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Lettere da Londra. Lo scandalo Windrush e la politica ostile delle migrazioni. La testimonianza di un medico italiano che vive e lavora in Inghilterra

Con mia moglie, di origini giamaicane, arriviamo accaldati nel primo pomeriggio di un giorno d’estate alla stazione metropolitana di Brixton, dopo il lungo viaggio nella Victoria Line. Ad accoglierci un viavai di giovani ed artisti di strada. Un ragazzo caraibico suona il tamburo di acciaio, fa parte di una steel band e al prossimo carnevale di Notting Hill di Londra suonerà note caraibiche con la sua band. Un predicatore in cravatta promuove la sua chiesa ed offre a tutti noi ammonimenti e benedizioni. Il viale è trafficato, i bus di colore rosso bloccano la strada ai commuters impazienti.  Si accalcano i viandanti in questo quartiere periferico al sud di Londra, un tempo residenza di molti giamaicani, ora, grazie al processo di gentrificazione, di molti giovani di varia etnia in cerca di un alloggio a basso prezzo. Il quartiere, rimane tuttavia un ritrovo di molti caraibici, molti ancora residenti nelle adiacenti case popolari. La polizia perlustra la zona meticolosamente in virtù dell’alto numero di crimini di strada. Brixton rimane una zona disagiata e con un più alto numero di atti criminali rispetto ad altre zone adiacenti. Percorriamo Electric avenue, sede di uno storico mercato e, sebbene per la maggior parte dei negozi i proprietari siano asiatici, i clienti giamaicani giungono per acquistare frutta e ortaggi tropicali altrimenti difficili da trovare. Anche noi godiamo di questi gustosi beni e frastornati dalla musica e dal rumore, ordiniamo un pasto caldo a base di jerk chicken, il famoso pollo affumicato, ed un profumato riso basmati alla zucca, in una cucina improvvisata ed abusiva di una comunità rasta, su una strada traversa. Le note di Buju Banton ci accompagnano, cosa rara da ascoltare alla BBC radio, dove la storia della musica giamaicana sembra si sia fermata a Bob Marley. “Rich men are in the city,

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