“No, amore, questa sera no: c’è la Champions”. Oppure: “Dobbiamo proprio uscire? C’è l’anticipo…”. Quante volte, almeno una volta, abbiamo sentito queste frasi? Impegni con amici disdetti, ricorrenze con fidanzati saltate e tutto perché la propria squadra del cuore avrebbe giocato parallelamente all’impegno. Siamo nati con la percezione che l’Italia fosse un paese amante del calcio e, perlomeno fino a qualche anno fa, era così. Ma il tempo, inesorabilmente, cambia le carte in tavola.
Ricordo benissimo, quando ero piccolo, che una delle prime domande che facevo a dei potenziali “nuovi amici” era sempre la stessa: “Ma tu per chi tifi?”. A questo quesito seguiva – praticamente al 99,9 per cento – una risposta che conteneva il nome di una squadra del campionato e si iniziava così una discussione su quale team fosse migliore rispetto all’altro.
Sempre più frequentemente, invece, quando mi imbatto in una persona che non conosco e alla quale ripropongo (complice la mia passione per questo sport) la stessa domanda, la risposta è: “No, non seguo il calcio”. Ed è così che, in questi ultimi anni, ho iniziato ad alzare la testa e ad accorgermi che sono sempre meno i bambini che si dirigono al campo con il tipico borsone da allenamento calcistico, che si è trasformato – per esempio – nella sacca contenente le racchette da tennis.
I numeri
Secondo il report della Figc, oltre il 20 per cento dei ragazzi italiani è tesserato in una società calcistica e corrisponde a circa un milione e mezzo di atleti tra i 5 e i 16 anni e, più in generale, gli appassionati di questo sport sforano i 25 milioni a livello nazionale. Numeri sicuramente importanti e che mantengono, per ora, il primato di preferenze tra i nostri concittadini.
A conferma però che non c’è più solo il calcio sono questi dati: rispetto al 2000, quando i tesserati di tennis e padel (che sono riuniti in un’unica federazione) erano 129mila, ad oggi sono cresciuti di oltre 800mila raggiungendo quasi il milione. Crescono esponenzialmente anche i praticanti amatoriali dello sport che balzano a circa 4,5 milioni e mezzo, contro il circa milione del 2000.
Diverso il discorso per il mondo del nuoto, che balza tra i primi posti della classifica degli sport più praticati, con circa 4 milioni di atleti, ma a livello di tesseramento sono appena 21mila in Italia. Più nello specifico, leggendo il report 2024 di Sport e salute, si apprende che il peso in percentuale di chi pratica il nuoto è pari al 21,1 per cento, con una disparità minore a livello di genere. Atletica leggera e ciclismo sono altre due discipline con un rilevante numero di praticanti, rispettivamente 16,8 per cento e 11,9 per cento.
Ed è proprio nei bambini che affondano le radici della scelta del proprio sport preferito, ma in questo caso il calcio scende al secondo posto. Il 43,9 per cento dei ragazzini, infatti, sceglie il nuoto (senza tesserarsi), mentre il pallone è preferito dal 23,2 per cento.
Tornando invece ai tesserati, come già detto il calcio è al primo posto seguito dal tennis e seguono in ordine di tesseramenti la pallavolo (7,8 per cento), il basket (7,4 per cento) e l’atletica leggera (5,4 per cento), su un totale di oltre 13 milioni.
L’ultima interessante statistica è la crescita esponenziale del rugby, che attualmente è praticato da circa 300mila ragazzi e conta poco meno di 100mila tesserati. Rispetto agli anni 2000, quando i tesserati erano circa 25mila, è quindi aumentato a dismisura l’interesse verso la palla ovale.
Simone Massaccesi – Giornalista