molti non detti della sua strategia politica.

Il mondo visto da Bonelli e Fratoianni è una sorpresa quotidiana, la sorpresa di esistere e di contare qualcosa. Devono scegliere se provare a contare come una risorsa o come un problema.  Una di quelle scelte da cui si misura la caratura di un leader.

Nicola Fratoianni, leader di Avs insieme ad Angelo Bonelli

Nicola Fratoianni, leader di Avs insieme ad Angelo Bonelli

L’esistenza di tanti piccoli mondi visti dai leader del campo largo è di per sé un problema per l’esistenza stessa del campo largo. Ma il problema più serio è fuori, è “il mondo visto da te”, da tutti quelli che non sono loro e che sono del tutto disinteressati alle mille sfumature spesso incomprensibili.

Incomprensibile, soprattutto, l’apparente irriducibilità delle differenze. Comprensibilissimo, invece, che nel mondo reale, pieno di gente che fa un lavoro qualunque o nessun lavoro, che cresce i figli oppure no, che non sa cosa vuole fare da grande o passa il tempo a ripensare a quello che faceva da giovane, c’è un’unica certezza: non vale la pena uscire di casa la domenica per andare a votare per qualcuno che ha già perso in partenza perché ha scelto di andare diviso mentre l’avversario è unito. E se si è divisi all’opposizione come si farà mai a governare assieme?

Non è difficile da capire, basta provare il brivido di guardare “com’è il mondo visto da te”.

 

Mimmo Torrisi – Giornalista

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