Roma Caput Mundi: inevitabilmente, quando il pensiero corre al territorio laziale, è il Cupolone a farla da padrone. La regione Lazio, però, comprende sub-regioni che sono ricche di storia, tradizioni e culture. Al punto da entrare nell’immaginario collettivo di tanti, grazie ad appartenenze territoriali e a titoli cinematografici entrati nella Storia.
Un esempio? La Ciociara, la pellicola diretta da Vittorio de Sica che ha permesso a Sophia Loren di aggiudicarsi il primo Oscar mai assegnato ad un’attrice italiana per un film italiano. Attraverso gli occhi di Cesira abbiamo intravisto alcuni sprazzi di questo territorio, legato alla Storia del nostro Paese in più punti, alcuni dei quali per quanto visibili celano tante altre storie tutte da vivere.
Il territorio ciociaro, che coincide con la provincia di Frosinone ad eccezione dei confini a Sud e a Ovest, deve il suo nome ad un termine popolare: il nome della sub-regione deriva dal termine ‘ciocie’, un tipo di calzari indossati da contadini e pastori della zona.
Se l’agricoltura è di fatto una delle attività che ha caratterizzato la zona, è altrettanto giusto affermare che la storia e la geografia ciociara sono costellate di borghi pregni di storia, architetture mozzafiato e meraviglie naturali che rincongiungono chi li visita ad una pace dei sensi da raggiungere con trekking, percorsi ed escursioni che si stagliano lungo il territorio.
Un territorio, quello ciociaro, intriso di storia legata a doppio filo con il cattolicesimo, descritto da Giosuè Carducci come “Grande e solenne paese pagano e cattolico”: in questa zona infatti sorgono alcune tra le più importanti Abbazie d’Italia, nate con lo scopo di rilanciare l’attività umana anche in luoghi impervi e ostili.
Se ne contano 13, tra cui l’Abbazia di Montecassino (il più antico monastero d’Italia) che custodisce le spoglie di San Benedetto da Norcia e di Santa Scolastica, l’Abbazia di Casamari sorta sulle ceneri di un municipio dedicato alla dea Cerere e La Certosa di Trisulti, caratterizzata da una biblioteca ospitata nella Foresteria la quale ospita circa 36.000 volumi.
Proprio la Ciociaria tra l’altro si ritaglia uno spazio importante nella storia dell’editoria italiana: nel 1456 il monastero di Santa Scolastica (situato nel borgo di Subiaco) ha ospitato la prima tipografia italiana, installata nell’edificio per arricchire la biblioteca del monastero.
Altro monastero da visitare è quello voluto dagli Abati e anch’esso situato a Subiaco: stiamo parlando del Santuario-Monastero del Sacro Speco, il quale è incassato nella roccia a strapiombo sulla valle. Una delle note curiose legate al Sacro Speco riguarda l’arte: al suo interno è custodito un affresco che ritrae San Francesco d’Assisi, accreditata come la prima e più fedele raffigurazione del Santo, in quanto è ritratto senza aureola e stigmate.
In Ciociaria c’è anche uno dei frammenti della Croce di Cristo, murati nel dodicesimo gradino della Scala Santa della Basilica di Santa Maria Salome a Veroli: tali indicazioni furono assegnate da Papa Benedetto XIV. Il culto di Santa Salome, tra l’altro, è molto sentito dagli abitanti: diversi terremoti hanno colpito il primo oratorio medievale ma non lo spirito dei Verolani, I quali ricostruirono sempre il tempio dedicato alla Patrona. La versione che è possibile ammirare oggi non è l’originale (eretta nel 1209) ma è frutto dei lavori di ristrutturazione completati nel 1700 su ordine dei vescovi Domenico de Zaulis e monsignor Lorenzo Tartagni.
Non di sola architettura di culto vive la Ciociaria: la zona è caratterizzata anche da numerosi castelli e rocche medievali. Questo exploit, che di fatto è uno dei segni caratteristichi del territorio, è dovuto alle lotte per le investiture papali, periodo nel quale le famiglie che erano schierate per l’elezione di un cardinale avevano organizzato in maniera feudale il territorio.
Tra le mura dei castelli ciociari si sono avvicendati personaggi legati alla storia e all’arte: tra loro annoveriamo San Tommaso d’Aquino (rampollo della famiglia che viveva nel Castello di Aquino) Federico II di Svevia, Celestino V e la poetessa, nonché musa ispiratrice di Michelangelo Buonarroti, Vittoria Colonna. Tra le varie architetture segnaliamo il castello panoramico più esteso d’Europa, quello del Castello di Fumone, posto a 800 metri d’altezza e con un’estensione di 3500 mq.
