Generale Angioni, Putin sperava in una guerra lampo. Sono passati due mesi, di disastri, lutti e stragi, e ancora si combatte. Lei, si aspettava che la guerra continuasse?
Neanch’io me l’aspettavo. Putin però ha sottovalutato non solo la capacità ma la volontà di resistere dell’Ucraina e anche della stessa Europa, nonostante i problemi di quel Paese che sono tantissimi, e nonostante il governo non poi così forte. Diciamocelo: l’Ucraina è un Paese allo sbando, e l’Europa sta cercando di aiutarla, con interventi peraltro non coordinati.
L’Europa quindi non sta facendo tutto il possibile?
L’Unione europea si sta adoperando, fornendo aiuti alimentari sanitari, attrezzature…
Anche armi…
Sì, ma attenzione, si tratta di armi più difensive che offensive. Perché il punto fondamentale del discorso alla fine è questo: aiutare l’Ucraina sì, ma c’è un limite, al momento, oltre il quale l’Unione europea non si può né si deve spingere, per evitare reazioni gravi dalla Russia e complicazioni internazionali.
Aiutare sì ma non inguaiarsi, insomma, questa la linea europea.
Sostanzialmente il senso è questo. L’Europa non sta a guardare certo, non sta alla finestra ad assistere al conflitto. Ma cerca di non sbilanciarsi eccessivamente, non può mettere le mani in una pasta che non è la nostra.
Di Zelensky che idea si è fatto?
All’apparenza sembra godere di un grande consenso, del resto in tempo di guerra la gente vuole punti di riferimento, ma non so quanto sia effettivamente forte la sua leadership.
Secondo Lei, Putin rischia di finire alla sbarra, di essere processato, per crimini di guerra e per il reato di aggressione a uno Stato sovrano?
C’è questa possibilità, ma è più teorica che concreta.
Inattuabile?
Soprattutto è una ipotesi pericolosa, si creerebbe una situazione internazionale difficilmente prevedibile e governabile.
Non le chiedo di fare l’indovino, ma le domando: questa guerra continua? Come va a finire?
La risposta è complessa. Cominciamo con il dire che Putin vuole l’Ucraina e non si vuole rassegnare al fatto che l’Ucraina, dei Paesi dell’ex Unione Sovietica, è quello che più guarda all’Europa, è quello più de-sovietizzato, e ancora di più guarda ora che ci sono centinaia di migliaia di ucraini che lavorano nei Paesi dell’Unione europea, anche in Italia.
Questo vuol dire che l’Ucraina è pronta per entrare nell’Ue?
No, togliamoci dalla testa che l’Ucraina possa essere inserita nel novero dei Paesi europei. Ci vorrà tempo, molto tempo, perché maturino certi processi politici, anzi geo- politici.
E allora come se ne esce?
Mi viene di dire con una immagine molto eloquente che la situazione attuale di quel Paese e l’Ucraina stessa è una miccia. E una miccia, si sa, può provocare una deflagrazione o spegnersi. In questo momento l’Ucraina è a metà del guado tra queste due ipotesi, e non solo quel Paese è in questa fase di transizione.
Ma quanto potrà durare questa transizione?
Non sono in condizione di dirlo, nessuno lo sa, forse non lo sa neanche Putin, che ha mostrato vistosi segni di confusione e incertezza nella strategia. Formalmente il presidente della Federazione russa, che si ostina a non pronunciare la parola guerra (ma di operazione militare speciale), pare mostrare di rispettare il governo di un Paese che ha invaso. Ma il pericolo incombente è che anche lui, che si trova in mezzo al guado, superi il limite e prenda decisioni rischiose e più gravi; ma non si può neanche escludere che non dico ritorni sui suoi passi ma riconsideri tutta la faccenda ucraina in un contesto nuovo.
E da cosa dipende che accada l’una o l’altra eventualità?
Certo non tutto dipende da Putin.
Molto dipende anche da altri Paesi, in primis dall’Europa che, anche per ragioni geografiche e politiche, è la più interessata a che il focolaio di guerra si spenga dal cuore del Continente. Dipende dalle politiche dell’Europa, dal far capire a Putin che l’Unione europea potrebbe intensificare gli aiuti all’Ucraina, per indurlo ad allentare la morsa sul Paese occupato. Ma, insisto, ci vuole lungimiranza e lucidità politica, non bisogna fare passi falsi e tirare la corda: se si spezza poi è difficile ricucire.
L’Europa insomma dovrebbe aumentare la pressione su Putin e farlo ragionare…
Sì, l’Europa potrebbe fare di più, ma sempre con la prudenza necessaria e utile a evitare un aggravamento del fronte di guerra.
Lei quindi non crede che i tempi siano maturi, come molti chiedono, per un ingresso dell’Ucraina nell’Ue?
Credo di aver espresso il mio pensiero al riguardo. Tuttavia aggiungo questa ulteriore considerazione: prima di questa sciagurata invasione il popolo ucraino nella sua maggioranza guardava più all’Europa che alla Russia; a maggior ragione guarda ora, che milioni di ucraini affluiscono in vari Paesi del Continente. Ma questa che è una circostanza potenzialmente facilitatrice di un suo avvicinamento all’Europa si ritorce in un pericolo agli occhi di Putin che vede sempre più allontanare l’Ucraina dal suo raggio d’influenza. È un paradosso, ma è la realtà.
Mario Nanni – Direttore editoriale