Assemblea costituente, Armaroli, Ceccanti, Lauricella commentano proposta Pisicchio

Politica

Paolo Armaroli, Stefano Ceccanti, Giuseppe Lauricella, tutti e tre professori universitari (di Diritto Costituzionale o Comparato e con esperienza parlamentare) apprezzano la proposta di Pino Pisicchio, lanciata dalle colonne di BeeMagazine. Ma chi, come Stefano Ceccanti, ne vede la difficile praticabilità anche a causa dei tempi ristretti per poter approvare una legge costituzionale che indica un’Assemblea costituente; chi, come Lauricella sottolinea tra l’altro la necessità di una “clausola di qualità” per coloro che dovrebbero farne parte; e chi, come il professor Paolo Armaroli, tra il serio e il faceto apprezza l’idea e il fascino di una nuova Costituente ma non vede all’orizzonte le… materie prime necessarie.

Riportiamo di seguito, in ordine alfabetico, i tre punti di vista.

 

 

Armaroli, il fascino della Costituente e il problema delle “ragazze”:

L’idea di un’Assemblea costituente rilanciata ora da Pino Pisicchio esercita un indubbio fascino. Sta a significare un nuovo inizio dopo una tabula rasa. Sta a significare un rotondo no a una politica istituzionale a “spizzichi e molliche”, come efficacemente sottolinea Pisicchio. 

Una politica, quest’ultima, che non ha cavato un ragno dal buco. Se è vero, com’è vero, che la commissione bicamerale ad hoc presieduta dal liberale Aldo Bozzi è stata un fallimento, e certamente con per colpa del suo presidente. Se è vero, com’è vero, che la commissione bicamerale ad hoc presieduta prima da Ciriaco De Mita e poi da Nilde Iotti è stata un fallimento. Se è vero, com’è vero, che la commissione bicamerale ad hoc presieduta da Massimo D’Alema – all’insegna del non c’è due senza tre – è stata anch’essa un fallimento.

E non è tutto, com’è arcinoto. Infatti, se non hanno dato buona prova commissioni bicamerali ad hoc, non l’hanno data neppure il ricorso all’articolo 138 della Costituzione. Tant’è vero che, approvata dal Parlamento, la riforma costituzionale perorata dal centrodestra è stata impallinata dal referendum confermativo. Tant’è vero che, approvata dal Parlamento, la riforma costituzionale patrocinata dal duo (attenti a quei due!) Matteo Renzi e Maria Elena Boschi è stata anch’essa sonoramente bocciata dal referendum confermativo.

Come si sa, in caso di bocciatura per via referendaria Renzi aveva promesso di piantare baracca e burattini e trovarsi un lavoro. E invece è sempre lì, con quel misero due per cento che lo ha indotto a sbarcare diversamente il lunario. Mentre è passata la riforma del Titolo V della Parte seconda della Costituzione, relativa al rapporto tra Stato e regioni, che ha rappresentato il meglio del peggio.

Alle luci si contrappongono però le ombre. Primo interrogativo: riusciranno i nostri eroi di Montecitorio e di Palazzo Madama ad approvare una legge costituzionale istitutiva di un’Assemblea costituente entro la fine di questa bislacca legislatura? Personalmente avrei qualche dubbio. Secondo interrogativo: visto e considerato che i cacadubbi nel nostro Belpaese non mancano mai, siamo sicuri che in un ragionevole periodo di tempo l’Assemblea costituente partorirà una nuova Repubblica – per dirla con Ettore Petrolini – più bella e più grande che prima? All’ottimismo della volontà dell’amico Pisicchio, mi permetto di contrapporre il pessimismo della ragione.

E poi mi torna alla mente quella storiella di una maitresse bolognese alla quale le cose andavano male. Pensa e ripensa, chiama a consulto una rinomata collega parigina. Le mostra la casa e le fa notare che le lenzuola sono cambiate di continuo. Insomma, la pulizia non manca. Dopo una scrupolosa ispezione, la parigina sentenzia: “Vedi, mia cara, il problema non sono le lenzuola. No, sono le ragazze”.

Ora, con queste “ragazze” che popolano le assemblee parlamentari, si possono avere le istituzioni costituzionali più belle del mondo, ma non si va da nessuna parte. E allora alla scuola di Lenin domandiamoci: che fare? Forse – azzardo – un sistema elettorale all’inglese, con collegi uninominali a un solo turno, potrebbe fare miracoli. E invece si straparla di rappresentanza proporzionale. A dimostrazione del fatto che Domineddio acceca chi vuole perdere.

 

Ceccanti Stefano, professore di diritto costituzionale e deputato del Pd:

“Con il massimo rispetto per l’on. Pisicchio, siamo a dieci mesi dalla fine della legislatura e non mi sembra praticabile fare una legge costituzionale con quattro letture su cui avere i due terzi e poi approvare una legge elettorale  per la Costituente. Più in generale credo che siano le forze politiche che debbano fare un patto per rinnovare la seconda parte della Costituzione ma valuteranno dopo le elezioni politiche come e dove farlo”.

 

On Giuseppe Lauricella, professore di Diritto Costituzionale, che si è occupato di leggi elettorali quando era deputato (i giornalisti battezzarono una sua proposta “Lauricellum”, secondo la moda di dare un nome latino, introdotta dal professor Giovanni Sartori ( Mattarellum, Provincellum, Porecellum, ecc.) e poi pigramente copiata dai giornalisti (Rosatellum, Germanellum, Italicum). 

“La proposta del mio amico Pino Pisicchio – una nuova Assemblea Costituente – non è una novità ma è interessante, perché parte da un presupposto giusto: evitare modifiche della Carta costituzionale “a pezzettini” o a macchia di leopardo ed affrontare il tema in maniera organica e, soprattutto, razionale. Non entro nel merito delle possibili soluzioni ed ambiti che potrebbero essere oggetto di revisione, perché il discorso diverrebbe lungo.

La struttura parlamentare, la forma di governo, la forma di Stato, ecc., sono temi le cui soluzioni manifestano sempre aspetti positivi e non. Prendiamo, ad esempio, la struttura parlamentare: bicamerale, di che tipo? Monocamerale, con quali garanzie? E queste strutture con quale forma di governo? E con quale legge elettorale?

Insomma, si aprirebbe un discorso troppo lungo e complesso, che, comunque, non può essere affrontato come lo è stata la modifica del numero dei parlamentari, usando soltanto la leva demagogica.

Quindi, restando al tema posto da Pisicchio, sarei d’accordo con l’idea di una Assemblea Costituente formata nei modi e nelle forme proposte, limitatamente alla Parte Seconda della Costituzione e con il necessario voto referendario, con cui si lascia la decisione finale e vincolante al Popolo sovrano.

Il punto (o problema) però – a mio parere – è un altro: chi saranno i nuovi “Costituenti”? Nel caso della composizione della nuova Assemblea Costituente non possiamo, certo, ammettere che “uno vale uno”, né che chiunque sarebbe – comunque ed in quanto eletto – adeguato all’alto compito di revisionare la Costituzione.

Occorrerebbe inserire una “clausola di qualità” culturale (non necessaria per i membri della Costituente del 1946), che, almeno in quella sede, riaffermasse la “dignità politica ed istituzionale”. Ma non si potrà realizzare. Per cui, l’idea di Pino Pisicchio mi trova d’accordo ma mi preoccupa per come potrebbe essere utilizzata o – forse – sprecata.

 

Redazione di BeeMagazine

 

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