Onorevole Rotondi, una domanda per cominciare: qual è stata la sua prima reazione entrando nell’Aula di Montecitorio, dove per il taglio del numero dei parlamentari, 230 scranni sono vuoti
Tristezza. Si fa passare per virtuosa quella che è una diminuzione della rappresentanza popolare.
Ha avvertito un senso di spaesamento?
Questo no, semmai ho notato un clima diverso dalle altre sedute inaugurali: meno brioso, ma questo dipende dal contesto internazionale e dalle difficoltà del Paese.
Lei si presentato alle elezioni con un simbolo nuovo “verde è popolare” con lo scudo crociato in campo verde. Ha spiegato che con questo simbolo intende rivisitare la dottrina sociale della Chiesa in campo ambientalista.
La mia piccola Dc ad ogni elezione sceglie un motto, che dà nome al partito: nel 2018 fu Rivoluzione cristiana,con riferimento alla svolta chiesta da Papa Francesco al laicato cattolico. Stavolta ‘verde è popolare’ indica che quella è svolta è stata meglio illustrata in ben due encicliche di forte impatto come Laudato sì e Fratelli tutti.
Viene spontaneo dunque domandarle: quali saranno le sue battaglie, le sue proposte per un ambiente, diciamo cosi più umano e Cristiano?
Pensiamo a un piano di riforestazione che impiegherebbe nel Sud gran parte dei percettori di reddito di cittadinanza, stabilizzandosi in un lavoro vero con una entrata dignitosa e non assistenziale.
Lei è un parlamentare veterano, e i veterani, si sa, hanno fatto tante battaglie politiche. Ora abbiamo una coalizione di centrodestra. A proposito: centro-destra o destra centro? Come si trova lei, uomo tradizionalmente di posizioni centriste, in un’alleanza che, almeno numericamente, è sbilanciata a destra?
Non ho complessi a definirla una coalizione di destra-centro. Se la destra è democratica e prende più voti, qual è il problema. Semmai c’è il tema di come organizzare il Centro fin qui dissipato nei frazionismi e personalismi.
Secondo lei quali sono i valori di Centro che debbono essere salvaguardati e garantiti?
Non credo al Centro, che di per se non è un programma politico. Penso a una riscoperta del popolarismo, un pensiero compiuto che potrebbe essere la cultura di riferimento di un centrodestra senza trattino.
Come ha vissuto e come valuta queste giornate di frizioni tra i partiti della coalizione vincitrice delle elezioni?
Sono fisiologiche turbolenze di decollo.
Lei è notoriamente un politico, un parlamentare chiaro e schietto. Perciò le domando: il modo come Berlusconi si è condotto in questa fase post elettorale l’ha persuasa? O si poteva evitare qualche personalizzazione o forzatura?
Nella scelta dei ministri la frizione tra partiti e premier ci sta. A Berlusconi rimprovero semmai di aver coltivato l’ambizione della Lega di guidare la coalizione. Doveva puntare dall’inizio su Giorgia, correggendo il madornale errore di spaccare il Pdl per non concedere le primarie.
Di Giorgia Meloni quali sono le qualità che apprezza di più?
Che viene dalla politica. Che è un politico. Senza complessi.
Da parlamentare di lungo corso, se dovesse indicarle un pericolo da cui si deve guardare, che cosa le direbbe?
Li conosce tutti, i pericoli. Non ha bisogno che glieli indichi io.
C’è dall’opposizione ma anche da forze di centro, come Calenda, chi pronostica una navigazione travagliata al futuro governo, o addirittura vita breve. Lei come la vede?
Calenda è un pompiere piromane : appicca incendi e si propone di spegnerli come riserva della legislatura.
Ci può dire la sua opinione su tre priorità da mettere in cima all’azione del futuro governo?
Sud, occupazione, famiglia.
Simone Massaccesi – Redattore