Dall’alta quota si scende via via nei meandri di una sub-regione che conserva al suo interno numerose meraviglie naturali, per offrire a chi la visita anche una full immersion a contatto con la natura. In Ciociaria ci sono zone che sono state individuate dall’Unione Europea come simbolo per la biodiversità, come le Gole del Melfa situate a Roccasecca.
Le Gole sono habitat di rapaci, caprioli e lupi: i 14 chilometri incontaminati – da vivere anche facendo sport acquatici come il rafting – la rendono una delle aree naturali più intatte del Lazio. Altra perla è l’Area Verde Viscogliosi di Isola del Liri, istituita nel 2004 e viatico per visitare la Cascata di Isola del Liri, l’unica in Italia ad essere situata in un centro cittadino. Altro importante punto di partenza per le escursioni è il Prato di Campoli, situato a Veroli. Posto a 1143 metri d’altitudine è il punto ideale per godere il clima temperato delle alture ciociare e per fare da campo base per visite e percorsi stagliati lungo I Monti Ernici.
Luoghi che nel corso della storia hanno cambiato appartenenza e confini: pensare che le popolazioni ciociare siano legate solo a Roma e alla sua espansione è sostanzialmente un errore. Passeggiando indietro nella storia troviamo Argyl, l’uomo di Ceprano: il suo fossile è stato ritrovato a Pofi, in località Campogrande. La sua “età”, stimata tra I 900.000 e gli 800.000 mila anni fa ne fanno il ritrovamento umano più antico d’Italia.
Spostandoci ad Anagni invece vi troviamo collocati ritrovamenti legati alla cosiddetta industria litica, ossia la manifattura di utensili in felce e pietra lavica. La presenza del fiume Sacco ha inoltre stimolato tanti popoli a costituire degli insediamenti: dall’Abruzzo arrivano gli Ernici e I Volsci mentre dalla Campania e dal Molise giunsero I Sanniti. Anche gli etruschi passarono per la Ciociaria: la loro presenza è stata documentata con ritrovamenti tra Cassino, San Biagio Saracinisco e Anagni. Tra l’altro Anagni – al pari di Alatri, Arpino, Atina e Ferentino – è una delle Città Saturnie, ossia fondata da Saturno, la divinità romana trasposizione del titano Crono, padre di Zeus.
Una moltitudine di popolazioni dà vita ad una moltitudine di usi e costumi: la Ciociaria, terra di Ciclopi, di fatto può essere considerata una delle aree italiane più interessanti dal punto di vista folkloristico, sotto gli occhi di tutto il mondo… senza saperlo.
Uomini e donne ciociare, agli occhi di numerosi pittori europei, erano modelli molto ricercati. Tracce di folklore ciociario si trovano in numero esposizioni tra il museo d’Orsay in Francia e la tedesca Neue Pinakothek, giusto per citarne un paio. I tratti sono riconoscibili: l’immancabile fazzolettone con gli iconici coralli, le gangane (gli orecchini visibili al Museo delle Arti Popolari di Roma) e il grembiule che calava su grandi gonne utilizzate come una grande bisaccia.
Non solo arte ma anche cultura dalla declinazione classica e didattica a quella pop: un esempio? Ad Arpino, nel mese di maggio, si commemora uno dei figli illustri della zona: parliamo di Marco Tullio Cicerone e del Certamen Ciceronianum, gara di traduzione dei testi ciceroniani giunta alla quarantunesima edizione. Da Cicerone al cinema: in queste zone sono nati tre totem del cinema italiano. Stiamo parlando di Nino Manfredi, nato a Castro dei Volsci (altrimenti detto “Il Balcone della Ciociaria”, Marcello Mastroianni, venuto al mondo a Fontana Liri, e Vittorio De Sica, nato a Sora.
Se tra una passeggiata e l’altra scatta la fame, la Ciociaria può essere ritrovata in un piatto: tra le tante alternative fornite dalla sapienza delle cucine ciociare, spicca un buon piatto di Sagne e Fagioli, cioè un tipo di pasta fresca tipicamente ciociario accompagnato ad una salsa fatta con cotenna, pomodoro e fagioli DOP di Atina, il tutto servito, come da tradizione, in una zuppiera di terracotta.
Alla fine: Roma Caput Mundi, è vero… ma la Ciociaria non scherza mica.
Matteo Munno – Giornalista