Che assist per Giorgia Meloni!

Le "esternazioni" di Berlusconi, più o meno ufficiose o "estemporanee" alla fine non incidono, sembrano più un boomerang.

È accaduto come per quella malattia ormonale e metabolica che fa ingrassare anche se non si tocca cibo, basta l’aria che si respira e anche quella che si annusa tutt’intorno. Così per la “spaventata” presidente del Consiglio in pectore Giorgia Meloni (dice: “non dormo la notte”), per il difficilissimo compito che l’attende e non avere tempo nemmeno di mostrarsi in volto. Sorpresa della sua netta vittoria, più che della sconfitta dei suoi attuali partner; ancor più dell’inconsistenza di quanti dicevano di volerla avversare: la sinistra e dintorni o “del torpore”, che ora schiumano rabbia.

Da settimane Meloni ha smesso  i panni incendiari del comizio a sostegno dell’ultradestra spagnola Vox, invoca serietà da parte di tutti, e fa finta di indignarsi delle risapute esternazioni ( e posizioni) del depotenziato Berlusconi in fatto di politica estera, sapendo che, lungi dall’averle creato problemi, finiscono col rappresentare uno straordinario assist alla sua leadership (quasi vorrebbe ringraziarlo in privato non potendolo fare in pubblico). E, infatti, ora Meloni , si mostra più vivificata che mai, maramaldeggia, detta le regole, ai “suoi” e agli stessi avversari (“ o si fa come dico io o si torna al voto!” – cosa che  nessuno si è mai sognato di dire!), ammirata da un elettorato volubile ma anche tramortito, che non si aspetta certo miracoli ma almeno misure che non lo facciano ancor più tribolare.

E tutto ciò, in un contesto dove pure risaltano inalterate tutte le emergenze possibili (economia, guerra, pandemia), cui va ad aggiungersi l’estemporanea sortita del senatore forzista Maurizio Gasparri, in tema di aborto. Iniziativa dalla curiosa tempistica e stravaganza per un governo che dovrà ancora … nascere. I rapporti di forza virano comunque in una precisa direzione e il governo vedrà il sole come ha deciso Meloni (con beneplacito della Lega), in una situazione in cui l’Italia al momento resta il vaso di coccio, stretta tra angustie e imprecisata collocazione internazionale (due partiti su tre del governo vanno e vengono, aggirandosi nei pressi del “meridiano” di Mosca). In più, con un impressionante debito pubblico, per il momento “raffreddato” dalla benevolenza della Banca Centrale Europea.

 

Luigi Nanni – Pubblicista, analista politico

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