La battaglia ingaggiata dai partiti per la conquista del Quirinale non può distrarci da alcune tematiche assai importanti che condizioneranno il futuro del nostro Paese sotto il profilo economico e sociale.
Joachim Nagel, neo Presidente della Bundesbank, all’atto del suo insediamento ha prospettato dubbi sul carattere transitorio dell’aumento dell’inflazione che finora è stato il leitmotiv della comunicazione della BCE.
Nagel ha detto di vedere il rischio che il tasso di inflazione possa rimanere più alto di quanto fin qui previsto, ritenendo che l’aumento dei prezzi non sia dovuto soltanto a cause straordinarie destinate a rientrare.
Al di là dell’Oceano, la FED ritiene che ormai non possa più parlarsi di un’inflazione in aumento transitorio data l’impennata che si è ora ulteriormente registrata.
In tale contesto, che dovrebbe suggerire comportamenti prudenti a livello di politica di bilancio, soprattutto sul versante dell’aumento della spesa pubblica, il Parlamento ha approvato una legge finanziaria esageratamente generosa con una quantità sproporzionata di spese correnti e un effetto espansivo quadruplo rispetto a quello di altri Paesi come Francia,Spagna, e doppio rispetto alla Grecia.
Appena approvata la Finanziaria, i leader politici hanno cominciato a discutere di un disavanzo aggiuntivo con la scusante dell’intensificarsi dei contagi.
Si è creato un intreccio tra allarme sanitario, mobilitazione emotiva dell’opinione pubblica, litigi sulle misure di contenimento e di profilassi, concordia sulle maggiori spese in debito dello Stato, in un Paese che – occorre sempre ricordare – ha il più alto debito pubblico in Europa.
Tutto ciò è accaduto nonostante i rilievi fatti dalla Commissione Europea.
Dopo una settimana dall’approvazione della Finanziaria, i gruppi parlamentari hanno approvato un ordine del giorno che impegnava il Governo ad aumentare il disavanzo con ulteriori spese correnti.
In questa iniziativa un ruolo di traino l’hanno assunto i gruppi parlamentari del Movimento Cinque Stelle e della Lega.
Il Governo ha preso tempo chiedendo qualche settimana prima di decidere in merito per verificare le conseguenze sull’economia dell’epidemia da variante Omicron.
Quanto siano incoerenti e miopi queste posizioni politiche è sufficiente ricordare che stanno per ridursi gli acquisti di titoli pubblici italiani da parte della BCE, nel 2023 i vincoli europei torneranno (il 3% nel rapporto deficit – Pil, il 60% nel rapporto debito -Pil e il percorso di rientro per chi non rispetta i parametri) e se i fondi messi generosamente a disposizione dalla UE con il programma del PNRR non saranno utilizzati tempestivamente e in modo adeguato, il tasso di crescita del nostro Paese potrebbe non essere sufficiente a ridurre il nostro debito pubblico.
Le nostre speranze sono legate a quanto dichiarerà il Presidente Macron la prossima settimana all’atto del suo insediamento alla Presidenza di turno della UE.
Uno dei passaggi fondamentali riguarderà proprio la riforma delle regole di bilancio.
Ed è stato un bene l’accordo fatto dal nostro Presidente del Consiglio Draghi con Macron per lanciare la necessità di una modifica del Patto di Stabilità.
Sul tavolo dunque in Europa c’è una proposta italo-francese che, se sarà approvata anche dai Paesi cosiddetti rigorosi (Olanda, Germania, Paesi Scandinavi), potrà cambiare in modo radicale la politica di bilancio e fiscale della UE.
L’intesa Roma – Parigi nell’intento di Draghi e Macron punta anche a creare una Agenzia Europea di gestione del debito con l’obiettivo di trasferire ad essa una parte dei debiti nazionali, in particolare quelli che si sono accumulati proprio durante la pandemia.
Sulla stessa direttrice Draghi e Macron si sono impegnati, sempre nell’accordo sottoscritto a Roma, a scorporare dal computo della spesa pubblica le spese per investimenti finalizzati a combattere la recessione derivata dalla pandemia.
La battaglia politica in Europa nei prossimi mesi si giocherà quindi su questo piano:
Rivedere le regole sottoscritte nel 1992 a Maastricht
Interpretare diversamente le stesse regole di Maastricht
Occorre augurarsi che Macron rimanga all’Eliseo e Draghi a Palazzo Chigi o si trasferisca, in caso di accordo tra i partiti dell’attuale maggioranza parlamentare, al Quirinale.
*Già deputato, senatore in varie legislature, presidente di Commissione, sottosegretario