Gianni Minà nei ricordi di un trentenne

Dal libro "Un mondo migliore è possibile", l'ultima grande utopia collettiva

Con la scomparsa di Gianni Minà – per un ragazzo classe ’90 – se ne vanno kefiah e manifestazioni, ribellismo e giovinezza: i giorni passati a tessere le belle illusioni. Perché – con il sottofondo della musica dei Modena City Ramblers- è stata proprio la lettura di “Un mondo migliore è possibile: da porto Alegre le idee per un futuro vivibile” ad aver incubato in tantissimi ragazzi dei primi anni del duemila l’ultima grande speranza: quella no global.

C’era allora che i grandi miti del socialismo – che pure lo stesso Minà aveva intervistato – stavano sbiadendo dopo il crollo del muro di Berlino. Chi voleva contestare il mondo per come era – anziché nella falce e nel martello – si riconosceva nel passamontagna del subcomandante Marcos e negli slogan di quei ragazzi – all’epoca più grandi di noi – che erano stati manganellati senza pietà a Genova al grido di “un due tre, viva Pinochet” da alcuni fascisti in divisa.

 

LA LIBERTÀ DEL CHIAPAS PASSA PER CITTÀ DEL MESSICO - Limes

subcomandante Marcos

 

Le loro parole d’ordine – troppo spesso dimenticate dopo le torture di Bolzaneto – erano quelle che si possono leggere anche oggi in questa pepita di libro: la critica all’un per cento della popolazione che detiene il 99 per cento della ricchezza, la contestazione serrata alle multinazionali e quelle prime Cassandre che molto prima della crisi del 2008 avevano anticipato i rischi predatori di una finanza senza lacci. Avventurarsi nel libro di Minà significa ripercorrere rabbie e speranze di quelli anni: il socialismo cristiano di Frei Betto, i diritti delle popolazioni indigene rivendicate dalla premio Nobel Rigoberta Menchù e ancora il serrato disvelamento dei meccanismi del consenso ad opera di quel genio che risponde al nome di Noam Chomsky.

 

Noam Chomsky: "Perché a 90 anni mi sento ancora un anarchico" - la  Repubblica

Noam Chomsky

 

Rigoberta Menchu -

Rigoberta Menchù

 

Allora era un altro mondo – dove al grido di “Liberi tutti”, celebre canzone dei Subsonica – non ci si accontentava di sopravvivere seguendo le regole della società ma si provava a vivere mettendo in discussione l’esistente. Lontani dalle logiche gladiatorie dei social – tutto insulto e qualunquismo – in quei primi scorci del nuovo millennio si apprezzava ancora la discussione: Minà – a noi altri che pensavamo di avere ragione – ha insegnato attraverso le sue interviste che potevamo avere anche torto.

In quelle pagine – da rileggere tutte in occasione dell’addio al grande giornalista torinese – si annida l’ultima grande resistenza culturale che gli intellettuali hanno provato a opporre al dominio capitalista: il noi verso l’io, i deboli uniti contro i forti e l’anonimato contro il culto narcisistico della personalità. Ricordate il subcomandante Marcos in passamontagna? È stato lui il simbolo più grande di quelli anni, Minà lo aveva capito: un uomo che diventa famoso celando la sua identità a vantaggio di un gruppo dal quale – anziché impartirli – riceve ordini.

Quella sinistra no global- che emerge da queste interviste – sarà stata pure sgangherata ma non ha mai condiviso l’amore, oggi acritico e smodato, verso il Vangelo della modernità e della tecnica. Animata anzi da vaghe idee di ambientalismo, intendeva difendere le tradizioni locali e le comunità. La sua unica stella polare, i più deboli: ecco le parole del Subcomandante, Gianni avrebbe apprezzato: “Marcos è gay a San Francisco, nero in Sudafrica, asiatico in Europa, chicano a San Isidro, anarchico in Spagna, palestinese in Israele, indigeno nelle strade di San Cristóbal, ragazzino di una gang a Neza, rocker a Cu, ebreo nella Germania nazista, ombudsman nella Sedena, femminista nei partiti politici, comunista nel dopo Guerra fredda, detenuto a Cintalapa, pacifista in Bosnia, mapuche nelle Ande”.

 

 

Andrea PersiliGiornalista

Gianfranco Rotondi: “No, l’autonomia differenziata non danneggia il Sud. E la riforma non si fermerà”
Protesta delle opposizioni con sventolio di tricolori al voto finale alla Camera dei deputati sull'autonomia differenziata, 19 Giugno 2024 - Foto LaPresse

Gianfranco Rotondi, ex ministro berlusconiano dell’attuazione del programma e parlamentare di lungo corso, è presidente dell’ultima Dc che ancora esiste. Read more

Antonio Saitta: “La Consulta ha ribaltato la legge Calderoli. Autonomia possibile solo se riduce divari tra Regioni”
Il ministro Roberto Calderoli durante i lavori parlamentari sull'attuazione dell'autonomia differenziata (giugno 2024) - Foto LaPresse

Professor Saitta, la Consulta ha dato l’ok alla costituzionalità dell’autonomia, ma ha ritenuto illegittime sette disposizioni su undici. Professore, lei Read more

Quando l’universale diventa particolare: il caso della maternità surrogata

Nel variegato panorama del diritto penale internazionale, il reato universale rappresenta uno strumento giuridico di eccezionale portata, tradizionalmente riservato ai Read more

La Repubblica della Carnia, una finestra di libertà nell’Italia occupata. Una pagina di storia da non dimenticare
Carnia 1944: Un'estate di libertà

Facciamo un breve riepilogo. Il 14 settembre 2024 il presidente Mattarella ha presieduto una cerimonia ad Ampezzo in ricordo della Read more

Articolo successivo
Canto del Gallo/14 – Sorvegliare e Punire?!
Articolo precedente
Cangaçeiros, un gioco da tavolo diventa uno strumento di conoscenza. È ambientato in un’epoca della storia brasiliana

Menu