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I campus bruciano e preoccupano Joe Biden

Nel tentativo di conservare il voto delle diverse e frastagliate anime del proprio partito Joe Biden rischia di perderne fette consistenti, almeno nella stretta misura necessaria a far vincere Trump. I sondaggi restano fluttuanti, l’affluenza sarà ancora una volta decisiva: gli indecisi sono la maggioranza e si confermano il fattore di maggiore incertezza di questa nuova tornata elettorale

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Medio Oriente in fiamme, la galassia araba sunnita si riavvicina a Israele. Gli scenari

L’attacco dell’Iran a Israele era atteso, ma non per questo meno inquietante: mai, prima di oggi, lo Stato islamico aveva attaccato direttamente lo Stato ebraico, ricorrendo sempre dal 1979 ad oggi ai suoi alleati sciiti tra le milizie irachene, libanesi, siriane o yemenite. Dopo quarantacinque anni di ostilità strisciante tra il regime degli Ayatollah e Gerusalemme, da un punto di vista simbolico la portata dell’attacco è enorme, bilanciata da quello sostanzialmente nullo sul piano militare grazie al potente scudo a difesa dei cieli israeliani e al sostegno degli alleati. Alcuni addirittura insperati. Il tema che oggi si pongono tutte le cancellerie mondiali è se, ma soprattutto come risponderà Israele. Abbiamo tre scenari possibili. Il primo è che lo Stato ebraico si faccia convincere dagli Stati Uniti, dichiarando vittoria e proclamando l’evidente successo nell’aver neutralizzato il 99% degli attacchi iraniani, ma senza reagire sul piano militare. È uno scenario poco probabile, reso ancora più fragile dalle dichiarazioni di queste ore di Gerusalemme che annunciano una “rappresaglia imminente” e, addirittura, una “risposta dolorosa” agli attacchi subiti. Da Washington si guarda, al contempo, con terrore alla possibile escalation in Medio Oriente, in un momento storico in cui gli Stati Uniti sono notoriamente e faticosamente già impegnati su altri fronti e, quel che è peggio, nel pieno dei una lunga campagna elettorale. Le diplomazie sono al lavoro per evitare il caos, l’Iran mette intanto in stato di allerta le proprie difese aeree sperando senza troppa convinzione che le operazioni si concludano qui. Dovendo anche tener conto, inevitabilmente, delle reazioni decisamente fredde della Cina e della Russia al proprio attacco. Il secondo scenario dipinge, in modo più preoccupante, la scelta israeliana di rispondere a Teheran, con un attacco limitato quanto significativo e simbolico al pari di quello ricevuto. Una scelta che è considerata la più

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